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R Recensione

8/10

Autechre

Incunabula

Breve excursus filologico: “Con il termine incunabolo (o incunabulo) si definisce convenzionalmente un documento stampato con la tecnologia dei caratteri mobili e realizzato tra la metà del XV secolo e l'anno 1500 incluso” (Wikipedia).  Chissà se gli Autechre, decidendo di intitolare il loro primo album Incunabula, vollero coscientemente creare un parallelismo con la portata rivoluzionaria dei primi documenti che determinarono la nascita della stampa moderna? Perché, senza voler esagerare e attenendoci ad un discorso strettamente relativo alla musica contemporanea, questi undici incunaboli autechriani sono tra le più antiche testimonianze di una nuova avanguardia sonora. Ci troviamo di fronte, infatti, ad uno degli atti fondanti di quella che verrà chiamata Intelligent Techno o IDM (Intelligent Dance Music) che dir si voglia, genere musicale nell’ambito del quale il duo di Manchester arriverà a toccare dei vertici altissimi.

Contestualizziamo. Siamo all’inizio degli anni ’90, tutto ciò che la musica elettronica aveva sfornato fino ad allora era rappresentato in gran parte dagli storici tedeschi Kraftwerk e Tangerine Dream, mentre intorno al 1985 Aphex Twin, altro importantissimo fenomeno dell’IDM, muoveva i suoi primi timidi passi attraverso una produzione di carattere ambient. Fu nel 1993 che la Warp, casa discografica acchiappa-talenti che mai finiremo di elogiare, produsse Incunabula, il disco di esordio dei due dj Sean Booth e Rob Brown, in arte Autechre. Il merito principale e imprescindibile di  quest’opera prima è quello di dare sistemazione alla nuova linea stilistica che, da ora in avanti, determinerà la musica elettronica d’avanguardia, assurgendo al ruolo di album-manifesto. L’atto rivoluzionario, rispetto alla produzione precedente, consiste in questo: la vera essenza dei brani è costituita dalle nuove trame percussive più ricercate, attraverso la creazione di ritmiche destrutturate, dai tempi estremamente complessi.

Al contrario l’intelaiatura melodica viene ridotta all’osso, minimizzata in tappeti di synth fluttuanti che interpretano i tre o quattro accordi necessari per creare un’ atmosfera carica di mistero. L’aria che si respira in Incunabula è talmente asettica da provocare una continua sensazione di straniamento. Le composizioni si muovono in una dimensione diversa dalla nostra, più enigmatica: siamo nel territorio della metafisica. Un vero e proprio programma estetico, dunque, alla cui realizzazione concorrono anche la copertina e il packaging del disco, capolavori di design avveniristico, ed un accentuato cripticismo nella scelta dei titoli da dare ai brani. Sono, queste, caratteristiche che rimarranno indelebili in tutta la futura produzione degli Autechre.

Certo siamo solo agli inizi, ma è già evidente il talento della coppia Booth/Brown, soprattutto nella sapiente regia con la quale ogni singolo brano viene costruito. L’alternanza dei pieni, dalle ritmiche sincopate, e dei vuoti, nei quali l’assenza della batteria campionata crea quelle situazioni di sospensione irreale alle quali si accennava poco fa, è gestita in modo da ottenere strutture perfettamente equilibrate. Inoltre l’ingresso progressivo di tappeti sintetici sempre diversi determina, all’interno di ogni singola traccia, cambi di registro improvvisi e spiazzanti, come avviene, per esempio, in brani come Bike, Bassacadet o Windwind.

Sicuramente non siamo di fronte all’album più bello degli Autechre, e ciò va detto alla luce di un confronto con i lavori posteriori. I brani procedono in modo diligente e regolare e, in particolar modo, le intelaiature percussive sono sempre lineari e fin troppo ordinate. Manca, insomma, quella tensione sperimentale che porterà gli Autechre a trattare la loro musica quasi fosse una massa informe, da modellare. Ed è proprio in questa ansia di continua ricerca e sperimentazione (in alcuni casi davvero parossistica e rasente ad un concettualismo discutibile ma affascinante) che starà la vera forza espressiva della musica prodotta dal duo. In Incunabula, invece, possiamo constatare alcune ingenuità nell’estensione prolissa di alcune tracce (soprattutto Eggshell) e nella ricerca di linee melodiche un po’ banali (come in Aut Riche o Lowride) che fanno quasi sorridere. Sono caratteristiche che relegano questo album ancora a sonorità ambient più che ad una vera e propria Intelligent Techno, ad un’elettronica dura e pura. Tutto ciò è normale, lo scopo di Incunabula è quello della definizione di uno stile, come già detto, e dell’acquisizione dei suoi rudimenti tecnici, peraltro raffinatissimi.

