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R Recensione

7,5/10

Depeche Mode

Delta Machine

Chi ricerca dei brani memorabili, da canticchiare per i prossimi decenni, del tipo Enjoy The Silence, Personal Jesus e affini, che giri alla larga da quest’ultimo lavoro della band inglese.

Ciò nonostante, Delta Machine è un disco estremamente interessante, forse il migliore dai tempi di Ultra dal lontano 1997.

Complesso, oscuro, quasi indecifrabile. E’ intriso di abbondanti ed intensi suoni elettronici, poco convenzionali. Chi l’ha ascoltato in anteprima, si è spinto a definirlo addirittura un disco Blues (vedi la chiusura Goodbye ), forse enfatizzandone la valutazione, ma comprovando le difficoltà nel classificarlo.

La band, nelle rituali interviste promozionali, l’ha qualificato “non diverso” dai loro canoni. Per certi versi può essere vero ma non completamente.

E’ stato decontestualizzato l’intero metodo creativo che i Depeche Mode hanno da sempre utilizzato come marchio di fabbrica.

I suoni sono stati smontati, risuonati, rivisti, emergendo a tratti assolutamente futuribili, come dimostra, a titolo esemplificativo, l’estro esotico di Should Be Higher.

Per Delta Machine vale, più che mai, la definizione: “E’ un disco da ascoltare più volte”.

Sembra realizzato nei primi anni ’80 ed inciso oggi con suoni moderni. E’ un Black Celebration  del 2013 (esagerato?).

La pesante oscurità e la tenebrosità che permea l’intero lavoro diventa, alla lunga, un punto di forza inequivocabile.

Questo sound colmo di paradossi, molto grave, poco orecchiabile, sintetico, scevro e scarno, quasi asettico, minimale ma anche sorprendentemente sontuoso e pieno, se dapprima può disorientare ed appesantire riesce progressivamente a caratterizzarsi perfettamente  ed assumere un senso logico d’insieme.

La scelta di utilizzare Heaven come singolo apripista è sintomatica. Non è un pezzo come poteva essere ad esempio la debordante Wrong del  disco precedente, giusto per non scomodare hit più lontane nel tempo.

Heaven è più intensa, sporca, più personale, più sofferta , più intima ma alla fine anche il contrario di tutto ciò. Ecco il paradosso prima citato.

Brani come Angel oppure Soothe My Soul che risultano essere quelli più vicini ad una plausibile forma di singolo promozionale, hanno all’interno una severità ed una complicata trama di decodifica.

Martin Gore è, al solito, il padrone quasi assoluto delle creazioni che compongono il disco.

In grande spolvero il biondo folletto,  davvero.

La meravigliosa The Child Inside, dove la sua voce inconfondibile mista al profondo scenario regala un passaggio che dal vivo riscuoterà enormi consensi, la frastornata melodia di Slow, la minimale My Little Universe oppure l’ipnotica Soft Touch / Raw Nerve che sembra catapultata dal 1981 da un tunnel sintetico sotterraneo.

Tuttavia, come accaduto nelle ultime produzioni, anche Dave Gahan contribuisce alla scrittura in modo decisamente interessante. Sono tre i brani da lui ideati, già citata Should Be Higher.

L’esperienza, positiva e riuscita, con i Soulsavers ha fornito al frontman la chiave per portare all’interno del progetto Depeche Mode quell’alone di complicata malinconia e seriosità al repertorio della band di Basildon.

Gahan risulta un autore fresco e poco usurato, una marcia in più per l’intera scala produttiva ed artistica del gruppo. In Broken  sono forti i riferimenti all’epoca d’oro della band pur non risultandone affatto una mera fotocopia.

Non serve andare oltre. E’ un disco corrosivo, da ascoltare e metabolizzare con calma ed impegno. Dopo altalenanti produzioni quali “Exciter”, Playing The Angel e Sound Of The Universe finalmente un lavoro decisamente convincente sotto ogni aspetto.

