Flying Lotus
Cosmogramma
Tutti ne parlano. Ma ci si capisce poco lo stesso. C'è chi lo ha collocato dietro l'etichetta "elettronica" (tanto valeva scrivere "musica"). Chi invece è sceso più nei dettagli ha parlato giustamente di IDM, jazztronica e glitch. In ogni caso sembra che tutti, ma proprio tutti, considerino Cosmogramma uno dei dischi dell'anno. Insomma, impossibile esimersi dall'affrontarlo.
Rieccoci quindi a parlare di glitch: un genere difficile, in grado di infondere amore sconfinato, indifferenza stizzita o odio accecante. Teoricamente parlando, l'idea di una forte attenzione verso le spigolosità di dissonanze e rumori elettronici è affascinante. Il vero problema però, è la dimensione emozionale: se l'emozione è per sua stessa natura soggettiva, in un mondo in cui sono i rumori a far da padrone lo diventa ancora di più. Perchè Fennesz viene incensato da ogni parte, ma a me trasmette poco? Perchè invece i Chosen Lords di Aphex Twin sono ritenuti un lavoro minore, e mi mandano in estasi? Non ne ho la più pallida idea, ma è così. In base a questi presupposti, la terza fatica di Flying Lotus si prospettava come un altro di quei dischi che tutti amano, ma che a me proprio non sarebbe andato giù. Va bene distinguersi dalla massa, però...
E invece (sorpresa!) Cosmogramma è un disco di classe sopraffina. Ostico, sì, ma a tratti struggente. Quello che ci viene servito su un piatto di breakbeat spastici è puro jazz. Sanguina negli arpeggi di Zodiac Shit, stilla ambrosia attraverso la voce di Thom Yorke in ...And The World Laughs With You. Un ascolto spiazzante lungo 17 tracce fulminanti, tra ambientazioni torbide (Nose Art) e splendide astrazioni (Intro/A Cosmic Drama). Davanti ad un simile groviglio di incomprensibili sincopi e irregolarità, la ragione si ritrae nell'ombra, mentre le budella si attorcigliano intorno alle spirali di Drips/Auntie’s Harp e il battito cardiaco si allunga sulle distorsioni di Recoiled. Il rischio è quello di rimanere senza fiato nei momenti più intensi. Quali? Ovviamente è soggettivo: io punto su Table Tennis, ad esempio.
Se un appunto vogliamo farglielo, il problema sta proprio nella sua complessità. Un rompicapo cerebrale che rifiuta di sciogliere i suoi nodi. Difficile al momento comprendere la portata di quest'opera: come buon vino, andrà fatta invecchiare per stabilire se la qualità è davvero eccelsa. Per il momento, la sensazione è di avere tra le mani qualcosa di scottante e inaccessibile, che provoca senso di smarrimento e toglie ogni appiglio. Un disco di livello superiore, che sfrigola e impaurisce, ma che attrae più di un buco nero.
Capolavoro o illusione? Il tempo ci darà la risposta. Intanto, mi fiondo a riascoltare Fennesz. E perchè no, anche cLOUDDEAD e Dj Shadow. Chissà che non abbia finalmente trovato l'illuminazione.
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