R Recensione

7/10

Kiddycar

Sunlit Silence

I toscani Kiddycar. Un curriculum considerevole per una band attiva da appena un paio d’anni. L’esordio nel 2007 con Forget About, di seguito un album in edizione limitata insieme a Christian Rainer, una raffica di collaborazioni come special guest e remixer, apparizioni radio/tv anche in Europa. Una band da seguire con scrupolosa attenzione.

Dodici brani, un percorso musicale che si colora di tinte diverse secondo l'angolo da cui è osservato o il modo in cui la luce lo colpisce, in una sola parola: cangiante.

Sunlit Silence è il frutto della recente firma di un contratto con Rai Trade, nel nuovo lavoro la band aretina cura con precisione millimetrica gli arrangiamenti e soprattutto la fase di produzione, minuziosamente accorta nel valorizzare le lievi folate della placida miscela elettro acustica di Kiddycar.

Il disco si apre con Drop By Drop, una sognante nenia pianistica lambita dalla voce morbida di Valentina Cidda, suggestiva la lunga coda elettro strumentale guarnita dallo splendido uso del theremin di Stefano Santoni, il coordinatore, insieme a Paolo Ferri, delle basi programmate del disco.

Eleganza formale e gusto estetico retrò dilagano tra le composizioni di Sunlit Silence, prova ne sono le contemplative You Save Me From Understanding More e la conclusiva Light Blue Sleep adornate dai fiati di Simon Chiappelli, ma anche i francesismi di Il Fait Jour e C’Est Drole, contaminate da rimasugli synth-eighties, le tracce più movimentate del disco.

Nella parte centrale del cd vanno ad annidarsi i momenti migliori: Another Life e Paper Rose vantano una stesura armonica pregevole nobilitata dall'inserimento degli archi...puro spleen decadente, le caratteristiche acustiche ottimali di Shadow Butterfly esaltano il tema conduttore dettato dai fiati, mentre Hungry Sky Swings On The Deep è un connubio di pop elettro acustico dal respiro space-prog...messo a punto con grande competenza e perizia.

Intendiamoci...non si tratta di un disco capolavoro, l'approccio vocale della Cidda è sempre e solo sussurrato, gli arpeggi di chitarra e piano si muovono sempre nella stessa ricostruzione scenica, avrei poi un rammarico del tutto personale: tromba e trombone danno l'impressione di rimanere imbrigliati....tenuti a freno, non liberi di distendersi lungo le trame minimali che sono il tappeto ideale per il soffio di Simon Chiappelli. Bando alle maldicenze, Sunlit Silence è un disco ben fatto, leggiadro, seducente.

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