Magnetic Man
Magnetic Man
L'attesa intorno a questo disco era enorme. E di certo non perchè non si sapeva cosa aspettarsi: i due singoli I Need Air e Perfect Stranger avevano ricevuto diffusione capillare anche attraverso i media, ed era già chiara la direzione in cui stavamo andando a parare. No, in realtà il motivo per cui tutti stavamo aspettando questo LP era un altro. Volevamo prendere coscienza del modo in cui il nuovo post-dubstep sarebbe stato battezzato dal supergruppo Magnetic Man, dietro al quale si celano tre nomi che fanno paura: Benga, Skream e Artwork. Per intenderci, è come se Rossellini, De Sica e Visconti a un certo punto si fossero riuniti per chiedersi: "E adesso di questo neorealismo, che ne facciamo?".
Di consacrazione si tratta e non di invenzione, visto che la neonata creatura aveva emesso già diversi vagiti negli ultimi tempi. Dalle mosse di gente come Mount Kimbie, Actress, Brackles, era già chiaro che il filone dubstep aveva deciso di uscire dal cunicolo buio in cui aveva vissuto per tutto il decennio passato, e finalmente vedere cosa offriva la superficie. Poi si sa, guai a pensare che il ribollire di questo movimento possa essere rinchiuso per intero tra quattro mura. E allora una volta vista la luce, c'è stato chi è andato al mare (era estate), chi ha visitato località esotiche (last minute imperdibile) e chi ha fatto un giro al museo (pioveva).
Se sei a Londra, però, non puoi perderti l'ebbrezza del clubbing notturno, il confondersi tra le masse danzanti, l'immergersi nei luoghi e nei suoni più "fashion" del momento. E così i tre londinesi ci conducono di locale in locale, in mezzo ai posti che conoscono bene, privilegiando in particolare le piste dello UK bass e della trance. In un'alternanza a prova di stanchezza, si balla e si salta ora tra i bassi vibranti di The Bug o Mad, ora tra i bleep stordenti di Anthemic o Ping Pong. E nel tragitto da una sala all'altra, salgono a bordo alcuni ospiti di sicuro interesse: una Ms Dynamite in piena forma ci regala la bomba hip-hop-groove-bass Fire, mentre sulle voci di Angela Hunte e Katy B prendono forma, tra le altre cose, i due singoli di cui sopra.
Le tracce sono quattordici, le menti sono geniali, e di nuove idee ce n'è a bizzeffe. Dimenticate profondità dub, intimismo e oscurità, perchè qui è un susseguirsi di potenziali hit, una continua vittoria di architetture catchy. La massiccia presenza di componenti vocali ci avvicina spesso e volentieri al pop-step, con apici irresistibili in Crossover e Boiling Water. E nel realizzare che questi sono ormai suoni pienamente consolidati, rivalutiamo nel frattempo quell'Outside The Box pubblicato dallo stesso Skream pochi mesi fa, che dava già un'importante scossa in questo senso.
In Magnetic Man c'è tutto questo e anche tanto altro: veloci incursioni nell'hardcore (Karma Crazy), sprazzi di cosmic music (Box Of Ghosts), pizzichi di delicato oriente (Flying Into Tokio) e una chiusura splendida con Getting Nowhere, perla soul-step di immenso fascino. Che lo vogliate o no, signori miei, questo disco contiene tutte le potenziali next big things, tutti i germogli appena sbocciati da quel terreno un tempo rigoglioso di ramificazioni dubsteb. Perchè a queste latitudini il tempo scorre dannatamente in fretta, le radici possono raggrinzirsi molto velocemente, e i passi mossi ieri sono già storia.
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