R Recensione

8/10

Jeff Mills

Purpose Maker Compiltation

Il suo volto: inflessibile, da afro-americano alieno e futuribile. Le sue cuffie: argentate, asimmetriche sopra il capo come protesi post-umane. I suoi vinili: un’informazione sonica underground, filtrata da tre piatti frenetici e plasmata con un mixer implacabile. Le sue mani: hendrixane, tentacolari, puntute, a controllare tutto il sistema. La sua concentrazione: quella specifica della produzione artistica, quella che conduce alla forma formata…

La Purpose Maker è l’etichetta di Jeff Mills dedicata alla tribal-techno. Questa raccolta raggruppa quattordici tracce realizzate nella metà degli anni ’90 dove trovano posto alcuni dei suoi singoli più noti, come The Bells, Alarms, Paradise, The Dancer o Cubango. Anche se la fama di Mills è legata soprattutto alle sue esibizioni live come dj, per tutto il decennio la sua attività di produttore è stata un riferimento per qualità estetica e innovazione stilistica.

La sua carriera musicale, iniziata nel collettivo Underground Resistance (insieme a Mike Banks e Robert Hood) e proseguita sotto la label berlinese Tresor, si è in seguito frammentata in numerosi progetti stilisticamente molto diversificati: dalla suddetta tribal-techno alla minimal-techno, dall’acid-techno all’ambient-techno, lambendo perfino una cerebrale chill-out. Tutto ciò senza mai dimenticare le innovazioni ritmiche che hanno avuto origine a Detroit.

Ma ritorniamo al disco recensito. Ascoltato oggi non ha perso il suo carattere “cool”, una musica “da club” in perfetto equilibrio tra corporeo e mentale (il peso specifico della techno music…). Le percussioni africane e i robots della motor-city si incontrano sui dance-floors, producendo un effetto sciamanico. Tracce stratificate e ansiogene, ipnotiche e propulsive, che hanno abbandonato la precedente irruenza hardcore ed ora si esibiscono in funky elettronici dal groove notturno.

Anche questa, come tutte le altre manifestazioni produttive di Mills, rinvia ad una concettualizzazione del tempo inteso come limite musicale tra uomo e macchina, automatismo e adattazione. Un limite teorico ma anche pratico, che costituisce il minimo comune denominatore della sua musica cibernetica. Suggerisco agli interessati di procurarsi in anticipo il DVD The Exhibitionist e di selezionare il segmento dedicato al mix della Purpose Maker. Altamente consigliato.

V Voti

Voto degli utenti: 8/10 in media su 1 voto.
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