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R Recensione

8/10

São Paulo Underground

Beija Flors Velho e Sujo

Puntate il vostro motore di ricerca del jazz innovativo tra Chicago ed il Brasile ed il risultato sarà São Paulo Underground, uno dei molteplici gruppi allestiti dall’eclettico trombettista statunitense Rob Mazurek, carriera in bilico tra free jazz ed avanguardia, insieme a Muricio TakaraGuilherme Granado. Qui il trio, alla terza prova in studio, trova la giusta misura e plasma la forma della propria idea di jazz, fatta di creatività, coraggio e folle inventiva. In “Beija Flors” la tromba free, ma spesso molto melodica di Mazurek si fonde con i suoni elettronici e le percussioni tropicali dei brasiliani in un mix davvero inedito, che esalta, commuove e, quasi in ogni pezzo stupisce. Si parte da “Old Dirty Hummingbird”, intro che sembra presa di peso da Bitches Brew con una spirale di note convulsa placata in un’atmosfera rarefatta in cui i synth offrono la base per i successivi assoli di Mazurek. La successiva “Into The Rising Sun” offre una rilettura personalissima, con i timbri degli strumenti sfrangiati, al limite della distorsione, di quello che potrebbe, in altro contesto, essere definito un tema swing. Con “Amus Nusar” si entra invece in una vera  e propria giungla di suoni e l’impressione di totale straniamento fornita dalla musica è molto forte: sono sei minuti di groviglio sonoro sintetico conclusi da un dolcissimo tema della tromba che porta direttamente ad una nuvola sospesa contenente “Over The Rainbow”, il celeberrimo tema dal Mago di Oz, ripresa come fosse suonata live in un club marziano e presto dissolta nelle nebbie elettroniche.

Nulla è scontato in questa musica, e se talvolta si ha l’impressione di riuscire a inquadrare qualche casella, ecco che subito si viene smentiti con una svolta che spiazza l’ascoltatore. Così succede che i temi appaganti della tromba di "Evetch o The Love I Feel For You Is More Real Than Ever" vadano accettati ed apprezzati in un contesto condiviso con le sonorità aspre e dark delle tastiere. Occorre magari un po’ di tempo, ma con gli ascolti si percepisce l’assoluta coerenza del progetto, e si esce dall’esperienza con la sensazione, sintetizzata nella conclusione di “Taking Back The Sea Is No Easy Task”, di avere assistito ad una prima assoluta: frasi armolodiche introduttive, un tema epico che colpisce al cuore e si ascolterebbe all’infinito e poi puntillismi e improvvisazioni elettro acustiche prima di chiudere, di nuovo, con quella stupenda sequenza di note.

Immensi São Paolo Underground.

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Voto degli utenti: 6/10 in media su 1 voto.
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