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R Recensione

7/10

Tommaso Cappellato

Aforemention

Continua a viaggiare Tommaso Cappellato, percussionista italiano con propensioni internazionali e shows divisi fra Padova e New York: dopo le avventure astrali del suo precedente lavoro in gruppo, “Cosm’ethic”, che celebrava la “Black Renaissance” del 1976 di Harry Whitaker, per “Aforemention” la scelta è quella della dimensione solitaria, in compagnia del proprio kit di percussioni, un assortimento di tastiere analogiche, e con il supporto sporadico di alcune parti vocali. Partiamo da queste ultime, perché qui sta forse la maggior forza innovativa e la parte più interessante del lavoro: “Fly” con Nia Andrews al microfono, è un soul destrutturato che abbina sincopi ritmiche e fluenti bassi ad una linea vocale sensuale ed accattivante, senza fare rimpiangere l’assenza d’ogni altro strumento; “Get Set Free” stende un tappeto di effetti elettronici vintage ai piedi del free form rap della vocalist Dulcinea Detwah, intrecciando rime e ritmi con un’efficacia che vive anche di dettagli. A dire il vero c’è anche un altro intervento vocale sull’album, ed è quello in chiave spirituale del grande batterista Victor Lewis, il cui incitamento a guidare l’intelletto con lo spirito riecheggia più volte nella mini suite iniziale “Team Ball”, ideale introduzione al tono dell’album, con il suo andamento circolare costruito su bassi profondi, un gioco di micro percussioni, e le libere divagazioni di suoni vintage che si sovrappongono fino a dominare la catarsi finale. Formula che ritroviamo con alcune variazioni nella prima parte del lavoro, dove “R’n’Free” è un trip hop costruito su un minimale riff di tastiere che avanza su ritmiche fratturate, “Pastlife Flashbacks” un’immaginifica soundtrack che pulsa sui toni notturni delle tastiere, mentre lontane voci si rincorrono in background, e “Gentle Gilder” un’immersione in atmosfere world cadenzata dalle tablas.

Cappellato mescola scampoli di techno, attitudine jazz ed elettronica vintage e, pur nell’economia di mezzi scelta come tratto caratterizzante l’intero lavoro, riesce con efficacia a rappresentare la propria visione musicale, intimamente connessa a quella spirituale ed alla dimensione del viaggio in un immaginario outer space. Sarebbe interessante una collaborazione fra il percussionista e Gianluca Petrella, altro protagonista della scena jazz nazionale che non disdegna puntate negli spazi cosmici dal jazz di Sun Ra (con la sua Cosmic Renaissance), e vicino all’idea che per interpretare in senso attuale il linguaggio della musica afroamericana, accanto a batteria o trombone, vadano benissimo anche i piatti del Dj, i sintetizzatori ed altri supporti elettronici. Nella parte finale del lavoro si accentua la componente elettronica, con le iterazioni della lunga “Solitary Orbiter”, i gocciolii ed i suoni rarefatti e minimalisti di “Melting Vapors”, ed il serrato riff electro di “Two Ends Of The Spectrum”, circondato da una temperie di percussioni in riverbero.

In attesa di verificare la resa live del progetto, che cronache d’oltre oceano annunciano come la resa dei conti fra la techno ed il jazz, ad opera di una one man band, “Aforemention” è opera in grado di smuovere le antenne di tutti i curiosi di musica.

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