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R Recensione

6/10

James Blake

Enough Thunder EP

La musica di James Blake è il suono dei tempi moderni; non per forza di quelli che cambiano – il tempo non cambia mai veramente, ruota come un cerchio – ma appunto di quelli che tornano su se stessi un po' più nuovi di prima, tirati a lucido come per un evento importante. E l'evento importante, quello che ha catalizzato l'attenzione dei più per la portata potenzialmente rivoluzionaria di un nuovo modo d'intendere (e ascoltare) dubstep e soul – musica elettronica e formato canzone l'abbiamo avuto giusto un anno fa, alle porte di Febbraio o giù di lì, con l'avvento in LP del nostro giovane londinese nel suo "James Blake".

 L'album rivoluzione? Non ancora e non del tutto, ma quasi: la volontà di uscire fuori dagli schemi c'è stata, e pure le capacità nel dosare break-beat sbilenchi, deformazioni glitch e Burial androginia varia con un romanticismo cantautorale iper-malinconico, fatto di una voce-vocoder in fremito costante, linee vocali curate separatamente e poi sapientamente mixate, saliscendi di tono (rimandi ad Anthony quanti ne volete) e un pianoforte in accompagnamento che riconduce il tutto a una dimensione minimale da studio e da camera. A mancare nel pur eccellente omonimo è stata soprattutto la costanza nella qualità della scrittura compositiva (che c'è, ma ne vogliamo di più e per tutta la durata dell'album), laddove questo ennesimo EP, "Enough Thunder", pecca anche in progressione compositiva, nell'assenza di un'evoluzione vera nelle basi delle drum-machine, che sanno fin troppo di copia-incolla e davvero poco di nuovo. Brani come "Once We All Agree" e "Enough Thunder" non aggiungono nulla al soul-step inventato da Blake, servono solo a ribadire lo stile divulgandone il verbo ma appiattendone il contenuto. Superata con passabile interesse la digressione "We Might Feel Unsound", tutta batteria elettronica e asimmetrie vocali, Blake apparecchia comunque un paio di pezzi di buona riuscita: "A Case of You", cover della splendida di Joni Mitchell, più scura nei toni, racchiusa in un duetto piano-voce per Blake e meno ariosa nell'andamento rispetto al folk acustico dell'originale, ma in generale gradevole pur nella frettolosità dei tempi melodici (quanta fretta, questi giovani d'oggi...); e la successiva "Not Long Now", ammaliante nella lenta apertura, sacrale per voce e tastiere a mo' d'organo, e riuscitissima nel crescendo timbrico della voce, che sale nelle ottave e si adagia alla perfezione alla risalita dettata dalla batteria elettronica, fino a sfociare in un climax dub sincopato e pulsante.

 Cosa chiedere dunque a James Blake? Sperimentazione o flessione cantautorale? Diremmo tutt'e due, ché sono decisamente nelle sue corde; ma adesso basta con lampi e tuoni (e gli EP), vogliamo i fulmini!

V Voti

Voto degli utenti: 6,9/10 in media su 6 voti.
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Wrinzo 8/10
Teo 6/10
REBBY 7/10

C Commenti

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REBBY (ha votato 7 questo disco) alle 9:48 del 12 gennaio 2012 ha scritto:

