R Recensione

6/10

Stimming

Reflections

Credo siano passati quasi due anni da quando ho incontrato per la prima volta il nome di Stimming su un centrino rosso.

In quel periodo, post Green and Blue se non vado errato, cercavo un qualcosa che pur continuando a bazzicare nel giro dei beats minimali offrisse un guizzo in più, e che in qualche modo riuscisse a far propria la sensualità originaria dell’house music. Qualche mese più tardi la nu house era gioiosamente esplosa sui dancefllor europei esaltata principalmente dai ragazzi di Mannheim della Oslo records e dalla più variegata compagnia della Dyinamc rec. capitanata da Mladen Solomun e dal suo comandante in seconda Stimming, che in questi giorni da alle stampe il suo primo long playing: Reflections.

Parafrasando la famosa massima di Ellen Allien potremmo dire che ogni suono ha un suo luogo e un suo momento, quindi ho caricato Reflections nel mio lettore mp3 impermeabile e sono andato a nuotare.

Senza dilungarmi troppo sul quanto sia piacevole staccare dal lavoro per stare a mollo, una vasca semiolimpionica è sicuramente il posto migliore per ascoltare minimal techno: movimenti monotoni, sguardo puntato verso il fondo a guardare scorrere una striscia di piastrelle, e sentirsi completamente isolati nel proprio viaggio anche quando la pista è piena.

Ricercare un ritmo costante per gestire la fatica, per trovare un equilibrio tra slancio e fiato, per iniziare a muovere i primi passi sul dancefloor. Stimming tratteggia i lineamenti di un afterhour estivo, e non a caso le prime tracce si intitolano sunday morning ed after eight (a.m. naturalmente), dove, ad una ritmica serrata si preferisce un fluido amalgama di beats morbidi, per lo più bonghetti e micropercussioni.

A manovrare le redini della tensione ci pensa la melodia: persi nella nostra piscina sonora passiamo da momenti in cui è, spesso, rilegata al ruolo di fievole e suggestiva comprimaria, ad altri in cui è unica carismatica protagonista al centro del palco, in un continuo crescendo di echi dub detroitiani e riff piano house di scuola italo.

In definitiva la produzione di Stimming rimane fedele ai canoni della nu house, prezioso tool da club per ogni Dj, ma troppo legata ai ballerini per far godere anche l’ascoltatore casalingo; un vero peccato per un album che ha i suoi punti di forza proprio nelle grandi atmosfere da colonna sonora cinematografica cui basta un’armonica per far sembrare Chicago come l’Alabama.

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