V Voti

Voto degli utenti: 6,7/10 in media su 22 voti.
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IlGrenio 7,5/10
mavri 6,5/10
skyreader 5,5/10
fgodzilla 7,5/10
Kid_Ale 5,5/10
brian 5/10
lev 8/10
ciccio 8/10
FOKETTO 8,5/10
Richardo 7,5/10
PehTer 8/10
Lepo 6,5/10

C Commenti

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tramblogy (ha votato 7 questo disco) alle 9:04 del 3 aprile 2013 ha scritto:

Uhmmm....d'accordo sul voto (forse tolgo il mezzo)...ma si intravede la difficoltà nel recensirlo...hai tralasciato slow e alone...forse le migliori...ma sicuramente non sarà mai un black celebration...questo e' sicuro.

precogcris, autore, alle 13:06 del 3 aprile 2013 ha scritto:

Grazie "tramblogy" per aver analizzato la mia recensione. L'affermazione del nuovo black celebration era ovviamente una forzatura ma era più che altro indicativo di certi suoni oscuri e molto wave. Per quanto concerne "Slow" ed "Alone" sono concorde. Due ottimi pezzi, tra i migliori. Slow ha questo incedere obliquo che affascina ed Alone ha questa melodia orecchiabile strutturata su un possente e sontuoso telaio elettronico. Non volevo però fare una recensione dove passare in rassegna brano per brano. Gli altri mi sembravano più singolari. Continuo a sostenere che questo possa diventare uno dei dischi che in un'ipotetica classifica generale dei DM, si collocherebbe nella metà alta. Più lo ascolto e più me ne convinco. Lo trovo un disco completo. L'altro giorno riascoltandolo in macchina ho concluso che dopo i primi sette pezzi ero già pienamente soddisfatto del prodotto.

Non trovo la frammentarietà dei dischi precedenti o quei pezzi che ascoltati dopo altri denotavano una brusca frenata qualitativa.

tramblogy (ha votato 7 questo disco) alle 13:31 del 3 aprile 2013 ha scritto:

Certo...in molti dicono come tu hai scritto che si avvicina per bellezza ad ultra...si, un po' sotto,..comunque meglio degli altri post 2000...ora conclusa la trilogia distruttiva di hillier, personalmente spero in un ritorno di wilder (un sogno), oppure che Gore molli tutto e faccia pure una carriera solista, anche con pezzi acustici....gahan smetta di scrivere canzoni, perche sono piu muscoli che poesia...non ne e' proprio capace, (nessuno te lo chiede)..e questo delta machine speriamo che duri nel tempo...Mha!?.ciao

precogcris, autore, alle 14:27 del 3 aprile 2013 ha scritto:

Ad Ultra, per quanto mi riguarda, non si avvicina. E' il mio disco preferito dei DM. Inarrivabile (sempre imho). Delta Machine per certi versi ne può essere un'appendice. Trovo che i brani di Gahan inseriti in DM sian omigliori di quelli che ha precedentemente realizzato. Anche questo trovo che sia cosa buona. Anch'io spero nel riento di Wilder. Non capisco cosa freni gli uni dal richiamarlo visto che a turno fanno progetti con lui ed a lui nel voler rientrare in un progetto che dolente o nolente è planetario ed i frutti li porta sempre a casa. E' un piacere discorrere con te. Ciao.

IlGrenio (ha votato 7,5 questo disco) alle 23:15 del 3 aprile 2013 ha scritto:

...condivido voto e opinione generale sul disco.Sale a ogni ascolto

.Ovviamente,pensandola uguale,la recensione è perfetta

Lezabeth Scott alle 17:45 del 4 aprile 2013 ha scritto:

Quindi 'sti Depeche, zitti zitti, ancora gliel'ammollano...

nebraska82 alle 19:09 del 4 aprile 2013 ha scritto:

zitti zitti mica tanto, li stanno pubblicizzando più di un dentrifricio!

skyreader (ha votato 5,5 questo disco) alle 11:13 del 6 aprile 2013 ha scritto:

Non avrei mai creduto di doverlo dire, ma alla fine, col senno di poi, devo ammettere che il miglior album della trilogia prodotta da Ben Hillier è “Playing The Angel”. E dire che ho intensamente sperato, ogni volta, che i DM avessero potuto produrre qualcosa di ben più significativo.

E’ forse il caso di rammentare le tante petizioni promosse dai fan per un cambio di produttore: Hillier ha fatto grandi cose (specialmente con gli Elbow e con i Blur), ma con i DM spesso non ha trovato il bandolo della matassa sonora nel modo più efficace e funzionale alla musica stessa.

