Neon Indian
Era Extraña
Finito con questo disco il secondo round di uscite degli artisti glo-fi, si può arrivare a una prima conclusione a caldo: tutti, da Toro Y Moi a Memory Tapes, da Washed Out a Neon Indian, passando per il fitto sottobosco degli altri chillwavers della prima ora, hanno reagito all’hype mettendosi a scrivere canzoni. Non più sketch, bozzetti extravaganti, jingle anni ‘80 reloaded, ma, pur tra direzioni stilistiche differenti, pezzi pop a 360 gradi, canonicamente strutturati e con tutti i crismi melodico-piacioni del caso. “Era Extraña” conferma questa tendenza, normalizzando gli schizzi e le vomitature sparaflashose di “Psychic Chasms”, oltre che cassando i rimandi italo più ingombranti. Ne esce qualcosa, nel complesso, di poco eccitante.
Resta, certo, Palomo, il più cazzone dei glo-fi-ers, come testimoniano le miriadi di sgorbiature stile-Nintendo, bleeps da giostre e ghirigori elettronici rétro che ubriacano ogni pezzo. Resta, lui, uno che giochicchia ancora con gli intermezzi strumentali (i tre “Heart: ...”, peraltro inutili) e che si può concedere un momento hypna puro come la title-track, nostalgia '80s al 100% (sembra Washed Out metabolizzato di bassi), diritta tra i must in un’ipotetica compilation del genere. Uno, infine, che può collaborare con i Flaming Lips e decidere di allegare un mini-synth analogico (PAL198X) alla versione deluxe del disco, mettendosi a spiegarne il funzionamento in un video così. Roba da tech freak, insomma. E allora perché un disco per buona parte così ordinario?
Nel complesso, piace di più la seconda metà della prima, la quale peraltro trascorre con velocità e fugacità incredibili: 7 canzoni in 20 minuti esatti, per un momento carino (“Polish Girl”, electro-poptimismo con cenni 8bit) e altri dimenticabili, infarciti di grossolani chitarroni finto-shoegaze (“The Blindside Kiss”, “Hex Girlfriend”: alle spalle, Palomo stesso confessa, The Jesus and Mary Chain). I pezzi più memorabili sono alla fine: “Halogen (I Could Be a Shadow)”, fasciata da tastiere densissime, ricorda le collaborazioni di Palomo coi Miami Horror, esaltando nel ritornello, mentre l’extra “Arcade Blues” rivanga gli eighties da videogame con venature persino new romantic. Peccato che poi il disco infili episodi tutt’al più divertenti (“Future Sick”, che si costruisce sopra una base synth-vintage presa in prestito da Com Truise) o più semplicemente insipidi (“Suns Irrupt”, “Fallout”).
Malgrado sia stato registrato ad Helsinki e sfoggi una copertina crepuscolare assai, “Era Extraña” dice che Neon Indian, qualsiasi cosa ne sarà del glo-fi, è uno che del suono vede sempre il versante giocoso e variopinto, pur sempre in un'ottica 'retromaniaca' e impregna di feticismi sonori 80. Qua, però, proprio dove accetta di scendere in toto nel terreno pop, non gli riesce di rifilare i colpi sufficienti per farsi grande. Stand-by(e), Palomo.
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