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R Recensione

7,5/10

Caribou

Our Love

Daniel Snaith è uno che sa fiutare in che direzione tira il vento, gliene va dato atto. E’ anche uno dal tocco magico e leggero, quasi che, in tutte le sue trasformazioni, non abbia mai fatto fatica a plasmare a suo piacimento le intuizioni che captava nell’aria e ad aggiungerci le sue, per tirar fuori roba di tutto rispetto.

Riprendiamo dalla trasformazione elettronica virata dance di "Swim". Una sequela di singoli tanto capaci di far ballare quanto pregevoli all’ascolto casalingo ed è il capolavoro; dall’electro-funk alla deep-house, un distillato di generi in grado di condensare buona parte dell’elettronica e spingerla ancora un po’ oltre, grazie ad una ricercatezza in fase di produzione che, ben lontana dall’essere fine a se stessa, si rivela spesso incisiva.

In questi quattro anni di sosta (almeno per quanto riguarda il moniker Caribou) la sua ampia rete ha catturato della roba interessante nell’etere, pronta ad essere rielaborata.

Primo fra tutti il sodalizio ormai inestricabile fra beat elettronici e soul, sempre più in voga, con le sue teorie di vocoder e riletture digitali della materia classica, poi il ragazzo prodigio Jamie XX e i suoi campionamenti fantasiosi e il fermento tutto inglese della future garage.

Our Love” (la dedica alla figlia nata recentemente) è un lavoro meno epidermico del precedente, che entra di soppiatto. Laddove gli squarci campionati di “Odessa” irrompevano al primo secondo, qui i beat si fanno strada più lentamente e non è solo questione di tempistica, il dancefloor si allontana anche concettualmente e nella struttura delle canzoni; i climax che il nostro è tanto bravo a creare vengono rilasciati senza esplodere, solo liberando il ritmo. Un lavoro di cesello.

Ascoltare il primo singolo rilasciato ed opener “Can’t Do Without You”, i synth molli e fluttuanti, i beat che non raggiungono mai la ballabilità vera e propria, malgrado lo spettro sonoro diventi sempre più saturo, la voce pressata sott'acqua. Persino “All I Never Need” la più vicina alle atmosfere di “Swim” preferisce un andamento spezzato, malgrado la trascinante linea di sintetizzatore.

Non che Caribou non si tolga qualche sfizietto tamarro da dancefloor (sentire “Our Love”, dove la voce campionata e pitchata teorizzata da certa future garage dà inizio alla corsa verso il sottocassa, dopo la prima metà quasi trattenuta) ma le scelte estetiche ricadono per la maggior parte verso tinte più ambientali e minimali.

Migliore esperimento, in questo caso, l’esoterica “Mars”, cinematica e tribale, condotta da un flauto sinuoso ed interrogativo. Meno riusciti il Jamie XX all’acqua di rose di “Julia Brightly” e il passo trascinato chillwave di “Dive”.

Silver”, invece è un elettro soul diafano, poggiato su una base ondeggiante; ancora più spinta in questa direzione è “Back Home”, vicinissima ad un How To Dress Well e forte della parte cantata più indovinata dell’intero album, nel quale la voce, che non sia campionata, trova molto meno spazio, e di conseguenza fornisce meno appigli ad un primo ascolto, rispetto alle esperienze passate. Un tuffo nell’elettro-pop  con “Second Chance”, condito dal cantato soul dell’ospite Jessy Lanza; complice la vocalist femminile la mente va all’esordio di quest’anno di Tomas Barfod. Altra ospitata all’interno del disco è quella del sodale Owen Pallett, all’arrangiamento degli archi in coda a “Our Love”, in realtà piuttosto impalpabile come contributo.

Vengono un po’ meno alcune soluzioni esuberanti, a favore di una purezza algida elettronica ma la trasformazione pare ormai irreversibile, il Caribou di “Andorra” è un hippie dell’ultima ora quasi estraneo al producer di oggi, se non fosse per la delicatezza che lo ha sempre contraddistinto.

Davvero non sappiamo dove ci porterà con la prossima tappa, l’unica certezza è che il 2014 elettronico passa anche da qui.

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Voto degli utenti: 7,1/10 in media su 6 voti.
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REBBY 6/10

C Commenti

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Jacopo Santoro (ha votato 7,5 questo disco) alle 14:56 del 3 dicembre 2014 ha scritto:

Grandissimo disco, malgrado questo non sia il mio genere di riferimento. "Our love", "Can't Do Without You" e sopra tutte "Silver" sono pezzi di altri sistemi solari.

Jacopo Santoro (ha votato 7,5 questo disco) alle 14:56 del 3 dicembre 2014 ha scritto:

*sono canzoni

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 11:47 del 16 marzo 2015 ha scritto:

Il mio pezzo preferito è invece Back home ed Andorra rimane il suo album che mi piace di più.