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R Recensione

6/10

Fuck Buttons

Tarot Sport

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura, l’ombra del secondo disco ha fatto un’altra vittima sicura. Si sarebbe potuto, avete ragione, lasciare in pace l’anima del fiorentino e della sua esosa genesi letteraria, ma il pensiero di rendere, con una frase ad effetto, l’idea dei germi della musica di Andrew Hung e Benjamin John Power alla fine ha prevalso. Sia in un senso, che nell’altro. Sostanzialmente scettico verso uscite più che corpose a poca distanza temporale l’una dall’altra, lo spirito del curioso ha alfine messo prepotentemente al tappeto quello del certosino: la tentazione di lasciare scivolare una tonnellata di rumore bianco, urticante, spigoloso, e tuttavia con in sé una profonda pace interiore, catartico, a tratti addirittura melodico (si parla di appena un anno fa, “Street Horrrsing”), è stata davvero troppo forte. Conservando sempre quel briciolo di diffidenza, quasi di sfida – loro, d’altro canto, non attaccano noi? –, un guanto schiaffato con parabola perfetta a tastare quale la voluminosità dell’hype specializzato e quale, invece, la consistenza specifica.  

In definitiva, alla mia insaziabile voglia di sapere, conoscere, interpretare, bisognerebbe talvolta tagliare le gambe. “Tarot Sport” è il classico pacchetto confezionato sulla cresta dell’onda, riprendendo pari pari gli aspetti vincenti del fortunato predecessore ma, prendete l’evidenziatore dalla scrivania, con forza, impatto e coesione decisamente meno efficaci. In pratica, furbetto ma non intelligente. La smania di allargare esponenzialmente la propria fetta di ascoltatori si traduce in una minore asperità dei suoni, che si allungano, strizzano l’occhio al drone, perdono i connotati più harsh e selvaggi e si sovrappongono, cercando non armonia e dissonanza ad un colpo solo, ma ricreando artificialmente solo la prima. Potrebbe anche andare bene, se non fosse che l’ipertrofico fastidio apparente, provato al primo giro, qui si radica in un fastidio ben più petulante e patinato, come un alone che si disegna su di una superficie impeccabile e non accenna a rimpicciolire.  

Surf Solar”, pezzo d’apertura e primo (lungo) singolo estratto, è davvero didascalica: bordone di organetto fisso in sottofondo su un catapultarsi di rumori, sfregamenti, innocui loop che ancheggiano, pungenti, la loro assoluta, dichiarata non belligeranza. Minim(al)i variazioni con kissing-lips verso The Field. Ogni brano, similmente all’esordio, si incastona alla perfezione dentro il successivo, restituendo un’idea rinforzata di unitarietà e flusso: su “Rough Steez” si riaprono le piaghe noise tanto amate, giusto per frullare glitch, debug e percussioni campionate sopra una melodia fritta dai distorsori (“Ribs Out” senza vocalizzi?). Quando poi, dal treno in transito, scende anche “The Lisbon Maru”, si ha il netto dejà-vu di copione talmente già scritto da non insistere più di tanto: qualche stridore, una base effettata che satura il pezzo, il solito drone angelico buono per scenografie di rigenerazione da serie B, coda in crescendo a toccare il puro feedback. Ma dove la tetra disperazione, dove l’abisso della violenza, dove il gusto dello scempio fine a sé stesso?  

Insomma, capirete che si possa essere davvero entusiasti solo in mancanza – grave, IMHO – di “Street Horrrsing”, o con una sviscerata ammirazione per questo tipo di suono. Trovo parallelamente difficile, però, riuscire a chiudere ambi gli occhi su precipitose involuzioni, fossilizzazioni in un’alternanza quiete/caos del tutto indiretta, se me la passate, e già al muro dopo appena due prove (“Space Mountain”, noiosissima, con echi di chitarre contorte) o con scelte ritmiche del tutto discutibili – l’effimera vanità micro di “Flight Of The Feathered Serpent”, appena turbata all’orizzonte dal solito pizzicore elettro-statico: ebbasta! –.

Un consiglio? Tenetevi stretto l’industrial cacofonico di “Phantom Limb” – Portishead without Beth Gibbons? –, glissate sul resto di “Tarot Sport” e andate a vedere i Fuck Buttons dal vivo. Se meritano? Non sono domande da fare, queste...

