V Video

R Recensione

6/10

Neon Indian

Era Extraña

Finito con questo disco il secondo round di uscite degli artisti glo-fi, si può arrivare a una prima conclusione a caldo: tutti, da Toro Y Moi a Memory Tapes, da Washed Out a Neon Indian, passando per il fitto sottobosco degli altri chillwavers della prima ora, hanno reagito all’hype mettendosi a scrivere canzoni. Non più sketch, bozzetti extravaganti, jingle anni ‘80 reloaded, ma, pur tra direzioni stilistiche differenti, pezzi pop a 360 gradi, canonicamente strutturati e con tutti i crismi melodico-piacioni del caso. “Era Extraña” conferma questa tendenza, normalizzando gli schizzi e le vomitature sparaflashose di “Psychic Chasms”, oltre che cassando i rimandi italo più ingombranti. Ne esce qualcosa, nel complesso, di poco eccitante.

Resta, certo, Palomo, il più cazzone dei glo-fi-ers, come testimoniano le miriadi di sgorbiature stile-Nintendo, bleeps da giostre e ghirigori elettronici rétro che ubriacano ogni pezzo. Resta, lui, uno che giochicchia ancora con gli intermezzi strumentali (i tre “Heart: ...”, peraltro inutili) e che si può concedere un momento hypna puro come la title-track, nostalgia '80s al 100% (sembra Washed Out metabolizzato di bassi), diritta tra i must in un’ipotetica compilation del genere. Uno, infine, che può collaborare con i Flaming Lips e decidere di allegare un mini-synth analogico (PAL198X) alla versione deluxe del disco, mettendosi a spiegarne il funzionamento in un video così. Roba da tech freak, insomma. E allora perché un disco per buona parte così ordinario?

Nel complesso, piace di più la seconda metà della prima, la quale peraltro trascorre con velocità e fugacità incredibili: 7 canzoni in 20 minuti esatti, per un momento carino (“Polish Girl”, electro-poptimismo con cenni 8bit) e altri dimenticabili, infarciti di grossolani chitarroni finto-shoegaze (“The Blindside Kiss”, “Hex Girlfriend”: alle spalle, Palomo stesso confessa, The Jesus and Mary Chain). I pezzi più memorabili sono alla fine: “Halogen (I Could Be a Shadow)”, fasciata da tastiere densissime, ricorda le collaborazioni di Palomo coi Miami Horror, esaltando nel ritornello, mentre l’extra “Arcade Blues” rivanga gli eighties da videogame con venature persino new romantic. Peccato che poi il disco infili episodi tutt’al più divertenti (“Future Sick”, che si costruisce sopra una base synth-vintage presa in prestito da Com Truise) o più semplicemente insipidi (“Suns Irrupt”, “Fallout”).

Malgrado sia stato registrato ad Helsinki e sfoggi una copertina crepuscolare assai, “Era Extraña” dice che Neon Indian, qualsiasi cosa ne sarà del glo-fi, è uno che del suono vede sempre il versante giocoso e variopinto, pur sempre in un'ottica 'retromaniaca' e impregna di feticismi sonori 80. Qua, però, proprio dove accetta di scendere in toto nel terreno pop, non gli riesce di rifilare i colpi sufficienti per farsi grande. Stand-by(e), Palomo.

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Voto degli utenti: 5,8/10 in media su 5 voti.
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C Commenti

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crisas alle 2:10 del 13 settembre 2011 ha scritto:

Le due canzoni postate ( una già conosciuta ) le trovo molto belle. Ascolterò presto le altre per capire se chi ha scritto l'articolo ha il braccino o meno

synth_charmer (ha votato 7 questo disco) alle 9:18 del 13 settembre 2011 ha scritto:

a me è piaciuto inserito nel modo in cui il glo-fi si va evolvendo. Tutti i glofiers son diventati malinconici, una cosa interessante ma che ha fatto un po' perdere il lato più divertente del filone (ve lo ricordate Life Of Leisure?). Per questo m'è piaciuto il suo rimanere frizzante, riversandosi sul pop. Non gli è venuto così male, alcuni pezzi sono riuscitissimi, e l'album come idea complessiva è valido. Magari da uno come lui, che del glo-fi è un po' la star, ci si poteva aspettare di più. Ma si fa ascoltare bene, l'ex-cazzeggione

