R Recensione

7,5/10

Miguel

Wildheart

Dal completino hipster, ciuffo imbrillantinato in caleidoscopico rifrarsi, alla nudità oleosa e tatuata, bicipite scolpito e femmina supina da consumarsi all'occorrenza, su sfondo di nebulose dalle fattezze "porcelloniche". Da disadattato che si crede cool a puttaniere dal cuore tenero. La metamorfosi di Miguel non potrebbe avere contorni più intossicanti, tanto che aldilà dell'Atlantico la ben nota webzine ha già sparato le prime cartucce aka i parallelismi col D'Angelo di Untitled (How Does It Feel), e quindi il concepire la nudità del maschio di colore come manifestazione anche di vulnerabilità, strumento non di oppressione ma di godimento/affetto scevro da implicazioni sessiste. Ora, a parte che questa incoronazione a rappresentante di una sessualità “positiva” appare un tantino ridicola, e premesso che la nudità di D'Angelo aveva “dato il la” a dibattiti ben più sfaccettati (oltretutto datati ben quindici anni fa), giunge salutare come non mai l'accorgersi che, toh, qui c'è anche un disco.

Altrettanto refrigerante, specie in questa calura, constatare come il Miguel musicista sia distante eoni non solo dalla tamarraggine – tutto sommato bonaria, va detto – della sua incarnazione godereccia, ma anche dalla mediocrità. Il sound anzi s'inasprisce, a dispetto della smoothness dell'immaginario erotico evocato in diversi brani: chitarre elettriche straripanti (su “FLESH” ridotte addirittura a poltiglia radioattiva) e componente synth-funk poste sullo stesso piano a interagire in uno scenario che della street-life losangelina pare una rielaborazione onirica (il tiro pazzesco di “...goingtohell”, l'incubo electro della bonus track “destinado a morir”), atemporale (la foga rock di“waves”), quando non velata di malinconia (il capolavoro leaves”, sei corde in solitudine e voce imperiosa in un crescendo dedicato a tutti i “cuori selvaggi”) .

E in un certo senso “Wildheart” è quasi un concept, con gli accordi solitari + reportage da CNN dell'overture “a beautiful exit” a sondare il terreno, introducendo la giornata-tipo di un biker in Ray-Ban e jeans sbrindellati che accelera nei pomeriggi assolati (“face the sun” con ospite Lenny Kravitz), si concede generose porzioni di sospiri lascivi (le anomale tessiture r&b post-Weeknd di “valley”, la sublimazione future-soul di “Coffee”), ma che non dimentica la crudeltà del suo habitat (“Hollywood Dreams”) e soprattutto le proprie insicurezze (“Too proper for the black kids, too black for the mexicans / Too square to be a hood nigga, what's normal anyway? / Too opinionated for the pacifist, too out of touch to be in style / Too broke for the rich kids, I don't know what's normal anyway (…) / I'm in a crowd and I feel alone, I look around and I feel alone / I never feel like I belong, I wanna feel like I belong” da “what's normal anyway”).

NWA” (notevole e per nulla fuori luogo il featuring di Kurupt) non è che la conferma ultima di una proposta che continua a non trovare riscontri nel resto del panorama r&b: allucinazione tra echi latin in salsa primitivista, dove Miguel tira fuori dal cilindro un falsetto maligno quasi fosse un Curtis Mayfield con la bava alla bocca, occhi rossi e la consapevolezza di esserci stato davvero, in quell'inferno che non fa' distinzione di razza. L'esordio al n.2 Billboard (una posizione avanti al precedente “Kaleidoscope Dream”) assomiglia già a una vittoria, e chissà che il mainstream non sia finalmente pronto per accogliere tra le sue file questo tanghero dalla personalità molto più complessa e sfaccettata di quanto voglia lasciar intendere. Forte della sua unicità, Miguel continua a regalarci musica di una ricchezza impressionante. Cos'altro chiedergli se non di perseverare?

V Voti

Voto degli utenti: 7,8/10 in media su 4 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
Cas 7,5/10

C Commenti

Ci sono 6 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

Cas (ha votato 7,5 questo disco) alle 15:21 del 8 agosto 2015 ha scritto:

ottima conferma! forse un poco più "centrato", in termini di composizione, rispetto al predecessore (più plastico e psichedelico), più carnale come sound (le chitarre giocano un ruolo maggiore qui)... in ogni caso godibilissimo.

LucaJoker19 alle 0:02 del 9 agosto 2015 ha scritto:

non vedo l'ora di ascoltarlo !!!! è che non ho tempo uff....quello precedente era stupendo

pantabellidiritti (ha votato 8,5 questo disco) alle 10:01 del 15 ottobre 2015 ha scritto:

Gran bel lavoro! Ogni volta che lo metto su mi da una bella scaldata e mi fa entrare in un vortice di intimità, di tranquillità, condito da una patina di oscurità. Lo consiglio vivamente. P.s. Adoro il recensore dell'opera in questione: ha uno stile di scrittura che cattura, che appassiona e fa appassionare...sono un tuo fan!

loson, autore, alle 14:57 del 15 ottobre 2015 ha scritto:

Ti ringrazio di cuore, davvero. Contento che il disco ti sia piaciuto!

LucaJoker19_ alle 20:49 del 15 ottobre 2015 ha scritto:

per me uno dei dischi piu belli del 2015.. che artista Miguel.. che artista !!

NathanAdler77 (ha votato 7,5 questo disco) alle 18:36 del 27 novembre 2015 ha scritto:

Miguel ha il talento e i bicipiti oliati giusti per non passare inosservato nell’asfittico panorama r&b anni Dieci: questo è un gran bell’esemplare di moderna black electro-psichedelica 2.0, diretta erede del Principe e di altri che seguirono il sentiero del Minneapolis Sound (mi vengono in mente Kravitz prima del jet-set o il fu TTD’Arby, per finire all’afflato sexy e carnale di un D’Angelo…). Le notevoli, oscure bonus tracks "Destinado A Morir" e “Damned” sembrano prodotte da un Trent Reznor in forte crisi d’astinenza dark-soul.