Tuttavia avvisaglie di sperimentazione e tensione verso la ricerca sono già avvertibili a sprazzi in questo ottimo disco d’esordio. In tal senso è molto suggestivo l’inquietante bombardamento dronico di Bronchus. Estremamente significativi sono, poi, i quasi impercettibili collassi ritmici della batteria e le distorsioni di 444, traccia che chiude simbolicamente il disco. Quasi un segno profetico degli Autechre che saranno.

V Voti

Voto degli utenti: 8,6/10 in media su 24 voti.
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rael 8/10
loson 9/10
Cas 9/10
tttt 10/10
bart 8/10
Miro 6/10
F-000 7/10
4AS 9/10
giank 8/10
rubiset 8,5/10
Vatar 9/10

C Commenti

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Mr. Wave (ha votato 9 questo disco) alle 12:09 del 3 aprile 2009 ha scritto:

1992-1993; biennio imprescindibile per comprendere appieno la storia dell'i.d.m. e/o l'evoluzione dell'electronica nel decenni Novantiano. A partire dal 1992, nel quale assisteremo all'uscita fenomenale di "Selected Ambient Works 85/92" dei Aphex Twin, (irripetibile 'pietra miliare' capace di abbozzare, il concetto di techno "da ascolto"), per poi arrivare al 1993, a toccar vette elevatissime d'ispirazione artistica, con la messa a punto del concetto di 'Intelligent Dance Music' grazie all'uscita di due opere di grandissimo livello, ovvero; "Bytes" dei Black Dog e per l'appunto "Incunabula" degli Autechre. Questi ultimi, lasceranno una traccia indelebile, a mio avviso, nell'electronica degli anni Novanta. Saranno tantissimi i pretendenti e gli allievi (molti incapaci...) che tenteranno invano di ripetere le grandiose gesta del duo da Rochdale. "Incunabula"; riproduce sensibilmente un ideale scenario post-umano, dove le ritmiche frantumate e sezionate, innalzano teppeti sonori vibranti e sussultanti, ma allo stesso tempo penetrati da uno spleen marginale e algido.

Mr. Wave (ha votato 9 questo disco) alle 12:10 del 3 aprile 2009 ha scritto:

p.s. complimenti per la stesura della rece- Ugo! Ottima disamina

Cas (ha votato 9 questo disco) alle 15:51 del 3 aprile 2009 ha scritto:

Splendido capolavoro! Bravo ugo..

Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 16:02 del 3 aprile 2009 ha scritto:

Io sapevo che le "incunambula" erano le fasce nelle quali venivano deposti i neonati appena partoriti, nell'antica Roma. In ogni caso, buona recensione e disco stellare! Anche se, per correttezza, gli preferisco "Amber".

loson (ha votato 9 questo disco) alle 16:08 del 3 aprile 2009 ha scritto:

Meraviglia...

fabfabfab (ha votato 9 questo disco) alle 18:41 del 3 aprile 2009 ha scritto:

Un disco bellissimo, da ascoltare rigorosamente in cuffia a volume elevato.

Cas (ha votato 9 questo disco) alle 19:00 del 3 aprile 2009 ha scritto:

Appena ri-ascoltato...grandioso, riesce a catturarti in spire densissime (anche se asettiche), riesce a creare vuoti incredibili che subito vengono colmati da ritmiche serrate e complesse. geniale poi come gli elementi dance siano costantemente repressi e tenuti "sotto vuoto"...

alensky, autore, alle 20:45 del 3 aprile 2009 ha scritto:

grazie mille per tutti i vostri bei commenti

TheManMachine (ha votato 8 questo disco) alle 22:38 del 24 aprile 2009 ha scritto:

Esordio con i controfiocchi, questo degli Autechre! Già da qui si sente che erano avanti di qualche lunghezza rispetto a quasi tutti gli elettronici dello stesso periodo. Un pezzo come la track number two "Bike" è di una piacevolezza orgasmica. I migliori Autechre? Quelli di "Tri Repetae++", secondo le mie orecchie. Bella recensione, solo non ti seguo molto quando parli di "ingenuità" di alcune composizioni.

synth_charmer (ha votato 8 questo disco) alle 14:36 del 11 maggio 2010 ha scritto:

come ogni "invenzione" desta un fascino particolare e una gran voglia di entrare nel loro mondo. Probabilmente il miglior disco con cui scoprire gli Autechre, anche storicamente.

bart (ha votato 8 questo disco) alle 13:56 del 12 maggio 2010 ha scritto:

L'ideale connubio fra la dance e l'ambient.

folktronic alle 15:46 del 14 novembre 2010 ha scritto:

Non il migliore, per me, degli Autechre ...Chiastic Slide e Amber i miei preferiti.

4AS (ha votato 9 questo disco) alle 17:32 del 20 giugno 2011 ha scritto:

Che spettacolo. Disco cerebrale ma anche fisico, dai suoni calcolati, meccanici, ma sempre coinvolgenti e misteriosi. Fu la nuova frontiera della musica elettronica dei '90.