Mika Vainio
Onko
Può la sperimentazione sconfinare nell'insensatezza? Certamente sì. Esistono artisti che, spinti da una personale indole anticonformista, si muovono verso gli estremi dei loro campi d'azione, fino a raggiungere il limite ultimo. E chi cede alla tentazione di oltrepassarlo, deve obbligatoriamente sottoporsi ai controlli doganali.
Mika Vainio ha alcune cose da dichiarare. Una discreta serie di esperienze ai confini dell'elettronica, prima nei Corporate 09 poi nei Pan Sonic. Ma soprattutto, un'ossessione spasmodica verso lo sperimentalismo, unito al coraggio di saper distruggere qualsiasi schema.
Onko è il primo album solista, il primo che Vainio firma col suo nome di battesimo. 70 minuti di minimalismo estremo, spesso non collocabili nell'universo "musica". Un'orchestra di rumori evocativi, totale assenza di ritmi e melodie. Un folle percorso che a tratti fa tornare in mente l'avanguardia dei primi Tangerine Dream, ma con effetti molto meno piacevoli all'orecchio. Invece che nelle galassie sconfinate della kosmische musik, qui veniamo proiettati nelle distorsioni sonore di un tubo catodico (Kelvin, traccia di apertura), o nell'acuto ad altissima frequenza di futuristici strumenti elettronici di dubbia utilità (JOS). Sono le spine del glaciale cactaceo della copertina. Spine molto pungenti, così tanto da chiedersi se è il caso di continuare ad allungare la mano.
I risultati migliori si ottengono in alcuni movimenti della sinfonia centrale, Onko Parts 1-11, e nella chiusura con Viher, in cui ci sono concesse alcune pause ritempranti attraverso suoni meno aguzzi, che aprono alcuni spiragli verso un intimismo new age. In questi momenti la musica assume una lontana connotazione chill-out che strizza l'occhio al lounge. Sono gli sprazzi più felici del disco, ma troppo limitati per un giudizio complessivo.
Un disco assolutamente fuori dal tempo in cui è inserito. Sensazione assolutamente confermata dopo 15 anni. Forse tra qualche altro decennio troveremo maggiormente suggestiva ed emozionante l'atmosfera di questo disco. Se così sarà, dovremo riconoscere a Mika Vainio una improbabile abilità anticipatrice. Altrimenti, siamo in presenza di un prodotto di deliberata distanza dai canoni sonori abituali, il cui ascolto non ha la forza di giustificare da sè il proprio diritto all'esistenza.
Tweet