R Recensione

8/10

Murcof

Cosmos

Accade spesso che, a fornire la prima impressione circa la sostanza di album, e magari a provocarne l’acquisto, siano in primo luogo la copertina, o il titolo, o meglio ancora la sensazione che si prova immergendosi, anche in modo fugace, per la prima volta dentro l’anima dell’opera.

E la maggior parte delle volte, avendo a disposizione questi pochi elementi, si è gia in grado di inquadrarne a grandi linee il carattere, il sapore di ciò che si andrà poi ad assaporare con la calma e la lentezza che il materia richiede.

In questo senso, non potrebbe esserci miglior biglietto da visita del termine ‘orizzonte cosmico’, (rubando la citazione dal sempre sia lodato Wikipedia) il termine più centrato per descrivere ‘Cosmos’, quarto album del messicano trapiantato a Barcellona Fernando Corona, laddove già i primi nove minuti di ‘Cuerpo Celeste’ sfidano la forza di gravità pesante come piombo dei nostri giorni veloci per silurarci nell’universo più nero, in quella zona d’ombra dove la luce arriverà chissà quando, persi tra palpitante pulviscolo di stelle; una sorta di ambient isolazionista abitato da silenti creature che sembrano in procinto di risvegliarsi da un torpore eterno per sbriciolare infine i nervi (e se non si è vigili, anche le casse…) con gravi e misurati rintocchi di organo multi-effettati che, letteralmente, sembrano provenire da atmosfere altre dalla nostra.

Murcof, già dal monumentale ‘Remembranza’, considerato fino ad oggi il suo vertice creativo, sembrava volersi staccare sempre più dallo stile prettamente elettronico che lo aveva portato alla ribalta sei anni addietro per creare scenari in cui fondere partiture di musica classica con stortissimi sfolgorii minimal glitch: ovvero quel sound impressionante e dalle tinte foscamente atmosferiche fumosamente associato alla voce ‘neoclassica’ anche per la descrizione dei lavori di Eluvium, Stars Of The Lid, Max Richter, per non citare che la punta dell’iceberg.

Musica pesante, paurosa. Nient’affatto ironica, nient’affatto di consumo.

In ‘Cosmos’ il cordone ombelicale che legava il nostro al passato e all’elettronica in senso lato sembra ormai definitivamente reciso; se si esclude che anche questo è un concept, e che come in tutti gli album che lo hanno preceduto tutte le canzoni tranne l’ultima condividono la medesima lettera iniziale del titolo.

Per il resto la mezz’ora del disco è gravida di silenzi, o meglio, di esperimenti di potenziamento del silenzio per approdare a qualcosa associabile alla tensione: succede con le particelle di vuoto intrappolate nella granulosa ‘Oort’; con i beat tagliati con il laser freddo alla maniera di Heinrich Mueller nel suo progetto Arpanet in ‘Cielo’ e ‘Cometa’; con le suite per molti versi avvicinabili alle distese dronate e desolate degli Stars Of The Lid di ‘Cosmos pt1’ e ‘Cosmos pt2’.

Ne esce una visione del cosmo sicuramente non rassicurante: le lontane costellazioni e gli anelli di saturno, ora non più infiorettate nei documentari scientifici ma viste attraverso l’immaginazione di questo straordinario artista si mostrano in tutta la loro abissale solitudine, specchio dell’inconsolabile vuoto interiore che chiunque può percepire.

Un album che non ammette repliche, definitivo nella sua solennità.

Se veramente, come ho letto da qualche parte, la presentazione dell’album si terrà in vari osservatori planetari sparsi nel mondo, non resta che da invidiare i pochi che potranno partire per l’universo.

‘Non si sa se l'Universo sia finito o infinito in dimensione e in volume, anche se la maggior parte dei teorici al momento preferisce un Universo finito.L'universo osservabile, composto da tutto ciò che può averci influenzato dal momento del Big Bang, è sicuramente finito grazie al fatto che la velocità della luce, cioè la massima velocità a cui un fenomeno fisico può propagarsi, è anch'essa finita. L'orizzonte cosmico si trova a 13,7 miliardi di anni luce di distanza. La distanza effettiva di questo orizzonte è però più grande, perché nel tempo trascorso affinché la luce sia arrivata fino a noi, questo bordo ha continuato ad espandersi. Si stima che si trovi a circa 50 miliardi di anni luce (4,7×1023 km). Questo comporterebbe che il volume dell'universo osservabile sia di 5×1032 anni luce cubici (assumendo che questa regione sia sferica). L'universo osservabile contiene circa 7×1022 stelle, organizzate in circa 1011 (cento miliardi) di galassie, le quali si riuniscono in gruppi e ammassi di galassie e in superammassi. Recenti osservazioni condotte col Telescopio Spaziale Hubble suggeriscono un numero ancora maggiore di galassie.’ (cit. Wikipedia’ )

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Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 6 voti.
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C Commenti

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modulo_c alle 0:17 del 18 novembre 2009 ha scritto:

sinceramente "cosmos" non mi ha esaltato piu' di tanto. ma che dire di "remembranza"? bellissimo, tesissimo. un discone secondo me. e l'antecedente "secondary inspection" fatto con il nome di Terrestre? Fantastico, ritmi ancestrali, roba veramente fuori dagli schemi. Insomma, secondo me Murcof e' un grande.