Mount Kimbie
Crooks & Lovers
L’evoluzione del fenomeno dubstep ci aveva portato a credere che ogni suo esemplare debba per forza essere cupo e claustrofobico. In questo periodo l’aria sta cambiando, e non può che essere una buona notizia. La Hotflush Recordings, in mano al caro Scuba, ribadisce fieramente la propria attenzione verso suoni originali, e ci propone questa fresca iniziativa, l’esordio in lunga distanza dei Mount Kimbie.
IDM in formato estivo. Un disco sbarazzino e arioso, frizzante come brezza marina. Un ascolto leggero come una piuma che ti sfiora il collo: non sai bene cosa è successo, ma ti senti come disorientato da una sensazione particolarmente piacevole. Eppure dietro a tale impressione complessiva si nasconde una articolata composizione che racchiude correnti come dubstep, glitch, folktronica, ambient-techno e trance. Tutti elementi che si incontrano in una eccezionale armonia, senza che nessuno prevalga sugli altri.
In poco più di mezz’ora, Crooks & Lovers ci accompagna in una breve camminata sul bagnasciuga, lasciando accarezzare i nostri piedi da un susseguirsi di docili ondate. Lasciamo le nostre orme sui ritmi caldi di Tunnelvision, ci soffermiamo sugli avvolgenti dub vocali di Carbonated. Nei momenti più felici, brani ricchi e delicati nello stesso tempo come Before I Move Off e Mayor, i nostri fianchi ancora poco abbronzati danzano gioiosi. E in chiusura, osserviamo tramontare un sole purpureo sotto le note languide di Between Time, magari abbracciati al proprio amore.
Ma nel frattempo, quasi senza rendercene conto, abbiamo assistito ad una novità: per la prima volta dub e 2step si incontrano in territori ricchi di luce e colori, in cui dominano voci calde e ritmi ballabili, invece delle classiche ossessioni oscure a cui siamo abituati. Guardandoci alle spalle, ci rendiamo conto di quanta strada abbia percorso il dubstep nell’ultimo decennio. I Mount Kimbie conducono oggi questo genere in rive solari e divertenti come mai era accaduto fino ad ora.
Se le intuizioni di Mayor e Carbonated durassero per tutto il disco avremmo di fronte un vero e proprio spartiacque, ma già così sono in molti a chiedersi se si tratti di un nuovo, auspicato punto di partenza. Qualsiasi cosa accadrà, una svolta netta in questo filone sembrava necessaria già da tempo, e questa mossa sembra essere la più efficace tra i vari tentativi verificatisi in tempi recenti.
Tornando al disco, viene spontaneo il paragone con un'altra uscita recente che concorre sullo stesso campo di gioco, There Is Love In You di Four Tet. Ecco, questo è il disco che Hebden avrebbe voluto fare uscire a suo nome. Se ne fosse stato capace.
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