E' vero che questo EP aggiunge poco (a livello di inventiva) rispetto ad alcuni brani sentiti nel LP di poco precedente. Ma cristo santo, appena uscito l'esordio su lunga distanza in tanti hanno gridato all'invenzione di un nuovo genere (cantautorato dub-step?) e tutto ciò è successo solo qualche mese fa. Questi 5 nuovi brani si aggiungono ai precedenti precisando quelle che sono state le intuizioni, a mio avviso, più felici contenute in James Blake. Come Filippo penso che quest'ultimo abbia difettato "di qualità compositiva (ed io aggiungo talvolta anche esecutiva) per tutta la durata dell'album". Ecco avesse sostituito i brani "meno riusciti" selezionando da questi qui proposti avrebbe realizzato un capolavoro pieno. Nel prossimo LP più che auspicare nuove "invenzioni" o cambi di rotta repentini (come se fosse facile essere "innovativi") magari sarebbe preferibile che ci proponesse un'intera opera di "cantautorato dub-step" dalla qualità più omogenea (quella che i posteri collezioneranno eheh). Dovrà ovviamente lavorare soprattutto sul song-writing (non è forse un caso che i brani "simbolo", più appariscenti, delle ultime 2 uscite siano 2 cover di grandi cantautrici) e sulle basi, che madre natura gli ha regalato quella splendida voce (soul?). PS X FILIPPO una curiosità antropologica eh): 7 al precedente e 6 a questo come proporzione ci sta anche che gli EP partono svantaggiati... e quest'ultimo è arrivato dopo, ma com'è possibile che l'ellepi sia il quinto della tua classifica dell'anno quando dietro di lui hai posizionato un sfilza di album a cui hai dato 8 o 9? Cambiato idea sul voto di quello, degli altri o cosa?

Filippo Maradei, autore, alle 10:23 del 12 gennaio 2012 ha scritto:

Sì Rebby, avevo cambiato idea sul voto di "James Blake" (l'8 era decisamente più giusto, in effetti): l'avevo pure scritto nel topic dei ripensamenti ("Un po' mi pento, un po' mi dolgo" mi pare si chiamasse XD); quindi la proporzione tiene conto dell'8 per l'LP, 6 per questo e 5 per tutti gli altri EP. Per il songwriting hai ragione, fa davvero pensare che i due singoli più riusciti siano cover di grandi cantautrici, seppur fatte molto bene... non mi sorprenderei affatto, per dirti, se la prossima a venire coverizzata fosse Nina Simone. Non capisco però quando dici che molti hanno gridato al miracolo appena qualche mese fa: "James Blake" è uscito quasi un anno fa, ormai. ^^

Totalblamblam alle 14:01 del 12 gennaio 2012 ha scritto:

lasciamo stare la incommensurabile Nina questo qua si sta solo anthonizzando agonizzandoci con una melodia fiacca e strappamarroni, brrrrrrrrr

ozzy(d) alle 14:05 del 12 gennaio 2012 ha scritto:

speravo che dopo la dipartita dell'uomo del synth verso sentire/sollecitare non si parlasse più di sto dubstep con cui aveva ammorbato il sito,sto blake è più narcolettico di un discorso di buttiglione

salvatore (ha votato 6 questo disco) alle 14:21 del 12 gennaio 2012 ha scritto:

Io sono piuttosto d'accordo con Rebby circa la questione songwriting/Blake. Più che di brani più appariscenti (e mi riferisco alle due superbe cover), parlerei di brani migliori. La voce è paurosamente meravigliosa, ma nella scrittura continuo a sentire delle pecche, e non è detto che col lavoro le cose possano migliorare...Io non ho rivalutato il primo, rispetto al voto e al giudizio che espressi, anzi...

Ora il dub step non è il mio pane quotidiano, quindi ci vado un po' con i piedi di piombo in quello che sto per dire, ma Jamie Woon, con quell'album capolavoro dello scorso anno, lo trovo decisamente più ispirato.

Wrinzo (ha votato 8 questo disco) alle 13:21 del 29 febbraio 2012 ha scritto:

Oso

Io lo trovo invece ancora ad ottimi livelli, non aggiunge nulla, ma riesce a trovare una dimensione a se, diversa ed intima. Meno sterile degli altri, ho trovato in questo CD un prezioso calore.

jackfetuso (ha votato 7,5 questo disco) alle 23:52 del 6 giugno 2013 ha scritto:

La cover di "A case of you" ed il pezzo con Bon Iver sono strepitosi!