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R Recensione

6,5/10

Washed Out

Mister Mellow

Tra i simboli chillwave, “Life of Leisure EP”, manifesto glo-fi. Nostalgia ’09, elettronica da cameretta di ricordi mai vissuti, con mente ipnagogica a largo e autismo attorno. Due anni dopo “Within and Without”, pop di sensualità bianca, sempre bagni di malinconia, ma elettronica ripulita nella grana (più hi-fi) rispetto ai precedenti EP. Nel 2013 il passaggio, in studio, all’analogico e al naturalistico: il poco memorabile “Paracosm”.

Ritorna, Washed Out, dopo quattro anni (per Throw Stones), in questo 2017 di trap dominante, tendenze accessorie, storie instagram - contemporaneità rivoltata come un calzino rispetto agli anni 0 di Ernest Green.

E si lascia ascoltare con piacere, dura meno di mezz'ora, “Mister Mellow” (pensato come visual album: "The Mister Mellow Show"). Raggiungendo un proprio bilanciamento estetico fatto di samples ovunque e dinamismo da lounge psichedelico/arty (dai ritmi trip hop, “Floating By”, o con tribalismi sottili, come in “Burn Out Blues”), spinta nostalgica da prima maniera (“Time Off”; lo sballo infossato e fumato, hip hop in slo mo, di “Instant Calm”) e di rallentamenti altezza within and without (la gemma “Million Miles Away”); o anche, per contrasto, di piacevoli girandole danceable (smooth funk in “Hard To Say Goodbye”; “Get Lost” di scie deep house/baggy). 

Il cantato di Green, classe ’82, rimasto uguale a se stesso negli anni, quindi languido ma passionale, si imprime profondo nel dispiegarsi psuedo allucinato, ma sereno, di “Mister Mellow”.  

Per nulla scontato, oggi, che un disco di Washed Out (non un caso che in questi giorni sia tornato anche Toro Y Moi, altra istituzione glo) racchiudesse una propria, significativa ragione. E invece. 

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Voto degli utenti: 6,3/10 in media su 2 voti.
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