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R Recensione

9/10

Aphex Twin

...I Care Because You Do

La scena elettronica di oggi costituisce un panorama così vario e frammentato che è difficile trovare, universalmente, artisti che siano denominatori comuni di più movimenti. Dischi interessanti si susseguono a grande velocità e ciò che rimane è solo la musica, mentre i nomi lasciano il tempo che trovano. Ancor più difficile è trovare musicisti elettronici che siano noti oltre la cerchia dei cultori del genere (se si eccettuano DJ superstar come i Chemical Brothers, le cui quotazioni sono comunque in calo) : un pò perchè c'è chi è ancora convinto che una musica che si compone di sintetizzatori e drum machine invece che di chitarre e batteria sia di serie B, e gente come i Depeche Mode dovrebbe fare ancora molto lavoro per convincerli; un pò anche perchè l'unico concetto di musica elettronica che arriva alla massa è quello di una dance commerciale e scialba, che dopo qualche passaggio in radio è già pronta per essere cestinata.

In mezzo a questa carneade, Richard David James, alias Aphex Twin, è una personalità che risalta e spicca anche in contesti differenti. Il geniaccio irlandese, girando manopole e creando ritmi piegati alla lucida follia delle sue intuizioni fulminee, si è ritagliato (o meglio, scolpito) un posto importante tra gli "electro makers". Non fa musica prettamente ballabile, eppure ad ogni sua esibizione è circondato da un migliaio o più di persone che intorno alla sua postazione scuotono il corpo al battito di una danza primordiale; non fa alcun tipo di promozione per i suoi lavori, conseguenza di un carattere schivo che lo porta a evitare la luce dei riflettori, ma ogni sua nuova uscita agita l'ambiente e solleva una certa curiosità; con il tempo si è guadagnato il rispetto e la stima dei colleghi e della critica.

Bisogna dire che Aphex Twin, piuttosto che su compact-disc, ha spesso dato il meglio su EP e singoli, dove ha una produzione vastissima sotto vari pseudonimi (le raccolte sotto il nome di AFX sono dei veri gioiellini). Ma fu proprio con due CD, ossia le due serie di Selected Ambient Works, che mostrò al mondo la sua espressione e visione della musica: un mix sulfureo di ambient tentacolare, polvere di techno abrasiva e house aliena, con risvolti psichedelici e affascinanti. Con questo ...I Care Because You Do si assiste invece a una netta sterzata stilistica: via le pulsazioni acid di inizio carriera, lo spazio lasciato alla ambient viene ridimensionato, mentre i pezzi sono il risultato di una corposa iniezione drum 'n' bass che funge da base per le aperture strumentali ed è come un tappeto rosso per l'entrata in scena di archi sontuosi ed estesi. A prima vista, le dodici tracce sembrerebbero un ghiacciaio di inflessibilità sonora, ma è un'illusione voluta e ricercata, dietro alla quale si nasconde in realtà una vena di ironia autoreferenziale (la copertina tratta da un disegno a mano dello stesso Richard D. James rappresentante se stesso, metà delle canzoni che hanno per titolo semplici anagrammi di "Aphex Twin", "The Aphex Twin" e "Richard David James" o il nome di prodotti sul mercato, la ripetizione della frase "I care because you do!" a bassa frequenza in alcune canzoni). Insomma, bisogna anche divertirsi un pò. Inoltre l'album si segnala per essere uno degli ultimi lavori prodotti da Aphex in cui il suono è prevalentemente analogico, poichè nelle tappe successive della sua carriera ricorrerà sempre più spesso a sonorità create meticolosamente al computer.

In tal senso l'iniziale Acrid Avid Jam Shred è un vero e proprio inno dell' "analog sound", grazie alla sua solida base di drum machine che si ripete per tutti i 7 minuti senza troppe variazioni, sfumata appena in terminazioni elettroniche, per non parlare del labile fischio di sottofondo che si conserva nell'intero brano. A rendere il pacchetto molto meno minaccioso ci pensano gli archi ariosi, davvero sublimi in alcuni pasaggi, e due devianze sottili che si inseriscono a metà pezzo, crescente e briosa la prima, riflessiva la seconda. Nella successiva The Waxen Pith riaffiorano disinvolture ambient che conferiscono alla traccia un tono rilasato; molte delle basi presenti nell'album sono dei veri e propri pugni sonori, ma qui è tutta una carezza, a partire dal beat minimale e frammentato come un sonaglio, che trova l'ideale continuazione negli archi di velluto inframmezzati solo da qualche profondo basso o da un battito effimero.

