Torakiki
Avesom
Dietro il moniker Torakiki si celano i bolognesi Alessandro Rizzato, Kevin Parrino e Giacomo Giunchedi, produttori delettronica artigianale, unelettronica spesso cantata (in italiano) e ancor più spesso confezionata attraverso i vecchi sintetizzatori coi moduli a matrice, il cui inconfondibile tessuto sonoro ci sprofonda dritti alla fine degli anni 80, a cui i Torakiki devono anche la scelta del proprio nome. Avesom, certamente mutuato da awesome, è nei fatti un disco eccezionale, perché alle acquatiche frequenze del synth unisce la legnosa serialità della techno: un disco corroborante, da ascoltare nel club o nella propria cameretta.
In Pitch eleganti lingue sintetiche si annodano a sparuti rullanti, in una lenta progressione che preannuncia la comunione, pienamente techno, di basse frequenze ed FX, un matrimonio dintenti col Carl Craig meno danzereccio. Luxard, primo brano cantato, è invece costruito in architettura naïf, quasi fosse un Alexander Robotnick che si prende sul serio; e O.A.U. prosegue con maggior veemenza sul sentiero della trance mitteleuropea di Schiller e ATB. Con Tripolar Bears il trio bolognese si sposta su un genere di elettronica downtempo, appositamente pensata per la decompressione mentale: pad sognanti, bassi indolenti e una ritmica, su base 8-bit, piuttosto articolata, come quando Machinedrum decide di fare il bravo ragazzo. Se ##PAP torna agli eccessi trance di O.A.U., destano invece stupore gli accenni breakbeat più che accenni, son proprio movenze in TR2, un pezzo da ascrivere allrnb americano di fine anni Novanta. Infine la cantilena digitale di Kendo, che attinge a piene mani dalle sonorità tradizionali giapponesi, esportandole nel terzo millennio grazie ad un sequencing degno di Andy Stott.
Mi piacciono i Torakiki, che non si vergognano della nostra lingua e della tradizione elettronica europea; mi piacciono soprattutto quando suonano quella techno morbida e melliflua che, in barba ad ogni pregiudizio, si offre elegante e sinuosa allascoltare, lontana dalle orde selvagge di clubbers pettinatissimi, abbronzatissimi, impasticcatissimi.
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