V Video

R Recensione

7,5/10

Flying Lotus

You're Dead!

Passano gli anni, le uscite, ma il demone di Flying Lotus continua a maturare pur rimanendo, nel nucleo, lo stesso. Come lo era in “Cosmogramma“ (il senso di perdita e di ricerca di un senso universale) e nel metafisico, trascendente “Until the Quiet Comes”, un nucleo d'esistenzialismo visionario e glitch pop (Teebs, Mount Kimbie), dai beat sfasati e trattato in senso hip hop, jazz e soul. Esistenzialismo che, in questo suo ultimo “You’re Dead!”, si fa (ancora una volta) chiave di lettura per il tema della dipartita e degli attimi appena precedenti l’eterno riposo.

Così, Steven Ellison proietta il concept in una psicotica confusione iniziale:  “Theme”, “Tesla”, “Cold Dead” restituiscono iperattivismo sinestetico e un conseguente disordine dell’anima che si distacca, procedendo per verticalizzazioni e sbrodolature prog jazz (“Moment of Hesitation”, più avanti, farà eco) eseguite tra gli altri da Herbie Hancock ("Tesla"). Un vortice pre-morte il quale è allontanamento completo dal principio di realtà: perturbazione indecifrabile (l’elettrica messa lì di peso, gingilli e cori onirici, ottoni sophisti cangianti nel jazz) nel procedere dentro lo stato d’incoscienza.

Nel trapasso turbinoso, si affaccia "Never Catch Me", lucido stato di coscienza: <<I can see the darkness in me and it’s quiet amazing / life and death is no mystery and I wanna taste it>>. Riflessione in cui Kendrick Lamar, per flow e per versi, raggiunge uno dei suoi apici di scrittura. Apice il quale è lucidità metafisica, che lascia il passo allo svacco totale di “Dead Man’s Tetris” (ft. Snoop Dog: ottimo). Si apre così una parte suggestiva di misticismo electro soul (“Coronous, The Termnator” e “Siren Song” - feat. Angel Deradoorian dei Dirty Projectors) coi beat (superbi nella regolarità del soul etereo di “Obligatory Cadence”) di Flying Lotus a inseguire le linee stilizzate di un digit pop di horror giocoso e scarno (“Ready Err Not”). Beat che si fanno tribali (“Eyes Above”) prima della discesa verso la pazzia di una morte che coglie nel sogno (“The Boy Who Died in Their Sleep”). Non c’è dolore in questo decorso inesorabile: da qui è tutto un filare di cori puerili, di archi ed fuochi onirici di colori vorticanti miscelati a charleston e beat dall’eco indiscutibilmente “Getting There” – il momento più mistico di “Until the Quiet Comes”.

Ed è una sopraffazione serena a fine disco; serena come il giudizio su “You’re Dead!”: uno dei dischi più importanti di questo 2014.

 

V Voti

Voto degli utenti: 7,7/10 in media su 8 voti.
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REBBY 8,5/10
Lelling 8,5/10

C Commenti

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REBBY (ha votato 8,5 questo disco) alle 8:39 del 21 gennaio 2015 ha scritto:

"Uno dei dischi più importanti di questo 2014", dice in conclusione Mauro (vincitore del rebby's prize 2014 tra i recensori eheh). Mi stupisce assai, visto il diverso risalto dato a Cosmogramma, il silenzio assordante riservato nel sito a quest'opera. Tra l'altro, metto in risalto la presenza di un bassista e di un batterista (in carne ed ossa eheh) semplicemente straordinari. Una suite di 38 minuti, piuttosto che 19 brani di 2 minuti, che rimarrà nel tempo.

fabfabfab alle 9:08 del 21 gennaio 2015 ha scritto:

Sì ha ragione REBBY (come sempre). Ormai arrivi al secondo disco e cadi nel dimenticatoio, si cerca sempre la novità, creandogli attorno delle attese spesso ingiustificate...

hiperwlt, autore, alle 17:11 del 21 gennaio 2015 ha scritto:

Sì Reb, il disco va vissuto come un flusso (esteticamente cangiante, si sentano i vari stili delle sezioni), sono d'accordo; e conoscerne la chiave concettuale aiuta parecchio ad immergersi. Meno hype, anche se la collaborazione con Lamar (tra i singoli migliori in un anno minore per gli album, a mio avviso) ha avuto parecchia fortuna. Sarei curioso di vedere Flylo dal vivo, non solo per la musica: il suo show dicono sia scenograficamente imperdibile.

Il Rebby's prize meglio del mercury ehehe

hiperwlt, autore, alle 19:11 del 21 gennaio 2015 ha scritto:

Ps: Tra l'altro, un video come "Coronus, The Terminator" fa da complemento magnifico ai temi esistenziali del disco. Sul livello di "Getting There" (che considero un capolavoro).

Marco_Biasio (ha votato 7,5 questo disco) alle 21:26 del 23 gennaio 2015 ha scritto:

Questo Flying Lotus, mi sembra, ha avuto la stessa (s)fortuna del comeback degli I Love You But I've Chosen Darkness. Un peccato, perché entrambi sono ottimi dischi. Questo, alle mie orecchie, suona solo un attimo meno bello di Cosmogramma, ma solo perché - di fatto - manca l'effetto sorpresa. Si è più liberi di giudicare con un metro di paragone valido al fianco. Fa bene Rebby a sottolineare, come peraltro già Mauro diceva, la variegata complessità delle trame strumentali: anche questo, in pratica, è un disco che mette in pratica la totale libertà espressiva del jazz e della fusion, applicandola alle sterminate possibilità produttive del Nuovo Millennio. Alcune chitarre (Fkn Dead, Turkey Dog Coma tra le altre), e lo dico da chitarrista, sono bellissime e visionarie, stringhe psichedeliche degne della Mahavishnu Orchestra, arrangiate in maniera superba (giacché il songwriting, seppure spezzettato e centrifugato in uno stile unico, è corposo e riconoscibilissimo). Cado un po' male sulla sola Dead Man's Tetris, ma solo perché - come dici tu - è l'unico momento di svacco, un alleggerimento inatteso all'interno di un discorso densissimo che si stava evolvendo rapidamente. Moment Of Hesitation, probabilmente, la mia preferita. Anch'io sarei curiosissimo di vederlo dal vivo, capire se alla prova del live riesca comunque a sintetizzare con tale maestria impatto ed una competenza musicale così profonda... Complimenti per una recensione non facile, Mauro.

Marco_Biasio (ha votato 7,5 questo disco) alle 21:30 del 23 gennaio 2015 ha scritto:

P.S. Fantastico il campionamento dell'Uccello dalle piume di cristallo in Turtles. Il Morricone argentiano si presta particolarmente bene a questi giochini di collage postmoderno