Questo nuovo capitolo è per certi versi più inefficace di “Sound Of The Universe” (che aveva buone melodie per nulla esaltate dalla produzione: non a caso le demo-version erano di gran lunga superiori): sotto una montagna di suoni coatti, fra modernariato ammiccante e antiquariato fittizio, poco brilla sia sotto il sole che nell’oscurità. Suoni fini a se stessi, che non si integrano come dovrebbero alle (deboli) melodie. E Should Be Higher da sola potrebbe esemplificare questo stato dell’arte.

Martin Gore si riserva alla voce una delle più scialbe ballad (The Child Inside) che abbia mai scritto: e i suoi gorgheggi proprio non bastano a risollevarne le sorti del brano.

Welcome To My World, rifà il verso alla stupenda Saw Something del Gahan solista, non riuscendo ad essere ugualmente seducente. Perché Saw Something se fosse stato un pezzo dei DM, davvero sarebbe divenuto un classico.

Non capisco proprio tutto questo battage promozionale che preannunciava un nuovo “Ultra”. Ma neppure rinvengo abbastanza elementi “cupi” da rimembrare “Black Celebration”.

Martin alla chitarra procede sugli accordi che fino alla nausea abbiamo sentito in I Feel You e Personal Jesus (vedi Goodbye oppure Angel).

Slow, Broken (il migliore fra i singoli a disposizione), Alone sono i brani da salvare. Ma dovendone scegliere uno solo opterei per l’eterea ipnosi di Alone.

Della trilogia di Hillier già ho detto: ma se devo indicare una preferenza ai DM nel nuovo millennio, ritengo che il loro “spirito” si sia espresso (al) meglio in “Exciter”, che dopo “Ultra” davvero non parve così fenomenale, ma che riascoltato e riascoltato nel corso degli anni un suo valore lo ha comunque conquistato.

Guardando allo loro storia nella sua interezza, continuo a rinvenire in “Construction Time Again”, “Some Great Reward”, “Violator” e “Ultra” i capitoli più significativi, completi, innovativi.

Ma come già ampiamente dimostrato dalle loro strategie, ai DM, a questi DM sta più a cuore vendere i biglietti per un tour, strappare i primi sold-out, che non puntare su un album. Esattamente l’opposto di quanto accaduto per “Ultra”. Rispetto il genuino pensiero di Cristiano, ma a me il disco ha fatto ben altro effetto.

tramblogy (ha votato 7 questo disco) alle 16:18 del 8 aprile 2013 ha scritto:

Piccolo appunto: Saw non fa nessun verso a welcome...due pezzi completamenti diversi...scritti da due teste parallele.... Pta che ti pace tanto e' un disco chiassoso dall inizio alla fine...sporchissimo, con suoni plin plin messi a casaccio come riempitivi, che vanno oltre la lagna di the child inside. purtroppo sono entrati nella rete del business, troppe collaborazioni esterne, l intimità di un disco scritto con 4 gatti li possiamo dimenticare, altri tempi, ma da carriera ultratrentennale la loro dignità sembra sgretolata dall usura dei tempi, nel modo migliore, naturalmente.

skyreader (ha votato 5,5 questo disco) alle 21:13 del 8 aprile 2013 ha scritto:

Innanzitutto, non ho detto che mi piace tanto “Playing The Angel”: rileggi bene… ho scritto che fra i tre “PTA”, “SOTU” e “DM”, se proprio sono costretto a scegliere, dico che – CON IL SENNO DI POI – “Playing The Angel” è il migliore, ma sempre nel senso del meno peggio… ;o) Almeno ha migliori idee, indipendentemente da come queste sono sviluppate. Una Precious resta, spero in modo incontrovertibile, il loro miglior singolo nel nuovo millennio. Ma anche A Pain That I’m Used To (perfetta ad inizio concerto), Suffer Well e l’immaginifica The Darkest Star (questa davvero poteva stare su “Ultra”), tratteggiano i momenti migliori di “PTA”.