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Voto degli utenti: 7,2/10 in media su 17 voti.
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rael 8/10
babaz 9/10
gumbo 4/10
Cas 5,5/10
mavri 8/10

C Commenti

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hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 14:51 del 2 ottobre 2009 ha scritto:

prime impressioni

un approccio più "easy listening" rispetto all'esordio.dove per "street horrsing" i sensi elaboravano il vuoto e il dolore, buio,rabbia e rumore, in questo "tarot sport" si incomincia a intravedere qualche,lieve, sfumatora di colore: concordo quindi con marco quando si chiede dove sia andato a finire l'abisso della violenza e la tetra disperazione. ma questo è, un fatto totalmente negativo?nel senso: per me è una nuova prospettiva per inquadrare i fuck buttons: questo può valere ancora di più se pensiamo che l'esordio non era categorizzabile in alcun genere musicale.era un mosaico di generi, con grandi citazioni. il primo rimane un grande album, dall'aurea avanguardistica.ora, aggiungiando un tassello, possiamo inquadrarili meglio, prevedere forse lo sviluppo del loro suono. voglio scoprire (come per i tratti che ho delinato prima per "street horrsing")quale conseguente elaborazione deriverò da questo album.

"tarot sport" risente certamente dell'impatto del predecessore, ma non voglio farmi influenzare da questo aspetto: vorrei, appunto, dedicargli qualche altro ascolto per esprimermi onestamente.

Marco_Biasio, autore, alle 22:19 del 2 ottobre 2009 ha scritto:

RE: prime impressioni

Sono d'accordissimo con te quando dici che ci vogliono molti ascolti per capirlo bene, ma d'altra parte questo è un precetto che, almeno per me, vale per tutti i dischi, e molti qui dentro già lo sanno Sono anche d'accordo con te quanto parli di "approccio più easy listening", e posso dirti che sui generis lo trovo un disco molto meno interessante dell'esordio che, sempre citandoti, "era un mosaico di generi, con grandi citazioni". Qui, come ho cercato di spiegare, la struttura di "Street Horrrsing" viene quasi del tutto ricalcata ma eliminando i passaggi più noise, quasi metal. E l'ascolto, per quanto mi riguarda, diventa un po' troppo prolisso.

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 23:27 del 2 ottobre 2009 ha scritto:

Si,effettivamente parlavo a livello personale.con una recensione cos ben articolata come la tua non metto in dubbio minimamentel'utilizzo del "precetto"

E in piu' mi trovi daccordo circa l'inspiegabile ma sicuramente voluta mancanza della componente noise,che a ben vedere,era l'esplosione scintillante di ogni pezzo del precedente album. A questo punto, se posso mettermi per un secondo nei tuoi panni,era l'arma vincente.e qui,manca (quasi) totalmente. Ora ritorno nei miei:mi servono ancora ascolti,non riesco ancora a inquadrare questo misto di delusione e di suggestione.

Alessandro Pascale (ha votato 9 questo disco) alle 9:21 del 3 ottobre 2009 ha scritto:

a me pare un disco della madonna, roba che probabilmente è anche migliore dell'esordio che pure avevo apprezzato tantissimo. Qui siamo a livelli di top ten da fine anno, anche se per dare il 9 che covo aspetto ancora un ascolto

ozzy(d) (ha votato 4 questo disco) alle 20:37 del 5 ottobre 2009 ha scritto:

Robetta veramente inascoltabile, gia' il primo non che fosse tutto questo ben di dio ma qui siamo proprio all indie-cap perfetto lol

tramblogy (ha votato 9 questo disco) alle 12:25 del 11 ottobre 2009 ha scritto:

STUPENDO!!!

raga!! ma che sensibilità all'elettronica.

tramblogy (ha votato 9 questo disco) alle 12:38 del 11 ottobre 2009 ha scritto:

il 18 ottobre al locomotiv qui a bologna. marco.b.???!!!

Marco_Biasio, autore, alle 13:15 del 11 ottobre 2009 ha scritto:

RE: il 18 ottobre al locomotiv qui a bologna. marco.b.???!!!

