R Recensione

7/10

Va

Disco Italia - Essential Italo Disco Classics 1977-1985

Se alla fine dei '90s era toccata alla lounge nostrana e alle colonne sonore dei film minori italici la riscoperta, la pubblica riabilitazione e a seguire la quasi beatificazione, accerchiati come si era da band indie e dj americani ed inglesi che non potevano fare a meno di citare il Morricone o l'Umiliani di turno, così, in modo molto simile questo primo-decennio-di-nuovo-millennio è stato inaugurato dalla riscoperta della Italo Disco.

Solo in parte legato al fenomeno di revival degli '80, che per l'elettronca non fu, come per l'indie rock solo punk funk e post punk: la Italo Disco si rivelò (e tuttora si rivela) influenza fondamentale per produttori di spicco come Metro Area (e per l'attuale Morgen Geist solista), Chicken Lips, Playgroup, Crazy Penis e Brooks, solo per citare i più noti.

E proprio a uno di loro, Chicken Lips, è affidato il compito di compilare questa raccolta di classici della disco italica: questo Essential Italo Disco Classics propone infatti esattamente ciò che promette nel titolo: portare un po' di luce su un filone musicale spesso citato ma ancora oscuro ai più, che esaspera tutti i tic e le caratteristiche tipiche della disco classica (i ritmi funky, gli archi, le voci di qualche ottava sopra la norma) e li sposa con l'amore morboso per la dolcezza melodica tipico di noi Italos: come in Love di Firefly e in Burning Love di D.D. Sound (che anticipa molte delle intuizioni e delle trickeries sonori degli osannati Hot Chip), passo funky e basso grasso. Quasi una Funkytown nostrana la 1979 It's Dancing Time di Revanche, puro Philly(italo) soul da ballo Dreaming (Rainbow Team), mentre piacerebbe forse agli LCD Soundsystem l'attacco serrato di Let Me Be Your Radio.

Il periodo coperto va dal 1977 al 1985 segnando così tutte le fasi della disco nostrana, dagli inizi, quella dei tardi '70 ancora organica e sulla falsariga dei modelli New Yorchesi, arrivando alla disco post-Moroder, il periodo in cui maggiormente la italo disco cominciò a ritagliarsi una sua originalità e a sviluppare quell'unicità che poi avrebbe influenzato fior di produttori vent'anni dopo.

Dance elettronica prima della techno insomma, ritmi e melodie affidate a sintetizzatori e vocoder, un suono che traghetta le coordinate sonore di partenza su autostrade sonore di silicio, come in Now Baby Now (Kano) o nell'oscura Wojtyla Disco Dance (?) di Freddy The Flyng Dutchman e The Sistina Band, già ebbra di umori e sapori '80s.

Compare inaspettatamente il signor “andamento lento” Tullio De Piscopo nella penultima (e ipnotica) traccia, aggiungendo peraltro ben poco ad una compilation che non è un mero esercizio di storia o peggio uno sterile recupero di rare tracks, ma una raccolta per molti versi illuminante, e perlopiù divertente, sugli oscuri trascorsi danzerecci della nostra vituperata penisola.

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loson alle 16:51 del 22 luglio 2008 ha scritto:

Ma come? Nella tracklist non ci sono i Change? Da pazzi...O_O

ANGELOSKA alle 15:05 del 31 agosto 2016 ha scritto:

sai che anch'io mi sono immediatamente chiesto la stessa cosa? E la Peter Jacques Band e gli Easy Going? Mah....

ANGELOSKA alle 15:05 del 31 agosto 2016 ha scritto:

sai che anch'io mi sono immediatamente chiesto la stessa cosa? E la Peter Jacques Band e gli Easy Going? Mah....

ANGELOSKA alle 15:06 del 31 agosto 2016 ha scritto:

ah, gli Easy Going ci sono.... Pardon