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R Recensione

7,5/10

Ed Tullett

Fiancé

La voce di Ed Tullett è qualcosa di straordinariamente avvolgente, tanto che sembra provenire da uno strumento a corde più che dal diaframma d’un essere umano. “Fiancé”, disco nuovo nuovo del giovane cantautore britannico, è una suadente tesi di dottorato in bilico tra folk ed elettronica, cioè fra i tradizionali tessuti della musica d’Oltremanica e le infinite possibilità dei controller Ableton, il Push su tutti: suona la chitarra tanto quanto gioca con le informazioni midi. In questa mistura di antico e moderno regna imperiosa la voce di Tullett, angelica e vorticosa, ora in falsetto ora in sovrapposizione, cosicché i suoi pezzi diventano sovente dei canoni.

Si può cominciare da “Irredeemer” o da “Kadabre”, e ci pare di entrare nel laconico mondo di Mark Kozelek, mentre nelle altre “Malignant” e “Canyine” ci si immerge in accordi e progressioni electro degne di Patrick Wolf. L’artista oxfordiano confeziona poi una sorta di ballata chillout (oggi si dice folktronica) in “Posturer”, che potrebbe trovar posto in una compilation balearica firmata da José Padilla, senza per questo apparire né snob né, tantomeno, commerciale. Le ambientazioni si fanno quindi sinistre in “Saint” e in “Ivory”, tanto che, se non fosse per certi personalissimi particolari (un utilizzo dell’elettronica tipicamente da DJ più che da strumentista), potremmo scommettere che si tratti di Bat for Lashes. Se “Ply” ondeggia su reminiscenze del Sud-Est asiatico, -che ricordano i loop di Colleen- “Are You Real” promana invece un vago odore di french touch, inteso nell’accezione meno ballabile possibile (gli AIR, per intenderci).

Se vi piacciono tutti gli artisti che ho citato e provate a tracciarne un profilo univoco, vi verranno forse alla mente le sorelle CocoRosie, oppure i Kings of Convenience. Ebbene, vi piacerà pure Ed Tullett, questo sant’uomo che utilizza la voce come un rapace notturno e pizzica la chitarra come un arpista; e “Fiancé” sarà per voi allettante, una scoperta serendipica, un disco che vi stimolerà nell’approfondimento dell’intero filone indietronico, in un 2016 che, sin qui, s’è dimostrato piuttosto avaro di grande musica.

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woodjack alle 12:43 del 7 aprile 2016 ha scritto:

"in un 2016 che, sin qui, s’è dimostrato piuttosto avaro di grande musica." >> beh, mi dà sollievo sentire che non sono l'unico a pensarlo... ma siamo ancora ai primi 3 mesi. Detto ciò, mi piacciono Wolf, la Khan, Colleen e gli Air... non capisco il passaggio a CocoRosie e Kings of Convenience (che invece mi stanno entrambi sulle scatole). Ma sei riuscito a mettermi curiosità comunque! (chillout, Asia, french touch, equilibrio indie/mainstream, che secondo me è la vera tendenza del pop anni '10) Il brano qui su dimostra effettivamente un timbro e una tecnica vocale notevole. Ripasserò

zebra alle 9:00 del 9 aprile 2016 ha scritto:

Etereo e delicato.