São Paulo Underground
Beija Flors Velho e Sujo
Puntate il vostro motore di ricerca del jazz innovativo tra Chicago ed il Brasile ed il risultato sarà São Paulo Underground, uno dei molteplici gruppi allestiti dalleclettico trombettista statunitense Rob Mazurek, carriera in bilico tra free jazz ed avanguardia, insieme a Muricio Takara e Guilherme Granado. Qui il trio, alla terza prova in studio, trova la giusta misura e plasma la forma della propria idea di jazz, fatta di creatività, coraggio e folle inventiva. In Beija Flors la tromba free, ma spesso molto melodica di Mazurek si fonde con i suoni elettronici e le percussioni tropicali dei brasiliani in un mix davvero inedito, che esalta, commuove e, quasi in ogni pezzo stupisce. Si parte da Old Dirty Hummingbird, intro che sembra presa di peso da Bitches Brew con una spirale di note convulsa placata in unatmosfera rarefatta in cui i synth offrono la base per i successivi assoli di Mazurek. La successiva Into The Rising Sun offre una rilettura personalissima, con i timbri degli strumenti sfrangiati, al limite della distorsione, di quello che potrebbe, in altro contesto, essere definito un tema swing. Con Amus Nusar si entra invece in una vera e propria giungla di suoni e limpressione di totale straniamento fornita dalla musica è molto forte: sono sei minuti di groviglio sonoro sintetico conclusi da un dolcissimo tema della tromba che porta direttamente ad una nuvola sospesa contenente Over The Rainbow, il celeberrimo tema dal Mago di Oz, ripresa come fosse suonata live in un club marziano e presto dissolta nelle nebbie elettroniche.
Nulla è scontato in questa musica, e se talvolta si ha limpressione di riuscire a inquadrare qualche casella, ecco che subito si viene smentiti con una svolta che spiazza lascoltatore. Così succede che i temi appaganti della tromba di "Evetch o The Love I Feel For You Is More Real Than Ever" vadano accettati ed apprezzati in un contesto condiviso con le sonorità aspre e dark delle tastiere. Occorre magari un po di tempo, ma con gli ascolti si percepisce lassoluta coerenza del progetto, e si esce dallesperienza con la sensazione, sintetizzata nella conclusione di Taking Back The Sea Is No Easy Task, di avere assistito ad una prima assoluta: frasi armolodiche introduttive, un tema epico che colpisce al cuore e si ascolterebbe allinfinito e poi puntillismi e improvvisazioni elettro acustiche prima di chiudere, di nuovo, con quella stupenda sequenza di note.
Immensi São Paolo Underground.
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