Per quanto riguarda Welcome To My World, è semmai questa che “rifà il verso” alla precedente Saw Something e non viceversa… E’ ovvio che non parlo di una similitudine strettissima, ma di un feeling e di un andamento… in particolar modo l’inizio e il modo di evolvere. Se poi confronti il crescendo di WTOMW mentre Gahan canta ”And if you stay a while / I'll penetrate your soul / I'll bleed into your dreams / You'll want to lose control” ha una stretta parentela sonora con quando, in Saw Something, canta “You and I have come so far / We've reached beyond the farthest star / Time and time and time again / I want you back…”. Solo in Saw Something a quel crescendo entra una lancinante chitarra che fa venire i brividi, mentre in Welcome To My World tutto si, come dire, affloscia… ;oD

tramblogy (ha votato 7 questo disco) alle 23:01 del 8 aprile 2013 ha scritto:

Guarda, nn sopporto precious , dark star sta benissimo dove si trova, a pain e' l intro piu brutto di un disco dei dm....e ho detto tutto. Delta a confronto ci passa sopra come un carro armato...in piazza tienament. Imo.

fgodzilla (ha votato 7,5 questo disco) alle 14:05 del 8 aprile 2013 ha scritto:

Si si e con il prossimo S.Siro sono a quota 10 live che dire .........

dario1983 (ha votato 8 questo disco) alle 2:24 del 10 aprile 2013 ha scritto:

Ho avuto la stessa impressione dell'autore della recensione (a proposito: complimenti) per quanto riguarda l'atmosfera anni '80 dei suoni.

Ho ascoltato distrattamente il singolo Heaven per la prima volta poche settimane fa in radio, e l'effetto '80 era talmente forte da sembrarmi una vecchia hit di non so chi pescata nell'immenso repertorio new wave da qualche ben attrezzato dj (non so perché ma non avevo riconosciuto la voce di Gahan).

Quando la mia ragazza mi ha fatto notare, quasi con scherno, che quella era l'ultima de DM per poco non mi spiaccicavo contro un palo: "No dai, sono loro, ma sarà sicuramente una cover di un pezzo anni '80 di chissà chi". "Guarda che è il NUOVO singolo del NUOVO album!".

Sono sempre stato scettico verso i "mostri sacri" del passato (e non riferisco solo ai DM) che continuano con testardaggine, quasi da accanimento terapeutico, le loro improbabili carriere fatte di autoplagi, copia e incolla e, quando va bene, improbabili restyling musicali. Devo dire che questa volta mi sono dovuto ricredere.

Il mio è un otto pieno.

brian (ha votato 5 questo disco) alle 11:02 del 13 aprile 2013 ha scritto:

Non ci sento particolarmente gli anni 80, non più di quanto gli 80 facciano parte geneticamente del loro dna. Disco prevedibile tutto sommato, compresa la comparsata di Gore messa strategicamente in scaletta al punto giusto. Disco esclusivamente per fan ossessionati.

lev (ha votato 8 questo disco) alle 10:13 del 20 aprile 2013 ha scritto:

non sono certo il più indicato per dirlo, data la mia difficoltà ad essere obiettivo con i dm. ma per me sto giro hanno fatto il botto. assolutamente il migliore dai tempi di ultra. anche di quel playing the angel che tanto avevo apprezzato. e di sounds of the universe, buono ma che con il tempo mi è sceso molto.

NathanAdler77 (ha votato 7 questo disco) alle 1:15 del primo maggio 2013 ha scritto:

Nel 2013 suonano ancora contemporanei e credibili (vedi lo sciame industrial sulla coda di "Secret To The End"), non è poco per tre cinquantenni ultra-miliardari. Meno ritornelli e più struttura cinematica: "Slow", "Should Be Higher" e sopratutto "Alone" sono brani importanti, dal notevole potenziale. Probabile sigillo finale dopo il fiacco "Sounds Of The Universe" e il migliore dal novantasette con "Playing The Angel".

Franz Bungaro (ha votato 5 questo disco) alle 12:42 del 2 maggio 2013 ha scritto:

Una Black Celebration del 2013 non è esagerato, è forse più esatto dire un'eresia...scherzo ...cmq mi sforzo da giorni di trovare un aggettivo che sintetizzi il mio pensiero su quest'album...al momento "truzzo" è in pole position, poi c'è noiso. Dovessi però trovarne uno più politically correct mi rifaccio vivo...forse contribuisce il fatto che ora non riesco a togliermi dalla mente l'immagine di Gahan a bordo di una Golf fiammante, l'auto che fin da piccolo associo al truzzo arricchito che sfrecciava per le stradine del paesello, con una golf il più delle volte ritoccata, e Personal Jesus a palla fino a farti tremare lo stomaco dalle vibrazioni...poi c'erano le varianti dei tedeschi in vacanza, e le loro Golf (ed i loro impianti stereo) erano le migliori in assoluto..

