Stumbleine
Spiderwebbed
Emerso dalla sempreverde scena elettronica di Bristol, il producer Stumbleine si è presentato nel 2012 con questo disco, Spiderwebbed, dopo una manciata di EP autoprodotti e alcune fortunate collaborazioni con ASA. Attingendo a piene mani dalle declinazioni dubstep dellambiente inglese e dalle più originali tendenze glo-fi e shoegaze, Stumbleine è riuscito a confezionare un disco accattivante, fresco, in totale sintonia col sound che oggi va tanto di moda, quella chillwave che sta facendo la fortuna di Burial, Gold Panda, Neon Indian e Cocteau Twins. In questo disco Stumbleine riesce a mettere in scena un caleidoscopio musicale di tutti questi generi targati UK, fratturando beat e synth, distorcendo chitarre e linee vocali. Nei mixdown di Spiderwebbed i suoni sembrano sempre sospesi, aerei, e in lontananza rumori di foresta e di lago, in un sincopato trascinarsi di ritmi e groove. A rendere tutto magnifico sta leffetto threshold, che per intendersi è quel particolare effetto digitale presente nei compressori che permette in automatico di livellare la soglia di uno strumento quando un altro suona troppo forte o troppo piano.
Il disco parte con Cherry blossom in uno stupendo ritratto di fiori e giardini, con la città febbricitante attorno, e subito entriamo in uno swing metropolitano di fortissimo impatto emozionale: i sintetizzatori sono morbidi, suadenti, gentili; il beat si muove lento e sinuoso tra le righe di un cantato talmente filtrato da far pensare al coro delle bambine. Il sogno urbano continua sulle note di If you, in un afflato di chitarre accennate che lasciano sempre più spazio allintelligent dance music della sezione ritmica. Scintillante Capulet, con una trama nettamente più rnb o, come si diceva dieci anni fa, 2-step, per porre laccento sul lato eminentemente elettronico del rhythmnblues. The beat my heart skips, featuring CoMa (alias Simon Rees), tra i pezzi migliori del disco, intona un motivetto angelico sulle rimembranze di unelettronica analogica, tanto che il confronto con i Memoryhouse di The slideshow effect è a rigor di logica. Le vocine filtrate tornano nella cadenzata Honeycomb, talmente chill da apparire ingenua; tornano pure gli spettri in Solar flare, traccia gemella di Capulet dal sapore più amaro, tra tamburini virtuali e frammenti di voce, pad eterei e beat sporchi. La voce molto femminile di Steffaloo viene in soccorso di Stumbleine nella cover di Fade into you della shoegazer Mazzy Star: il rock appena sussurato del brano originale rimane sussurrato, ma si colora di elettronica, tra sottilissime linee di synth che si incastrano alla perfezione nel ricamo armonico. Quando arriviamo a Kaleidoscope il ritmo diventa incalzante e le vocine filtrate, che non channo mai abbandonato durante lascolto del disco, tornano con maggior foga; il pezzo è bellissimo, tra intonature dubstep e decolorazioni garage. Dopo The corner of her eye, raffinatissima traccia in bilico fra romanticismo e melanconia, Spiderwebbed si chiude con Catherine Wheel, performata assieme a Birds Of Passage (alias Alicia Merz), in un commiato dronico che pian piano sale fino a diventare qualcosa di stupendamente attraente e straziante.
Stumbleine ha fatto centro: la sua musica è affascinante, moderna, avvolgente. Anche se il glo-fi non durerà in eterno, è bene per ora portare questo sottogenere alle sue estreme conseguenze, e credo che questo produttore britannico lo stia facendo con indicibile caparbietà e grande talento, mischiando con fine gusto tutto quello che la sua città ha saputo offrire negli ultimi venticinque anni al rock e allelettronica.
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