Fuck Buttons
Tarot Sport
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura, lombra del secondo disco ha fatto unaltra vittima sicura. Si sarebbe potuto, avete ragione, lasciare in pace lanima del fiorentino e della sua esosa genesi letteraria, ma il pensiero di rendere, con una frase ad effetto, lidea dei germi della musica di Andrew Hung e Benjamin John Power alla fine ha prevalso. Sia in un senso, che nellaltro. Sostanzialmente scettico verso uscite più che corpose a poca distanza temporale luna dallaltra, lo spirito del curioso ha alfine messo prepotentemente al tappeto quello del certosino: la tentazione di lasciare scivolare una tonnellata di rumore bianco, urticante, spigoloso, e tuttavia con in sé una profonda pace interiore, catartico, a tratti addirittura melodico (si parla di appena un anno fa, Street Horrrsing), è stata davvero troppo forte. Conservando sempre quel briciolo di diffidenza, quasi di sfida loro, daltro canto, non attaccano noi? , un guanto schiaffato con parabola perfetta a tastare quale la voluminosità dellhype specializzato e quale, invece, la consistenza specifica.
In definitiva, alla mia insaziabile voglia di sapere, conoscere, interpretare, bisognerebbe talvolta tagliare le gambe. Tarot Sport è il classico pacchetto confezionato sulla cresta dellonda, riprendendo pari pari gli aspetti vincenti del fortunato predecessore ma, prendete levidenziatore dalla scrivania, con forza, impatto e coesione decisamente meno efficaci. In pratica, furbetto ma non intelligente. La smania di allargare esponenzialmente la propria fetta di ascoltatori si traduce in una minore asperità dei suoni, che si allungano, strizzano locchio al drone, perdono i connotati più harsh e selvaggi e si sovrappongono, cercando non armonia e dissonanza ad un colpo solo, ma ricreando artificialmente solo la prima. Potrebbe anche andare bene, se non fosse che lipertrofico fastidio apparente, provato al primo giro, qui si radica in un fastidio ben più petulante e patinato, come un alone che si disegna su di una superficie impeccabile e non accenna a rimpicciolire.
Surf Solar, pezzo dapertura e primo (lungo) singolo estratto, è davvero didascalica: bordone di organetto fisso in sottofondo su un catapultarsi di rumori, sfregamenti, innocui loop che ancheggiano, pungenti, la loro assoluta, dichiarata non belligeranza. Minim(al)i variazioni con kissing-lips verso The Field. Ogni brano, similmente allesordio, si incastona alla perfezione dentro il successivo, restituendo unidea rinforzata di unitarietà e flusso: su Rough Steez si riaprono le piaghe noise tanto amate, giusto per frullare glitch, debug e percussioni campionate sopra una melodia fritta dai distorsori (Ribs Out senza vocalizzi?). Quando poi, dal treno in transito, scende anche The Lisbon Maru, si ha il netto dejà-vu di copione talmente già scritto da non insistere più di tanto: qualche stridore, una base effettata che satura il pezzo, il solito drone angelico buono per scenografie di rigenerazione da serie B, coda in crescendo a toccare il puro feedback. Ma dove la tetra disperazione, dove labisso della violenza, dove il gusto dello scempio fine a sé stesso?
Insomma, capirete che si possa essere davvero entusiasti solo in mancanza grave, IMHO di Street Horrrsing, o con una sviscerata ammirazione per questo tipo di suono. Trovo parallelamente difficile, però, riuscire a chiudere ambi gli occhi su precipitose involuzioni, fossilizzazioni in unalternanza quiete/caos del tutto indiretta, se me la passate, e già al muro dopo appena due prove (Space Mountain, noiosissima, con echi di chitarre contorte) o con scelte ritmiche del tutto discutibili leffimera vanità micro di Flight Of The Feathered Serpent, appena turbata allorizzonte dal solito pizzicore elettro-statico: ebbasta! .
Un consiglio? Tenetevi stretto lindustrial cacofonico di Phantom Limb Portishead without Beth Gibbons? , glissate sul resto di Tarot Sport e andate a vedere i Fuck Buttons dal vivo. Se meritano? Non sono domande da fare, queste...
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