LUMP
LUMP
Ci sono un ragazzo, una ragazza e uno yeti. Lui torna a Londra dopo quattro anni passati in Islanda, lei è fuggita negli Stati Uniti per poi rientrare nella terra natia. Lo yeti è il frutto del loro incontro. Naturalmente non sto dando i numeri, ma parlando invece del progetto tenuto nel cassetto almeno per un anno e mezzo da Mike Lindsay (Tunng) e Laura Marling, vocalist deccezione per le produzioni sonore ideate da Lindsay e poi cedute allazione creatrice della partner (She would just come in, listen, and write, racconta il produttore in unintervista). LUMP, nome scelto di getto dalla figlioccia della Marling, rappresenta un incontro tra vocazioni e immaginari differenti, uniti dallanimale peloso (elemento surrealista e simbolico) che anima i video della coppia, rappresentando una sorta di forza primitiva volta a scuotere lordine severo delle sei tracce dellalbum, tutte scritte nella stessa tonalità e allacciate luna allaltra in sequenza, sfruttando lelemento ricorrente di un drone di flauto (come racconta lo stesso Lindsay a NME).
Lincontro tra i due è un reciproco guardarsi, comprendersi, integrarsi: musica e liriche convergono generando un sovrappiù di mood, di substrato evocativo, per una mezzora di musica dal grandissimo potere immaginifico. La prima Late to the Flight è la migliore introduzione possibile: giro di accordi circolare che si inserisce nellatmosfera densissima e gorgogliante dei synth sullo sfondo, con la voce della Marling che ha leffetto di una sorsata dacqua fresca. Seguendo la forza modellante della voce, pian piano, si screziano le tessiture grazie allaprirsi delle armonie, dellimmillarsi delle voci, dello svolazzare del flauto in unatmosfera sempre più estatica e dreamy, memore della Linda Perhacs di Chimacum Rain. Il brano fluisce nella successiva May I Be the Light, intreccio di modulazioni sintetiche e liriche sillabate, che insieme strutturano e infittiscono la gamma cromatica del brano, in una sorta di contrasto armonico tra lanima techno e i dolci innesti melodici dei volteggi lirici culminanti nel verso Its a sign of the times / You know. E ancora, loscillatore ci conduce e si perde nella fumosa Rolling Thunder, infittirsi globulare di risonanze e espansioni sonore (quella del climax finale, grandiosa, introdotta da una frase di trombone), a sua volta sfumata nel raffinatissimo electro-pop di Curse of the Contemporary, guidata da un tondo giro di basso e dagli accordi tremoli e twang di chitarra.
Passati in rassegna i beat pulsanti, claustrofobici e notturni di Hand Hold Hero (fredda e meccanica, se non fosse per gli accordi di chitarra e il flusso vocale, capaci di ammorbidire il tutto) eccoci allintima Shake the Shelter, sviluppo cromatico di flebili campane tubolari e un giro di basso in progressivo potenziamento, nucleo di condensazione per gli ariosi overdubbing vocali che guidano il pezzo verso un climax di grande impatto.
Dettaglio non trascurabile, infine, quello del didascalico ma perfettamente integrato nella progettualità estetica dellalbum commiato, la credits track che elenca il personale impiegato nei lavori di LUMP (Lump is a product, Lump is a product, Lump is a product, ribadisce il loop conclusivo, fornendo ulteriori e contrastanti chiavi di lettura si parla qui della mercificazione del pop?). Si conclude così il primo episodio di una collaborazione brillante, che porta entrambi gli artisti ad un esordio colmo di promesse e di spunti per un si spera prossimo futuro.
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