Da qui, il disco è concepito come una corsa a perdifiato fino all'ottava traccia per poi stemperarsi in una conclusione dall'atteggiamento più modesto dove risuona il ghigno della parte ambient di Aphex Twin, spesso tenuta a freno ma mai soppressa del tutto. Così si viene lanciati in un dirupo senza fondo di cinque pezzi schizoidi ed ossessivi, attraversati dallo spettro di una convulsione continua tra atmosfere cupe, inquietanti giochi di specchi e suoni che recano messaggi elettronici da un cielo cementato di nuvole nere. E' un lento degradare delle componenti musicali, come una sofferta discesa agli inferi: in Wax The Nip i ritmi dei battiti drum 'n' bass sono già partiti in un mondo tutto loro, aspirati e spinti al massimo, solo gli archi si mantengono tranquilli, per poi tornare in un incedere tenebroso e inarrestabile in Icct Hedral, dove Aphex li esalta fino a crearne un vero e proprio mare fosco che sommerge ogni traccia di ritmo; si salva dal naufragio solo uno strisciante tremito elettronico. L'apice si raggiunge in Ventolin, uno dei pezzi più disturbanti che l'artista irlandese abbia mai ideato, quello che ti prende il cervello, lo trapana e lo seziona a pezzi vivi.

Un sibilo malsano viene reso insinuante e fortissimo, se ne riesce quasi a percepire la presenza materiale; dissonanze a corrente alternata massacrano il beat depositandone il corpo straziato in una terra di nessuno; un tema sonoro dissolto nell'acido infierisce su questo brano deviato. L'aspirazione di questo pezzo, con la sua altissima frequenza, è probabilmente quello di riprodurre il suono sentito dalle persone asmatiche quando vanno in overdose di Salbutamolo; ne esce un inferno di beep, glitch e creek taglienti come rasoi. Nelle due tracce successive enfasi sull'atmosfera: Come On You Slags! si incupisce sempre di più ad ogni minuto che passa e poggia su un variegato tappeto sonoro su cui rimbalza la base ossessiva e liquefatta, gli archi pesano come macigni e risuonano, aliene, voci di donna inquietanti (tra l'altro tratte da un film porno!); Start As You Mean To Go On è invece un'opprimente pressa di beat secchi, che Aphex elettrifica e poi sballotta in improvvise cadute e salite di tono, sotto la voluta aerea degli archi.

Wet Tip Hen Ax è il punto di passaggio: si gusta ancora qualche impulso della impressionante sequenza precedente, ma la durezza si disperde quasi del tutto in fughe oniriche che introducono la parte finale del disco.

Il finale, appunto, è un tripudio ambient, pensato in realtà come una camera di decompressione che serve a sciogliere la tensione accumulata nei brani antecedenti. Aphex dilata i tempi e ammorbidisce i suoni creando dei pezzi che sarebbero già belli così, senza scossoni; ma, non contento, torna a manipolare le parti musicali attraverso una metrica unica. Così, tra schiribizzi minimali e ritmiche indolenti, spunta fuori una meraviglia come Alberto Balsalm, dalla fascinazione assicurata con la sua base simil-trip hop spezzata a tratti in lievi breakbeat e il tema della canzone che sale sulla nuvola di un soave muro di tastiere dispersive. La conclusione poi è di quelle a sorpresa: con Next Heap With ci si addentra addirittura nel territorio della musica sinfonica, intesa qui come un austero e profondo incedere d'archi, ultimo suggello all'incredibile eclettismo del signor James.

Questo è un disco che sarebbe potuto risultare una trafila di canzoni ripetitive; invece si ha tra le mani una meravigliosa tavolozza di colori ammalianti, con i quali Aphex Twin riesce a dipingere dodici quadri in cui niente è obsoleto, dalle figure indefinite in primo piano ai paesaggi maestosi che ne costituiscono lo sfondo. ...I Care Because You Do è a suo modo una pietra miliare della musica elettronica, che sarà grande fonte di ispirazione e negli anni segiuenti peserà tantissimo sugli sviluppi delle varie correnti techno. Richiede solo un ascolto attento: se riuscite a darglielo, non avrete che da goderne. 

 

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Voto degli utenti: 8,2/10 in media su 24 voti.