Heaven è indubbiamente molto bella, ma non basta a farne un album sul quale possa esprimere un giudizio positivo. Consiglio comunque un bel ripassone di Black Celebration, che male non fa!

dario1983 (ha votato 8 questo disco) alle 19:09 del 2 maggio 2013 ha scritto:

Anche Black celebration è truzzo a modo suo, utilizzando il tuo metro di giudizio

"Death is everywhere, there are flies on the windscreen": "Adolescenziale" per usare un eufemismo.

Franz Bungaro (ha votato 5 questo disco) alle 20:00 del 2 maggio 2013 ha scritto:

..ma infatti truzzo era il complimento, il giudizio negativo l'ho dato con "noioso"...

Gio Crown (ha votato 6 questo disco) alle 12:34 del 20 maggio 2013 ha scritto:

Direi ascoltabile e godibile sino in fondo...molto anni '80 (i miei ventanni, sarà per questo che mi piace?). Non un capolavoro, ma è piacevole e ben confezionato. Qua e là ci sono guizzi di pura bellezza come Angel, Slow e The Child Insiede...un po' più di spazio a sonorità come queste forse avrebbero fatto aumentare il voto (almeno il mio) comunque il "vecchio" gruppo è sempre in forma!

andrea-s (ha votato 5 questo disco) alle 10:57 del 5 luglio 2013 ha scritto:

Purtroppo è una delusione per quel che mi riguarda. L'ottimo Ultra da molti nominato in questa discussione è lontanissimo. Anche i recenti tour sono stati una coltellata al cuore. Temo il peggio.

FOKETTO (ha votato 8,5 questo disco) alle 23:09 del 3 gennaio 2014 ha scritto:

sono d'accordissimo su molte cose : penso che l'esperienze (sofferta) che segue le vicende personali (sofferte) di Dave,fornisca una ulteriore possibilità alla quale attingere. Penso che questo disco , - l'ho detto dal primo momento e lo confermo a distanza di mesi - dovrà essere "capito",ci vorrà del tempo.

E' una bomba...provo a recensirlo senza nulla togliere al tuo "saggio",ma giusto per rendere l'idea di una vicinanza di pensiero molto marcata.

Per quanto mi riguarda, è un lavoro che si staglia nettamente rispetto a tutto ciò che mi circonda - musicalmente - da molti anni in qua. Mi piace è dire poco... DELTA MACHINE è bruciante.

Mi ha tolto la pelle di dosso,me l’ha strappata via letteralmente. Spirito e carne: Bowie algido e distaccato,Gahan trasversale allo stesso modo ma profondo,nero ,bruciante…luce,oscurità. Un’anima profonda.

Fuoco puro,che supera il disincanto cui la vita stessa ti sottopone.

E’ come nuotare a ritroso lungo il corso di un fiume,per trovare vecchie insenature,riscoprendo intatti paesaggi,ma notando ed assaporando particolari che ti erano sfuggiti oppure ai quali assegnavi sapori,odori,considerazioni diverse.

Un riassunto nuovo,sembra una contraddizione ma non lo è affatto : un tumulto riscoperto.

Si confermano umani,o almeno densi di umanità,i DM,attraverso una maturità che risplende di luce accecante,pur prendendoti per mano mentre scendi nel buio nella notte,gradino per gradino,in una notte avvolgente : Delta Machine è concentrato di arte pura,di spirito e carne,di fuoco ,improvvise fiammate,ed una quiete apparente che vibra dentro.

Arte pura,bruciante,profonda,la sublimazione di trenta anni di musica espressa in un nuovo riassunto,come già detto,che si concretizza in un lavoro denso,intenso,pulsante ed ipnotico come il blues sa essere,vitale ed a tratti nervoso così come gli impulsi di elettronica ormai sapientemente dispensati,riescono a trasmettere come scariche continue di adrenalina.

