R Recensione

8/10

JPLS

The Depths

L’ultima uscita sulla lunga distanza di casa M_nus è un disco ansioso, ipnotico e cerebrale che mentre scriviamo è già disponibile su formato fisico. Per JPLS sicuramente il lavoro più ambizioso, dopo 5 dodici pollici, un CD/LP, alcuni formati file e numerosi remix. Il richiamo alla produzione di Richie Hawtin è ancora più evidente: modellazione tridimensionale del suono attraverso toni, ritardi e riverberi. Prima di mostrarsi, infatti, la musica elettronica deve sempre rappresentare uno spazio virtuale.

Si tratta di un’accezione purista piuttosto che minimalista, che negli ultimi quindici anni si è manifestata come una necessità vitale. Jeremy Jacobs ha studiato i migliori esempi di questo design sonoro e in The Depths inserisce otto tracce stilisticamente compiute, che sfruttano con intelligenza e talento la produzione ad alta definizione della scuderia canadese. Inizia Reset, con drones minacciosi provenienti dalle profondità su cui si innescano frustate d’acciaio e lame industral. La tensione cresce con le cremagliere percussive che poi rallentano, fino a scomparire. Si continua con Zero-Point: una frizione che forse s’inceppa, poi riparte sulle battute techno di fondo.

Scintille ad alta frequenza perturbano il ritmo che avanza inesorabile, sottovuoto. I controlli di tono trasformano senza sosta le piste sonore. Displacement impiega una battuta minimal sopra un motore ciclico dai toni multipli, il quale avvolge la traiettoria percussiva. Emergono schiocchi satinati, altissimi, fino allo spegnimento della macchina. Dubs curvati introducono Basis, subito doppiati da ping-pong ritmici e spazzole di plastica. In coda enormi sfere cromate si scontrano violentissime tra loro.

In Fold ascoltiamo un collaudato meccanismo electro che accelera sopra gocce di alluminio. Il ritmo sprofonda e risale, le fasce sonore s’intrecciano, si stancano poi scompaiono. Collapse si sviluppa a partire da pulsazioni cibernetiche, elastiche e balbettanti, che lasciano in primo piano biglie di silicio contenenti una voce umana. Le parole si moltiplicano disperdendosi in ogni direzione finché il monologo si spegne senza corrente. Parte Convolution: una battuta IDM doppiata da un tappeto percussivo sempre più invadente. Dopo qualche minuto un segnale invertito rallenta quasi a fermarsi, poi riparte.

Dietro eventi glitch un nastro slitta diventando liquido, infine l’allunaggio. Il disco si conclude con State, leggero cluster ritmico che introduce una melodia eterea. Ripetute frustate e aghi metallici punteggiano lo spazio dall’alto, producono effetti d’eco e accompagnano la linea melodica al suo finale.

V Voti

Voto degli utenti: 5/10 in media su 2 voti.
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