Movement
Movement EP
Non è facile districarsi tra i discepoli di James Blake, suoi adepti più o meno consapevoli, proseliti di un timbro soul/dubstep/elettronico che rischia di schiacciarsi facilmente nella monotonia e in un canale compositivo senza guizzi e senza uscite. Il giovane trio australiano Movement, allesordio con lEP omonimo, non si schiaccia, né stanca: lanima minimale, così intima e raffinata, emana tanta potenza e tanta bellezza.
R&B, venato di solchi pop e dance music. Le etichette si sprecano fin dalla ricorsiva Like Lust, che già esula dai freni della struttura strofa-ritornello: è la canzone forse migliore del lotto, densa, elegante e calma chillwave, psichedelica in tre accordi appena, dal canto effettato. Beat e basso pulsante aprono poi Ivory, altro amore a prima vista: le tastiere alla Moby falciano laria mentre Lewis Wade, voce virile e fine al tempo stesso, canta non ti ho più sentito con empatia. Lassolo finale di chitarra, finanche blues e virtuosissimo (Satriani e Malmsteen, ci sono dentro), a primo impatto stride, ma è indovinato nella sua destrezza.
Fin qui sarebbe un piccolo capolavoro, un miracoloso fiore di maggio. Ma gli altri tre brani assestano i Movement su un livello che è ancora quello del molto-buono-ma-manca-ancora-qualcosa. 5:57 entusiasma poco nella reiterazione della trama principale, Control You rischia di esser fin troppo scarna nella struttura. Us affoga in tastiere ovattate, però affascina per la profonda atmosfera che i tre ragazzotti riescono ancora a plasmare.
EP sorprendente, dunque. Per la magia, la freschezza. Si attende solo il salto definitivo, buono o cattivo che sia.
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