Dopo l’apertura di una tanto perentoria quanto intima “Welcome to my world” che schiude il portone del castello, Angel,il secondo brano che arriva , propone proprio questo : una scarica energica ed inflessibile che fornisce l’accesso a Delta Machine. Non ci sono passaggi a vuoto,perché il singolo Heaven,pur nella sua semplicità, introduce una pausa tutto sommato doverosa,che sfocia in un brano pulsante come gran parte dell’album,cioè “Secret to the end”. Qui l’album diventa asimmetrico,logico eppure irrazionale,scheggia impazzita alla maniera dei DM,capaci di sfornare a getto continuo musica apparentemente già sentita (le radici blues sono fortissime) ma in grado sempre di catturare un sardonico sorriso di intima approvazione. Sembra di guardare un incrocio da una finestra di un motel,dopo una notte in balìa di alcol ed antidepressivi, mentre ascolti “My little universe”,ma vieni subito dopo risucchiato da un caldo morbido blues : “Slow” libera una vena creativa che si richiama,rifugiandosi in essa,a radici mai sopite. “Broken”,traccia successiva, potrebbe essere martellante nell’incedere e nella crescente sommessa enfasi,ma probabilmente per scelta precisa,la musica preferisce chiosare a tinte tenui,con suoni cioè non eccessivi,un testo che come sempre scorre a ritmi di nodi in gola…La morbidezza di “Child inside”,persa nei ricordi di un cuore di bambino comunque ancora pulsante nel corpo di un adulto, introduce in un tempo sospeso un retaggio molto Joy Division sia nella ritmica che nella costruzione – incalzante - del brano : “Soft Touch Raw Nerve” potrebbe essere un brano classico dei DM degli anni 80. L’album potrebbe già essere a buon punto…ma arrivano fuochi di tango avvolgenti,contatti pelvici con mani che si incrociano. La carnalità di “Should Be Higher” che fa da contraltare ad un disperato bisogno di spingere più in là. Un movimento necessario,obbligato, irrinunciabile. “Alone” conferma un legame con ciò che si è amato e si ama di più : nonostante tutto,vita.

” I was your father, your son and your holy ghost and priest

Through your failings and success

Through your losses and gains

I didn’t see much happiness or pain”.

Sono stato e sarò tutto per te, non importa se da solo o no. Questo è ciò che è stato. Molto tempo fa,forse un attimo.

“Soothe My soul” ,incalza,riprende Should be Higher,rilancia. La stessa carnalità,la medesima aspirazione,ma più immediata,più decisa. Un saggio di cosa può comporre un gruppo che ha dato vita a pezzi come Personal Jesus e I feel you. Potenza ritmo armonia.

La capacità di corrompere e scavare dove c’è da farlo,ben sapendo che ognuno di noi ha un lato più o meno oscuro, animale, istintivo ed irrazionale. Il passaggio finale,”Goodbye”,non può che essere un omaggio a se stessi,in chiave blues,un saluto al mondo che ti ferisce,al dolore che si allontana ma che può tornare qui da un momento all’altro.

L’importante è farsi trovare pronti,forti.

Gli occhi,dopo un po’,si abituano all’oscurità.

E’ bello trovare e scovare luce nel buio,quando non ci pensavi più.

Delta Machine,Depeche Mode.

FOKETTO (ha votato 8,5 questo disco) alle 23:10 del 3 gennaio 2014 ha scritto:

sono d'accordissimo su molte cose : penso che l'esperienze (sofferta) che segue le vicende personali (sofferte) di Dave,fornisca una ulteriore possibilità alla quale attingere. Penso che questo disco , - l'ho detto dal primo momento e lo confermo a distanza di mesi - dovrà essere "capito",ci vorrà del tempo.

E' una bomba...provo a recensirlo senza nulla togliere al tuo "saggio",ma giusto per rendere l'idea di una vicinanza di pensiero molto marcata.

Per quanto mi riguarda, è un lavoro che si staglia nettamente rispetto a tutto ciò che mi circonda - musicalmente - da molti anni in qua. Mi piace è dire poco... DELTA MACHINE è bruciante.

Mi ha tolto la pelle di dosso,me l’ha strappata via letteralmente. Spirito e carne: Bowie algido e distaccato,Gahan trasversale allo stesso modo ma profondo,nero ,bruciante…luce,oscurità. Un’anima profonda.

Fuoco puro,che supera il disincanto cui la vita stessa ti sottopone.

E’ come nuotare a ritroso lungo il corso di un fiume,per trovare vecchie insenature,riscoprendo intatti paesaggi,ma notando ed assaporando particolari che ti erano sfuggiti oppure ai quali assegnavi sapori,odori,considerazioni diverse.

