R Recensione

7/10

Telekaster

The Silent Anagram

Telekaster è Matthias Grübel che con chitarra ed elettronica disegna come un architetto paesaggi distesi e sognanti di una città utopica immersa nelle nuvole.

L’anagramma silente del pensiero di Telekaster è spiegato dai suoni, sentimenti rccolti in un album di fotografie sonore delicato ed intimista, glitch music dove la chitarra dilatata dagli effetti spunta in mezzo all’elettronica.

Si parte con A Shift In Shapes umbratile e segnata da un piano ostinato che si ripete tra i campioni mandati in loop e poi manipolati, il pezzo si muove tra piccoli cambiamenti che si dilatano e si sfilacciano dentro un silenzioso finale che sfuma nella successiva We Are All Balloons dove ci sono tante campanelle a segnare la strada, un pezzo poetico che richiama Lau Nau e certo avant folk finnico.

Pyramids ci riporta in territori più mitteleuropei con piano e violino lenti e scuri, la scelta dei suoni che fanno da sfondo all’ipnotica ripetizione delle note di piano e poi di violino non riesce a coinvolgere ed è poco ispirata, il pezzo fatica a colpire.

A World of Ordinary Things si muove in territori ambient dove corde dilatate dipingono nebbiosi paesaggi sonori.

All That Is Solid Melts Into Noise è la traccia meno convincente del lotto, irrisolta nella direzione da prendere e nella scelta dei campioni, veramente fuori fuoco con l’atmosfera del brano, accordi di chitarra dilatati e lenti ed elettronica veloce e piena.

Si ritorna all’ambient con Where Diving Bells Are Ringing loop di chitarra e tastiere a disegnare l’attesa di qualcosa che potrebbe essere introdotto dalle voci di sottofondo che arrivano nel finale, mentre in sottofondo turbina una spirale di rumore. L’andamento dei suoni è circolare ed ipnotico, fino ai mari di drones e delay da dove poi emergono delle voci.

Your Fireworks Brighten My Sky inizia noise e poi si dilata sempre più verso uno shoegazing elettronico. Cluster di suoni che si incastrano e si fondono in un muro delicato.

Si chiude con No Moving Parts Contained carillon scricchiolante di commiato che riassume la dolcezza di un album che potrebbe essere un difficile anagramma per un orecchio distratto.

È un album dall’andamento discontinuo, a pezzi molto belli ed intensi si intermezzano alcuni pezzi fuori fuoco.

Vale assolutamente la pena scoprilo e lasciarsi trasportare nelle vette raggiunte dai brani migliori e farsi una propria playlist dell’album.

Sarebbe un sei e mezzo, ma si merita un sette sulla fiducia.

V Voti

Voto degli utenti: 5/10 in media su 1 voto.
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