R Recensione

8/10

Nosound

A Sense Of Loss

Il traguardo del terzo album per i Nosound non rappresenta soltanto il naturale proseguimento in un percorso discografico, ma segna un tal cambio di passo che fa sembrare il precedente lavoro in studio lontanissimo, molto di più quanto sia in realtà la distanza temporale trascorsa.

Nei due anni passati da "Lightdark" (2007) la band ha addensato esperienze tali da accelerare il normale processo di crescita: un ruolo fondamentale lo ha giocato sicuramente l’incontro del leader Giancarlo Erra con Tim Bowness (voce e anima melodica dei No-Man e patron della label Burning Shed), ma anche la natura stessa di Erra, che lo ha guidato a non accettare compromessi lontani dagli alti standard professionali che si era prefissato. L’accasamento nella scuderia KScope è stato il raggiungimento di un obiettivo che qualche anno fa sarebbe sembrato solo un sogno.

E invece "A Sense Of Loss" è un sogno divenuto realtà: la band, stabile nella formazione (Erra, Paolo Martellacci, Alessandro Luci, Gigi Zito, Paolo Vigliarolo), oltre ad aver raggiunto una consonanza sonora completa si è aperta all’innesto di un quartetto d’archi (il Wooden Quartet, diretto da Enrico Razzicchia) che gioca un ruolo importantissimo nella risoluzione dei brani: così laddove per un qualsiasi chitarrista sarebbe stato impossibile rifuggire dalla tentazione di un assolo, Giancarlo dimostra come sia possibile riuscire a eludere ogni cliché rock senza perdere un grammo di energia, di pathos, di totale pienezza. "A Sense Of Loss" non è un disco rock e neppure post-rock (come si dice da più parti): "A Sense Of Loss" è un disco denso, stratificato, dotato di una dimensione sonora profondissima, il cui impatto è notevole anche in brani in cui la chitarra elettrica non c’é affatto e in cui la batteria o è assente o ha un ruolo apparentemente marginale. È un poderoso autoritratto di un’anima dolente (appunto quella di Erra, compositore unico e suggeritore unico degli altri attori protagonisti del suo malinconico teatro sonoro), un’anima stavolta in grado di denudarsi interamente, per permettere ad ogni singolo brano di essere una rivelazione.

E ogni brano lascia il segno, in quello che potrebbe essere un album a tema sul distacco (amoroso, umano) e sul superamento dello stesso. La visione dominante della sua musica evolve da quel concetto di raffinatezza crepuscolare dei citati No-Man, dalle suggestioni fra ghiaccio e fuoco trasmesse dai Sigur Ros, dalle lente insurrezioni emozionali dei Bark Psychosis, da radici lontane come quelle dei percorsi di ricerca timbrica inaugurati da David Sylvian o da Brian Eno. Ma si tratta di evanescenti impressioni, che sfumano non appena ci si immerge nella musica. Nel precedente "Lightdark" c’era già il “ponte” verso "A Sense Of Loss" e questo ponte si chiamava Kites. Da lì scaturisce tutto il senso del nuovo lavoro: ogni composizione corrisponde a uno stadio di evoluzione nella modalità di espressione del dolore. Una scultura musicale modellata attorno alla sofferenza.

Ogni traccia è dunque un solco impresso, fino alla lunga cavalcata finale (Winter Will Come), nella quale l’abbandono cantato, suonato, è assoluto, ineluttabile, definitivo. Ma necessario, come necessario è l’ascolto di "A Sense Of Loss". Un album distante da mode, che rifugge da qualsiasi facile inquadramento, nel momento in cui sembra messo a fuoco. Una unica avvertenza: il disco richiede l’ascolto integrale e il coraggio di sintonizzare le proprie vicende emozionali con quelle narrate, cantate, suonate, nel tentativo di esorcizzare non i fantasmi, ma la realtà.

Internet:

http://www.nosound.net/  (Official Site)

http://www.myspace.com/nosoundnet

http://www.lastfm.it/music/Nosound

Video:

"Constant Contrast" http://www.youtube.com/watch?v=X4AR9HT8lg8

 

V Voti

Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 2 voti.
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