Filippo Maradei alle 9:53 del 13 settembre 2011 ha scritto:

Ma il glo-fi nasce come movimento malinconico, non è che lo sta diventando! Semmai con l'ultimo Washed Out abbiamo visto il punto più estremo, il polo nord della depressione, ma da sempre i glofiers sono i malincoludici degli '80! Basti pensare a "Seek Magic" di Memory Tapes, "Causers of This" di Toro Y Moi, "1979" dei Casa del Mirto, l'omonimo degli Small Black... giusto Neon Indian aveva portato un po' di giocosità allegrotta; per il resto, nostalgia portami via...

synth_charmer (ha votato 7 questo disco) alle 10:02 del 13 settembre 2011 ha scritto:

RE:

nein almeno non nelle accezioni che intendo io. Gli ascolti parlano chiaro, e ne avevamo parlato sotto Underneath The Pine. Non è più solo nostalgia adolescenziale, diventa rassegnazione malinconica. Nostalgia al quadrato, ossia malinconia. E ci son finiti tutti, tranne Palomo... ma tu con un disco e una recensione completa su cui ragionare, hai sempre da discutere su quel che dico io??

Filippo Maradei alle 10:11 del 13 settembre 2011 ha scritto:

RE: RE:

Beh sì, ho imparato dal migliore.

salvatore (ha votato 6 questo disco) alle 10:50 del 13 settembre 2011 ha scritto:

Beh, sì, confermo quanto già detto nel forum. Ero partito con un bruttino, forse lì esageravo... Resta però, a mio avviso, un lavoro poco a fouco, qui e lì un tantino pacchiano... A parte polish girl, halogen (forse la mia preferita) e arcade blues il resto scorre via senza lasciare alcuna traccia. Decisamente in linea con Francesco: l'ultima frase riassume precisamente il mio pensiero. Ultima frase che però non ritengo valida anche per l'ultimo memory tapes...

target, autore, alle 14:08 del 13 settembre 2011 ha scritto:

Qua forse solo la title-track, in effetti, è in linea con questo indepressimento (?) degli altri glofiers. Forse la copertina suggerisce proprio questa carica 'poptimistica' di Palomo: nel crepuscolarismo generale, lui rimane quello fluorescente... @Salvo: l'ultimo Memory Tapes merita una frase peggiore di quella!

synth_charmer (ha votato 7 questo disco) alle 17:46 del 13 settembre 2011 ha scritto:

RE:

la titletrack e anche e soprattutto Fallout. Che è proprio pura apatia Underneath The Pine. Ti è finita tra le insipide, mannaggia

target, autore, alle 17:52 del 13 settembre 2011 ha scritto:

Beh, sì, "Fallout" è talmente apatica che l'apatia, invece di evocarla, la provoca! A me fa proprio calare la palpebra...

hiperwlt (ha votato 5 questo disco) alle 11:57 del 28 dicembre 2011 ha scritto:

intro della recensione che inquadra perfettamente quella 'normalizzazione' (rubo il tuo concetto) che, se dal un lato ha il coraggio di 'scendere a patti', dall'altro da la percezione di soffocare le opportunità evolutive (o meglio, di ulteriori rielaborazioni del ripescaggio) del 'genere'. palomo, con questo disco, perde il suo status di pioniere, entrando con istrionismo poco a fuoco nella mischia di un pop nostalgico, sì ben confezionato, ma sulla lunga distanza davvero innocuo. ottima polish girl, comunque.