L'anno scorso me li sono persi per un soffio qui all'Unwound, a Padova, ma non credo verrò a Bologna: ho visto qualche clip sul tubo di brani nuovi dal vivo e, senza voci, mi sono annoiato Grazie del passaggio comunque!

tramblogy (ha votato 9 questo disco) alle 13:36 del 11 ottobre 2009 ha scritto:

track!! che stroncata istantanea!!

daiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!

uff....fatica sti snob!

Marco_Biasio, autore, alle 13:45 del 11 ottobre 2009 ha scritto:

RE: track!! che stroncata istantanea!!

No dai, ti prego: dammi anche del democristiano, ma non dello snob

tramblogy (ha votato 9 questo disco) alle 14:54 del 11 ottobre 2009 ha scritto:

ti vengo a prendere.....preparati!

la prima comunque in loop!!!

surf solar opera d'arte.

Alessandro Pascale (ha votato 9 questo disco) alle 23:01 del 13 ottobre 2009 ha scritto:

fottuto capolavoro

questo è un anno strepitoso per l'elettronica tout court (penso a Josh Wink, a Gui boratto, burial & Four tet, nathan fake, dj hell, oneida, prodigy) e in particolare per quel settore che sembra cercare (e trovare) una fusione con psichedelia e-o ambient. Questo dei Fuck Buttons è assieme al disco degli Animal Collective un capolavoro assoluto in tal senso. Flight of the featherd serpent, Surf solar, The lisbon maru, brani di una enormità davvero stupefacente. Mi spiace e sono un pò dispiaciuto che marco sia stato così severo con questo disco che confermo: per me è da top ten fissa di fine anno!

tramblogy (ha votato 9 questo disco) alle 10:24 del 15 ottobre 2009 ha scritto:

in loop in loop!!!!!! fottuto capolavoro!!!!!

tramblogy (ha votato 9 questo disco) alle 23:17 del 20 ottobre 2009 ha scritto:

cosa vi siete persi!!!

miglior album!!!non cè storia!!

Mr. Wave (ha votato 6 questo disco) alle 13:49 del 5 novembre 2009 ha scritto:

D'accordo in toto con Marco.

modulo_c (ha votato 7 questo disco) alle 23:33 del 17 novembre 2009 ha scritto:

buono

bello, niente da dire, si fa ascoltare alla grande, ma street horrrsing era un'altra cosa...

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 19:12 del 27 novembre 2009 ha scritto:

L’ industrial spaziale di "surf solar" mi ha steso letteralmente. questa canzone è costruita raccogliendo da un calderone techno- elettronico, alcune delle sonorità sintetiche più ruvide ,col fine di creare “magicamente” una struttura sovraordinata spaventosa, un gigante radioattivo di uno splendore irradiante, il quale deflagra in tutta la sua gloria e magnificenza nel lungo climax. l’ascolto va vissuto come un viaggio nel quale si risale per elementi, facendo affidamento all’incessante e perpetua “screcciata”, vera e propria bussola musicale .”surf solar” affascina, soprattutto per la stratificazione sonora in perpetuo crescendo (vero punto di forza di questo brano).

le rullate sintetiche di "lisbon maru", proiettano l’ascoltatore in una realtà schizofrenica, in cui tutto l’inconoscibile riemerge, scintilla, esplode in migliaia di parti;in un mondo in cui il percettibile è annullato, soppresso da distorti e apocalittici deliri. “phantom limb” è una girandola di onde sonore in continua collisione,l’ultimo respiro di un pianeta che collassa su se stesso: non ho parole per descriverla. concludendo: ha un’anima completamente diversa da “ street horrrsing”, non meno gloriosa, a mio parere . 8

Roberto_Perissinotto (ha votato 9 questo disco) alle 17:40 del 2 marzo 2010 ha scritto:

Quoto totalmente peasyfloyd: FOTTUTISSIMO CAPOLAVORO

tramblogy (ha votato 9 questo disco) alle 11:15 del 10 maggio 2012 ha scritto:

Love....siete scomparsi....

tramblogy (ha votato 9 questo disco) alle 16:19 del 25 aprile 2013 ha scritto:

Oooooh.....allora quanto bisogna attendere?

Cas (ha votato 5,5 questo disco) alle 19:16 del 29 luglio 2013 ha scritto:

d'accordo con la recensione, un disco gonfiato per bene, ma con pochi contenuti...