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R Recensione

7/10

Lucio

Tutti Successi

C'è una nuova entità musicale, in giro per i sotterranei del circuito indipendente, che risponde al nome Lucio. Anche se Lucio non esiste, se non come creatura bicefala partorita dalle menti e dagli intenti di Giuseppe Lanno e Antonio Russo. Due nomi, due anime, due esplosive città del sud: Palermo e Salerno, quasi gemelle a partire dai nomi. E nonostante la recentissima formazione i due non si sono certo persi in chiacchiere, producendo in poche settimane il loro ep d'esordio, ironicamente intitolato Tutti successi, “come le peggiori compilation di Mediashopping”, per citare lo stesso Lanno.

 Un lavoro composto da appena cinque pezzi, ma che si regge saldamente in piedi sulla base di tante idee, tanta creatività e tantissima ironia. Apre le danze Lucio non esiste, manifesto esistenziale del duo. Ad arrivare per prima è la voce di Lanno: cavernosa e baritonale (immaginate un Bianconi divenuto improvvisamente gotico) si espande su un tappeto synth in un crescendo di beat martellanti che culmina nell'esplosione techno-rock alla Bloody Beetroots. Ancora pulsazioni techno nella successiva L'importante è perdere, gioiso inno al vetriolo scagliato come un dardo su una storia finita male, il cui incipit “Il maglione che mi fa sembrare grasso lo rivoglio” la dice già lunga. 

Ad affiancare la voce di Lanno c'è quella di Simona Norato (Dimartino, Iotatola), madrina speciale del progetto in qualità di produttrice artistica (insieme a Gabriele Giambertone e Giuseppe Rizzo). Al cuore dell'ep c'è una cover che arriva dritta dal cuore dei '70: Jingo di Santana. Ed è qui che Antonio Russo dà il meglio di sé mettendo insieme l'anima del Santana più rock con una miscela di beat ancora una volta indiavolati per una sfrenata overdose di pulsazioni danzerecce. Gratis parte a sorpresa su sola voce e ukulele per poi scoppiare in un nuovo concitato tripudio electro-synth. 

La voce di Serena Ganci (per rimanere in tema Iotatola) fa capolino e si sposa bene con l'atmosfera briosa del pezzo, che suona quasi come un Iotatola remix. Il breve ma intenso viaggio nel pianeta Lucio è chiuso da Rita, il brano in cui più degli altri si fa strada la doppia indole ironico-malinconica di Lanno, sempre ben sostenuta dalle granitiche basi di Russo, qui colorite dal tocco al piano della Norato e alla fisarmonica di Marta Cannuscio. Se il buongiorno si vede dal mattino..

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