R Recensione

7/10

Hug

Heroes

Più che un produttore di musica elettronica, un mostro.

John Dahlback crea musica da quattro anni, cioè da quando di anni ne aveva diciassette, e per descrivere i livelli di prolificità raggiunti dal ragazzo, basta citare i numeri nudi e crudi (oltre al soprannome affibbiatogli:'Mister three records a week'): più di 70 releases tra 12 pollici (sia a suo nome e sia dietro alias come Hug, Huggotron, Kaliber, Hugg&Pepp e collaborazioni varie), tre full lenght album, oltre 40 remix, per non parlare delle (ad oggi) 75 apparizioni in compilation e le uscite sulla label personale Pickadoll : gioia e tormento per chi vuole provare a seguire e restare aggiornato sulle uscite del producer svedese.

Da non confondere col cugino Jesper, altro asso della scena tech house svedese, troviamo oggi il nostro sotto l’egida della tedesca Kompakt, con il primo album a nome Hug, in cui vengono ripescati alcuni brani che hanno ottenuto discreto successo precedentemente pubblicati in 12’ per la sottoetichetta K2 di Colonia, addizionati di nuove tracce più o meno in linea col gusto minimal techno che ha caratterizzato i singoli.

Produzione pulita e impeccabile, quasi scientifica nella durata dei brani, ‘Heroes’ si discosta nettamente dalla marea di uscite minimal che ciclicamente invadono il mercato, in primis per una maggiore ricerca nel diversificare la gamma ritmica delle tracce, e in secondo luogo per la presenza costante di un ventaglio di melodie a volte più oblique e ariose altre più sintetiche e ficcanti; a conti fatti il disco sviluppa un’estetica avvicinabile alle uscite della Pokerflat.

John cerca con ‘Heroes’ di cambiare le carte in tavola e di creare un punto di svolta nella propria carriera, riuscendoci a tratti, sfornando un disco con molti spunti interessanti per andare oltre alla ormai stanti formula techno-minimal, in cui l’energia e l’aria smossa dai bassi sembra implodere verso l’interno, anziché esplodere come abbiamo sentito poco tempo fa in ‘Cleaning Sound Is A Filthy Business’ di John Tejada, artista vicino agli ambienti sonori di Dahlback.

Si creano cosi bolle di tensione gravide di bassi grassi e slabbrati e sintetizzatori che spiattellano elementari melodie in loop, alternando atmosfere spaziose e dal cuore malinconico piazzate su techno saltellante e giocosa (la bellissima ‘Tiny Stars’), beat serrati e casse incattivite technoidi (la buona ‘Birds’, e la quasi insopportabile ‘Tons Of None’), la scarnificazione del beat grezzo di ‘The Platform’, il ciclico loop ipnotizzante di ‘Raido’, le intelaiature minimal infarcite di interferenze spaziali di ‘Fluteorgie’,’Sub’,’Room Of Rum’, la deep techno della buona titletrack.

Il cervello va definitivamente in merda poi con la bolgia percussiva delle rotonde ‘Tactic Without Practice’ (magari ballarla nei sotterranei del Tresor…) e la pungente ‘My Dinosaur’ (la nuova Geht's Noch?), sarebbe divertente vedere la bagarre che si scatena suonando queste due bombe sulle piste più bollenti e ricettive.

Tirando le somme si possono dare due giudizi ad un lavoro del genere: prese una ad una,le tracce del disco regalano buone soddisfazioni, ma ascoltando in un'unica tirata tutto l’album si ha un mattone difficilmente digeribile tutto in una volta (in special modo durante l’ascolto casalingo).

Si apprezzano molto i momenti in cui sarebbe stato facile scivolare verso scoloriture di maniera ed in cui si è trovato una maggiore vitalità, ma quel senso di ordinario che fa capolino in certi angoli e’ difficile da ignorare, sarebbe stato meglio a questo punto concentrarsi sulle buone idee presenti ma troppo diluite nel contorno, confezionando magari un mini album dal risultato più compatto, anche se supponiamo che questa scelta non sia stata presa neppure in considerazione, conoscendo il personaggio…

Insomma ascoltando il disco sono due le sensazioni che contrastano nel cervello dell’ascoltatore: una positiva per la passione sprigionata e la voglia di liberarsi da certi schemi, l’altra di fastidio per la routine (di alta classe, ma pur sempre tale) presente in buona quantità in ‘Heroes’, e in definiva per quello che potrebbe essere stato questo album, e non è.

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo disco. Fallo tu per primo!

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.