Nathan Fake
Drowning in a Sea of Love
Ha meno di ventitré anni. A vederlo, con quell'acconciatura strokeseggiante sembra un nostalgico dei bei settanta che furono. Fin qui il suo nome era associato, almeno in patria, alla nuova scena dei circuiti house eppure nell'lp d'esordio di questo giovane inglese, annegato in un mare d'amore, di anni settanta c'è ben poco, di dance ancora meno.
Un paio di cuffie, volume a palla, contemplare il nulla. Sono queste le indicazioni di base per prepararsi all'ascolto di "DROWNING IN A SEA OF LOVE". Sfumature fioche, sospiri che sembrano venuti fuori dai più recenti lavori di Bjork, vibrafono evanescente tra Mum e Sigur Ros, danno avvio a un viaggio di quarantadue minuti che si rivelaranno ben più lunghi. E' lo spettacolo di "Stops". Atmosfere altamente rievocative scosse inaspettatamente dal synth alquanto kraut, isolato residuo 70's, della luminosa "Grandfathered" che libera la strada ad ammalianti tastiere perse in loop robotici. Tutto scorre liscio, senza intoppi. "Charlie's house" è di un incanto rassicurante. Un flusso di note guidato da piani elettrici limpidi e rassegnati, eredi di Kid A dei Radiohead, che si disperde in cieli crepuscolari, "Bawsey", o notturni, nell'angosciante "Bumblechord" e in "You are here"con un crescendo sospinto da vocoder che ricorda gli episodi elettronici dei Mogwai. Non mancano bizzarre suggestioni nipponiche tra glitch e techno di vecchia scuola Aphex Twin nelle fasi meno trattenute. "Superpositions", col suo inizio da cartoon giapponese, è la scheggia impazzita che offre i primi veri sussulti. Nathan, non disdegnando strade shoegaze quando è il rumore ad alienare più degli ipnotici tessuti ambient, dipinge paesaggi spaziali, visionari, metropolitani (cosa non da poco per un ragazzo che viene dalla campagna).
Restano i Boards Of Canada dell'insuperabile Geogaddi il punto di riferimento più evidente. Come dimostra il meraviglioso muro sonoro di "The sky was pink". Ascoltandola si può veramente colorare il cielo di rosa. L'apice e la summa di un disco che merita di essere subìto più che amato.
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