R Recensione

7/10

NOS

Live Shadows

Per fare musica elettronica oggi sono necessarie idee precise ed una forte spinta progettuale, onde evitare l’autocompiacimento dell’effettistica, spesso alla portata delle attuali strumentazioni, od i narcisismi dei loops basati su sequenze armoniche accattivanti, ripetuti all’infinito. Tutte trappole che i NOS, da Genova, gruppo di punta dell’associazione Duplex Ride, promotrice, in città ed altrove, di una “semina” di elettronica abbinata all’antica vocazione per le arti visuali, hanno imparato ad evitare, giungendo con il nuovo lavoro “Live Shadows” ad abbinare in modo mirabile progetto e suono, architettura ed improvvisazione. D’altra parte l’acronimo (Nessuna Ostentazione Sonora) è un vero manifesto programmatico, ed i tre (Marco Cacciamani, Riccardo Canessa e Claudio Ferrari) si definiscono gruppo di “improvvisazione elettrotecnica”, a ribadire l’attitudine alla composizione istantanea (concetto da declinare in modo quanto mai specifico in questo settore), che vede, di volta in volta, i componenti alternarsi nelle vesti di regista o “guastatore” sonoro.

Nei loro concerti, sempre abbinati a proiezioni di filmati autoprodotti, i NOS ti conducono fra scenari industriali o apocalittici, ti chiudono in stanze abitate da esserini come quelli raffigurati nella copertina di “Live Shadows”, disegnata dall’artista Attilio Zingari, per poi proiettarti nel bel mezzo di un videogame di guerra o fra gli ingranaggi di una grande fabbrica, ed infine lasciarti, stremato, ad aspettare l’alba su una spiaggia di un’isola greca. Immagini simili evoca l’ascolto del cd, cronaca fedele di una performance live dello scorso aprile, che oscilla fra l’ambient della “Intro Zero”, la cui superficie sonora uniforme è appena spezzata dalle percussioni, il dub ipnotico di “Damages” dominato da fitti voli di synths che richiamano le “teiere volanti” dei Gong, quello claudicante di “Compulsion”, con l’ inquietante finale affidato ad un glockenspiel giocattolo, e l’incursione in territorio kraut di “Pass Around”, ritmica metronomica in primo piano ed inquietanti voci trattate, a creare scenari da horror movie.

Outer Voice” è uno dei tanti esempi di manipolazioni vocali, cari ai NOS: una nenia femminile ripetuta su ostinato ritmico ed il crescere del climax fino al parossismo che sfocia nel noise, altra frontiera spesso sfiorata nelle tracce del cd, come nelle distorsioni di “Stealthy Star”, o nelle lunghe ed elaborate trame di “Astrotank”, forse l’episodio più legato alla dimensione live, che su disco tende a perdere consistenza.

Alla fine, il compito di riportarci a terra è affidato alle cadenze elettro world di “Wiry”: lo sbarco, stavolta, è in un deserto senza nome, con l’orizzonte popolato da una carovana di strane entità vocianti. Ma, appena scesi, nasce la curiosità per altri viaggi di questo tipo.

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