R Recensione

6/10

Tricky

Knowle West Boy

Scommessa già vinta: il 2008 sarà ricordato come l’anno del ritorno del trip-hop, e le playlist che a Dicembre riempiranno le pagine dei blog e delle riviste di settore riporteranno i nomi dei Portishead e di Tricky. Il parallelismo è scontato quanto inevitabile. Qualche affinità è anche riscontrabile. L’assenza del trip-hop, innanzitutto. Non è trip-hop il ritorno dei Portishead, e non lo è quello di Tricky. O quantomeno non quello che abbiamo sempre riconosciuto come tale, riconducibile alla triade “Protection” - “Dummy” - “Maxinquaye”. Meglio così, verrebbe da pensare, visto la fine che ha fatto il genere in mano a gente come Morcheeba e Sneaker Pimps. Se però il terzo capitolo Portishead è un disco “difficile”, che al primo ascolto può lasciare interdetti, salvo poi strappare applausi a scena aperta quando si entra nella sua logica asciutta e spietata, il ritorno di Adrian Thaws fa gridare immediatamente al miracolo.

Come si intuisce facilmente dal titolo, l’ottavo album del Ragazzo di Knowle West vuole essere un ritorno alle origini. Ci si aspetta, quindi, di riascoltare le sonorità circolari ed ipnotiche di “Maxinquaye” (1995) e “Pre-Millennium Tension” (1996) , l’oscurità di “Angels with dirty faces” (1998) e, al massimo, le devianze hip-hop di “Juxtapose” (1999). È così solo in parte. L’iniziale “Puppy toy” è spiazzante: note di piano e voce sporca, chitarre distorte e voce femminile. Una jam session ubriaca tra Tom Waits, il fantasma di Hendrix e l’incubo di Christina Aguilera. Altro che ritorno alle origini. “Veronika” è un pugno in faccia, percussioni tribali e la voce di Veronica, la nuova musa di Tricky, nata e cresciuta sotto la Mole Antonelliana tra collaborazioni con i Subsonica e un gruppo chiamato Disco Inferno, noto in città come cover-band anni ’70 (!). Nel mezzo “Bacative”, dub incalzante con voce ragga, e “Joseph”, morbido tappeto (sì, trip-hop) per doppia voce maschile e femminile. Dopo meno di un quarto d’ora il prodigio sembra compiuto: Tricky è tornato con un capolavoro, dopo cinque anni di assenza non giustificata.

A riportarci con i piedi per terra ci pensano “C’mon baby”, inconcludente pastiche funky-rock, come dei N.E.R.D. al cazzeggio in sala d’incisione, “Council Estate”, primo singolo fatto di bassi a pioggia, intro che cita apertamente i Portishead ma una sensazione generale vicina a certi Prodigy, e la dancehall affaticata di “Baligaga”, inutilmente impreziosita dal suono del sax.

Tutto il disco si snoda tra luci e ombre, tanto eterogeneo da sembrare poco autentico, e permeato da una malcelata volontà di abbandonare le forme fluide e indefinite del trip-hop per abbracciare schemi più canonici (strizzando l’occhio a MTV). Si possono apprezzare i riferimenti ai Massive Attack nel duetto semi-porno di “Past Mistake”, l’episodio più vicino alla precedente produzione dell’ (ormai ex?) genietto di Bristol, e la chiusura dark-country di “School gates” (qualcosa di accostabile alla premiata ditta Mark LaneganIsobel Campbell), ma se ciò che rimane più impresso di tutta la seconda parte del disco è la (bella) cover di “Slow” di Kylie Minogue significa che qualcosa è andato storto, o quantomeno non come ci si aspettava.

Insomma, “Tricky kid” è di nuovo in partita, rinvigorito e pronto a combattere, lontano molto più di cinque anni dalle prove opache di “Blowback” (2001) e “Vulnerable” (2003), ma l’inevitabile sfida a distanza con i Portishead si risolve ampiamente a favore di Beth Gibbons e soci. Certo, se nel 1991 i Massive Attack avessero accettato di incidere quel singolo (“Aftermath”) cantato dall’allora quindicenne Martina Topley-Bird, adesso probabilmente saremmo qui a scrivere tutta un altra storia.

V Voti

Voto degli utenti: 6,8/10 in media su 4 voti.
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REBBY 8/10
george 6/10

C Commenti

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rael alle 11:01 del 23 luglio 2008 ha scritto:

a questo punto neanche lo scarico.

fabfabfab, autore, alle 13:00 del 23 luglio 2008 ha scritto:

RE:

beh dai, non l'ho proprio ammazzato! Qualcosa di meritevole c'è ...

REBBY (ha votato 8 questo disco) alle 8:52 del 13 agosto 2008 ha scritto:

Album ben prodotto, vario e piacevole.

Sono veramente tanti quante le canzoni i generi

interpretati: si va dal rythm'n'blues di Puppy

Toy, al punk'n'roll di Council Estate, al rap di

Coalition, al brish folk revisited di Close to

Bean, al country'n'western di School gates (sembra

rubata a Campbell & Lanegan e si sente che manca

il lupo), al hard'n'disco rock di Slow, ecc. ecc.

E' vero che perde il derby con i Portishead, ma

gioca bene anche lui.