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R Recensione

7/10

Birds of Passage And Leonardo Rosado

Dear And Unfamiliar

Il fascino di questo disco ha un che di sfuggente: si sottrae alla vista e ai sensi, non ostentandosi. Scivola nelle orecchie come un fluido mellifluo, senza provocare dolore, anzi avanza in modo quasi carezzevole, intrufolandosi nei meandri più nascosti dell'anima. Sarà la voce sussurrata di Alicia Merz (ossia la musicista che si cela dietro lo pseudonimo di Birds Of Passage), quasi un sibillino canto di sirena, sarà la dimensione sommessa della morbida struttura sonora (i Lamb in pura condizione eterea, i Massive Attack di “100th Window” ma privi di ipnosi ritmiche, con rimandi al David Sylvian del nuovo millennio e qualche eco risalente a Fripp & Eno). Qui lo stato mesmerico è indotto unicamente dallo stratiforme procedere di ondivaghi synth e dalle pulsanti programmazioni nel quale si fonde e si effonde il canto, quasi una emanazione vocale di essenze ben più intime, una evocazione. Sulle prime vi parrà che nulla di particolarmente significativo stia accadendo, ma quando giungerete a metà lavoro e sarete dunque a A Kiss Is Just A Kiss, le porte dietro di voi si chiuderanno senza far rumore. Avete presente quelle piante carnivore che agli insetti riservano un nettare dolce e colori gratificanti, attirandoli sempre più dentro e sempre più giù, non lasciando loro più modo di capire che non potranno più uscire, salvo quando sarà ormai troppo tardi? Ecco, "Dear And Unfamiliar" (un titolo, un programma) è proprio come quelle inesorabili trappole botaniche. I fremiti si fanno più concitati, le volute di fumo d'incenso divengono più dense, dolcemente velenose. Dopo l'apprezzato precedente di "Without The World", la musicista neozelandese per il nuovo album sceglie di collaborare con il compositore portoghese Leonardo Rosado, realizzando un affresco sonoro dalle tinte calde, che rivela doti pittoriche degne di un Fennesz, forse solo carente di un soggetto ben definito. Le trame musicali sono rade e vaporose. Non si tratta di minimalismo, ma di una totale uscita dal focus visivo.

Si è spesso abusato dell'aggettivo "sensuale", riservandolo quasi prettamente a contesti erotici, tenendolo lontano da riferimenti più sensoriali e sinestetici: per definire l'espressività di Lady Merz, il termine è pienamente appropriato: ascoltate He's Looking At You, Kid e ditemi se avete mai sentito pronunciare la parola 'cigarette' in modo più sensuale: siii-gaah-reet... Arriva il capolavoro finale Endings And Beginnings, con il pianoforte a puntellare una scabra melodia onirica, profondissima, mentre tutt'attorno una pioggia di contrappunti rumoristici cinge d'assedio i sensi.

I suoni di questo album sono in grado di assumere una dimensione "spaziale" già con la fruizione tramite iPod,  tramutando il nostro cranio in una stanza d'ascolto ideale.  Musica per miopi pronti a gettar via le proprie lenti e ad abbracciare un panorama indefinito, con la gioia di aver perso i propri punti di orientamento. Di smarrirsi in un territorio  diafano, increspato da drones, glitches ed ermi colli, cari anche se niente affatto familiari. Ecco, appunto.

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