XXYYXX
XXYYXX
Altro giro, altro enfant prodige sulla giostra, ancora Bandcamp. Marcel Everett ha 17 anni oggi, ma questo "XXYYXX", omonimo suo primo album, è uscito quando ne aveva appena 16. Un album tutt'altro che perfetto, bene dirlo subito, materiale grezzo in abbondanza, vari aspetti su cui lavorare e tutto il resto. Ma mai come in questo caso, sembra giusto cercare almeno di apprezzare le idee, le influenze, i gusti, i richiami che circolano sanguigni qua dentro.
Parliamone: prendete James Blake, Machinedrum, Jamie XX, addirittura qualche stregoneria degli oOoOO ("Witching Hour" e "DMT", eloquenti esempi witch-house, direi), molta patina estetica sesso droga & r'n'b à la The Weeknd, e sapete già dove siete diretti. "About You", per dire, è un capolavoro: prima lento e stiracchiato, quasi viaggio retrò fra trip-hop e pop-noir, il pezzo assume pian piano spessore con vocalizzi iper-modulati e un crescendo di synth letteralmente rubato a James Blake. Un album che promette, parte e continua bene: "Good Enough" abbraccia la black-music nell'r'n'b gentile che emana, ma si crogiola al tempo stesso in una base uk garage territorio di conquista white in cui si scontrano un morbido tappeto di synth e drum-beats sparati a raffica; "Fields" è un altro piccolo capolavoro, miscela sapientamente breakbeat dei ricordi rave (la jungle di Machinedrum, for sure) al soulstep tanto caro ai mix di Jamie XX (il sample "Amy, why did you do?" riferito alla Winehouse è della splendida "No Good" di Ifan Dafydd, da recuperare assolutamente qua). E il tris iniziale è servito.
Poi c'è "Set It Off", tutto post-dubstep a luci rosse di The Weeknd e ancora Machinedrum a frastagliare il groove, c'è "Never Leave" a sprofondare nella chillwave dei neuroni stanchi, unico stacco soft e hypna dell'album, c'è "Love Isn't Made (ft. Steffaloo)" per dolce gradimento minimal (Flying Lotus sullo sfondo), e infine le belle "Forest Fires" e la bonus track "Overdone (ft. Anneka)" a porsi tra r'n'b mantrica e uk funky, tra SBTRKT e Katy B. Prove interessanti, in ogni caso, non trascendentali ma di buon gusto. A non convincere molto, invece, la parte centrale e qui il materiale grezzo si sente eccome, basi ruvide, samples ripetitivi e mal amalgamati tra loro con "Breeze" a perdersi in un noioso loop dubstep, "Closer" a gravitare nel vuoto, "Alone" a confondere la buona intuizione dub-techno iniziale, su toni bassi e colpi secchi, con una progressione drum un po' pasticciona e poco azzeccata, la stessa "DMT" a proiettare witch-house su scenari già visti.
Quello che manca, dunque, è l'ovvia esperienza del caso, riflessa su tre aspetti principali: scrittura (ancora poco solida), produzione alle spalle (del tutto assente) e lavoro curato sulle basi (non proprio pulitissime per il momento). Ma dalla parte del ragazzo, un oceano sconfinato di tempo e una classe che si distingue. Dopotutto, a 16 anni, una roba del genere è difficile anche solo pensarla.
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