David Sylvian
Blemish
l tormento di "Blemish" non è casuale. Un continuo contrasto tra forma e contenuto, un lento susseguirsi di quiete e angoscia, un grido silenzioso che irrompe assoluto e inaspettato. Non era ciò che mi aspettavo e ho impiegato quasi un anno per capire ed apprezzare. David ha spiazzato tutti ancora una volta scegliendo la via più difficile, più intima, più personale per comunicare il suo profondo disagio interiore. "cado al di fuori di lei, ma lei non se ne accorge", così inizia il breve viaggio nella cupa foresta di "blemish", un viaggio in solitudine attraverso luci ed ombre della mente. E' un percorso tortuoso in cui si incontrano esperienze forti: la separazione, l'ego, il desiderio, la meditazione ma anche la pace interiore, la felicità e la speranza. Il suono è freddo, elettrico, meccanico, mai umano nemmeno quando Derek Bailey fornisce il suo prezioso contributo intessendo i suoi intrecci chitarristici atonali.
Le melodie sono agrodolci.
Blemish è senza dubbio la sublimazione dell'arte del contrasto, la trasposizione in musica del concetto orientale di Yin e Yang. Decido di riascoltarlo. Eun disco emozionante dallinizio alla fine.
La title track, Blemish, mette subito in chiaro che non ci si trova dinnanzi al seguito di Dead bees on a cake come forse molti avrebbero sperato. Le tessiture armoniche sono glaciali e ripetitive, il panorama sonoro ospita suoni deformi che si evolvono costantemente e il cantato di David è un vero e proprio racconto, quasi a voler subito scoprire le carte: ecco, molte cose sono cambiate e questo è il mio modo di raccontarlo in musica.
Il viaggio continua e incontriamo la prima delle tre sperimentazioni presenti nellalbum, nate dal profondo amore che Sylvian nutre nei confronti della musica di Derek Bailey, chitarrista free-jazz recentemente scomparso. La leggenda narra che i due non si siano mai incontrati in studio e nemmeno abbiano mai discusso del progetto. Il risultato è difficilmente comprensibile per chi, come me, ragiona ancora per schemi musicali classici ma certamente il risultato è di grande fascino estetico.
Qualcosa di simile, con un sapore un po meno sperimentale, era già stato realizzato nei Dobro.
The only daughter riprende i concetti musicali e lirici di Blemish e precede il primo indiscutibile capolavoro dellalbum. David si siede nella posizione del loto, chiude gli occhi e trascina lascoltatore in unesperienza meditativa profonda. Se Orpheus è considerato il suo brano più bello, The Heart Knows Better è senza dubbio il momento più profondo e intimo della sua produzione: la mente divide ma il cuore conosce la verità. Un suono ritmato, sembrano le corde di un pianoforte percosse dal legno, accompagna il cantato profondo e ispirato. Nothing really matters in the end.
Dopo la breve She is not, secondo esperimento in collaborazione col chitarrista Derek Bailey, incominciano le sequenze elettroniche e gli scricchiolii sonori di Late night shopping seconda perla dellalbum. Un momento di saggia riflessione: Non abbiamo bisogno di avere bisogno di qualcosa ripete il testo. Improvvisamente ho la sensazione che la sua scelta di andare a vivere negli Stati Uniti abbia generato un tormento interiore non indifferente.
Queste liriche sembrano confermarlo.
Mi tornano in mente gli anni di Brilliant trees e della negazione del ruolo da Popstar che il successo e il pubblico gli avevano attribuito.
Riascoltate Red guitar.
E il momento del terzo brano firmato a quattro mani da Sylvian e Bailey. Probabilmente il più estremo dei tre ma proprio per questo anche il più affascinante.
Poi, improvvisamente, tutto cambia.
Le atmosfere fredde ed elettroniche sembrano lentamente svanire, riaffiorano larmonia dei suoni e le melodie dal sapore nostalgico che riportano ai tempi di Secrets of the beehive.
A fire in the forest
Un passo indietro.
La mente vaga fino a tornare col ricordo ai tempi della gioventù e della spensieratezza, i sobborghi di Londra, un penny per i tuoi segreti, ma poi torna prepotentemente al presente, alla ricerca di un pò di quella calda e rassicurante luce del sole che si trova da qualche parte lassù oltre le nubi scure.
Inevitabilmente mi torna in mente il concerto di Roma, Ottobre 2003. Momenti di emozione assoluta: una voce di donna che ripete meccanicamente la frase "love will not die" ponendo fine all'esecuzione dell'intero Blemish ed introducendo il ritorno alle origini con la versione acustica di "The other side of life".
Una svolta, lennesima, nella vita e nellarte di David Sylvian.
"...like blemishes upon the skin, truth sets in."
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