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fabfabfab (ha votato 9 questo disco) alle 14:58 del 10 giugno 2009 ha scritto:

L'ultimo genio

Dr.Paul alle 15:16 del 10 giugno 2009 ha scritto:

questo appena uscito mi sembra che non andò benissimo sulla carta stampata (almeno in italia), tutti li a rimpiangere i precedenti Selected Ambient Works, non so quanto a ragione, insomma la tiritera è la stessa da sempre! dovrei riascoltarlo, me lo ricordo un po troppo lunghetto per i miei gusti, certo minimo 7...vedremo...

TheManMachine (ha votato 8 questo disco) alle 16:53 del 13 giugno 2009 ha scritto:

Nonostante tutto, continuo a ritenere che il suo debutto "Selected Ambient Works 85-92" coincida con il suo apice artistico. Poi si spingerà alla ricerca di soluzioni soniche sempre più ardue, a scapito della compattezza d'insieme dell'album. Come qui, ad esempio. Ma insomma Richard D. James resta una delle menti superiori dell'IDM, assieme a Sean Booth e Rob Brown alias Autechre. Roberto: sempre puntuale e piacevole nella tua scrittura. Complimenti!

matteolostrambo (ha votato 7 questo disco) alle 19:03 del 16 giugno 2009 ha scritto:

di questo album, apprezzo moltissimo ventolin e alberto balsalm, è incredibile come questo ragazzo spazi dal trip hop più pacifico all'electro noise con così tanta disinvoltura, nel complesso non grido al miracolo... anche se in certi casi è molto godibile

Nucifeno (ha votato 7 questo disco) alle 17:19 del 17 giugno 2009 ha scritto:

Bel disco, ma preferisco l'Aphex Twin più ambientale ed atmosferico dei primi 2 album.

zuzzurellone (ha votato 10 questo disco) alle 17:22 del 24 giugno 2009 ha scritto:

Grande capolavoro di musica elettronica imperfetta, sporca, malata, ubriaca ed ecclettica, in una parola "umana"; decisamente meglio di quell'ambient freddina ed asettica che faceva agli esordi.

PandoFightSound (ha votato 8 questo disco) alle 14:30 del 2 gennaio 2010 ha scritto:

Sicuramente non fra i migliori episodi musicali di Aphex Twin ( che considero essere l'EP Come to Daddy e il R.D.J. Album). Però ottimo.

synth_charmer (ha votato 7 questo disco) alle 16:33 del 5 maggio 2010 ha scritto:

il suo spessore artistico non si discute, e la sua folle genialità si sente in ogni cosa che abbia prodotto. Detto questo, lo preferisco quando è meno spigoloso e più ambient/IDM.

mendustry (ha votato 8,5 questo disco) alle 9:53 del 10 ottobre 2013 ha scritto:

Perfettamente d'accordo con synth_charmer... e stiamo ancora aspettando il suo ritorno sulla lunga distanza: se ne parla da qualche anno ma di album ancora niente...

LucaJoker19 (ha votato 8 questo disco) alle 0:05 del 7 luglio 2015 ha scritto:

gran bel lavoro, ho sempre trovato molto interessante questa sorta di discesa agli inferi, come la chiami tu, della prima parte per poi rilassarsi in tutta la coda finale.. sicuramente non il suo migliore (per me saw85-92 è veramente inarrivabile) ma un tassello fondamentale sia per chi decide di avventurarsi con Aphex sia per capire la sua evoluzione musicale, infatti i primi 3 lavori sono diversissimi tra loro, salvo convergere in qualche punto..

ThirdEye (ha votato 8,5 questo disco) alle 20:59 del 7 luglio 2015 ha scritto:

Di Richard non si butta via (quasi) nulla [l'ultimo carino e nulla più per quanto mi riguarda]. Gran disco. Qui il sound inizia ad inasprirsi e i beat a farsi epilettici, pur non raggiungendo le crisi epilettiche dei futuri capolavori 'Richard D. James Album", dell'EP "Come To Daddy" e del superlativo e talvolta sottovalutato mastodonte "Drukqs".

LucaJoker19 (ha votato 8 questo disco) alle 22:36 del 7 luglio 2015 ha scritto:

a me syro non è piaciuto, anzi la parola giusta è che mi ha deluso, troppo normale per un personaggio così folle . drukQs è una meraviglia (vi prego fatene una recensione!!) e credo prenda a piene mani da questo lavoro, ma lo fa apportando tutta l'esperienza melodica degli altri progetti (su tutti il RDJa) . tra l'altro è sottovalutato solo da una parte di critica (l'altra parte gli da 9 e lo reputa un capolavoro) , mentre per la maggior parte dei fan è un grandissimo album.... a me piace, ma lo piazzo dopo saw85 e rdja..

ps. il finale di ziggomatic è orgasmico