Un riassunto nuovo,sembra una contraddizione ma non lo è affatto : un tumulto riscoperto.

Si confermano umani,o almeno densi di umanità,i DM,attraverso una maturità che risplende di luce accecante,pur prendendoti per mano mentre scendi nel buio nella notte,gradino per gradino,in una notte avvolgente : Delta Machine è concentrato di arte pura,di spirito e carne,di fuoco ,improvvise fiammate,ed una quiete apparente che vibra dentro.

Arte pura,bruciante,profonda,la sublimazione di trenta anni di musica espressa in un nuovo riassunto,come già detto,che si concretizza in un lavoro denso,intenso,pulsante ed ipnotico come il blues sa essere,vitale ed a tratti nervoso così come gli impulsi di elettronica ormai sapientemente dispensati,riescono a trasmettere come scariche continue di adrenalina.

Dopo l’apertura di una tanto perentoria quanto intima “Welcome to my world” che schiude il portone del castello, Angel,il secondo brano che arriva , propone proprio questo : una scarica energica ed inflessibile che fornisce l’accesso a Delta Machine. Non ci sono passaggi a vuoto,perché il singolo Heaven,pur nella sua semplicità, introduce una pausa tutto sommato doverosa,che sfocia in un brano pulsante come gran parte dell’album,cioè “Secret to the end”. Qui l’album diventa asimmetrico,logico eppure irrazionale,scheggia impazzita alla maniera dei DM,capaci di sfornare a getto continuo musica apparentemente già sentita (le radici blues sono fortissime) ma in grado sempre di catturare un sardonico sorriso di intima approvazione. Sembra di guardare un incrocio da una finestra di un motel,dopo una notte in balìa di alcol ed antidepressivi, mentre ascolti “My little universe”,ma vieni subito dopo risucchiato da un caldo morbido blues : “Slow” libera una vena creativa che si richiama,rifugiandosi in essa,a radici mai sopite. “Broken”,traccia successiva, potrebbe essere martellante nell’incedere e nella crescente sommessa enfasi,ma probabilmente per scelta precisa,la musica preferisce chiosare a tinte tenui,con suoni cioè non eccessivi,un testo che come sempre scorre a ritmi di nodi in gola…La morbidezza di “Child inside”,persa nei ricordi di un cuore di bambino comunque ancora pulsante nel corpo di un adulto, introduce in un tempo sospeso un retaggio molto Joy Division sia nella ritmica che nella costruzione – incalzante - del brano : “Soft Touch Raw Nerve” potrebbe essere un brano classico dei DM degli anni 80. L’album potrebbe già essere a buon punto…ma arrivano fuochi di tango avvolgenti,contatti pelvici con mani che si incrociano. La carnalità di “Should Be Higher” che fa da contraltare ad un disperato bisogno di spingere più in là. Un movimento necessario,obbligato, irrinunciabile. “Alone” conferma un legame con ciò che si è amato e si ama di più : nonostante tutto,vita.

” I was your father, your son and your holy ghost and priest

Through your failings and success

Through your losses and gains

I didn’t see much happiness or pain”.

Sono stato e sarò tutto per te, non importa se da solo o no. Questo è ciò che è stato. Molto tempo fa,forse un attimo.

“Soothe My soul” ,incalza,riprende Should be Higher,rilancia. La stessa carnalità,la medesima aspirazione,ma più immediata,più decisa. Un saggio di cosa può comporre un gruppo che ha dato vita a pezzi come Personal Jesus e I feel you. Potenza ritmo armonia.

La capacità di corrompere e scavare dove c’è da farlo,ben sapendo che ognuno di noi ha un lato più o meno oscuro, animale, istintivo ed irrazionale. Il passaggio finale,”Goodbye”,non può che essere un omaggio a se stessi,in chiave blues,un saluto al mondo che ti ferisce,al dolore che si allontana ma che può tornare qui da un momento all’altro.

L’importante è farsi trovare pronti,forti.

Gli occhi,dopo un po’,si abituano all’oscurità.

E’ bello trovare e scovare luce nel buio,quando non ci pensavi più.

Delta Machine,Depeche Mode.

GiovanniR alle 22:35 del 2 dicembre 2018 ha scritto:

Ho ascoltato molto Delta Machine ma (sembra incredibile anche a me) i miei brani preferiti sono quelli scritti da Dave: Broken, All that's mine e Happens all the time!