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R Recensione

5/10

The Big Pink

Tapes

La seconda puntata della serie Tapes, ennesimo prodotto dj-mix della label !K7, nasce con l'intenzione di scattare una panoramica sulla recente scena witch-house, altresì denominata drag, che sembra essersi guadagnata più attenzione di qualsiasi altra espressione musicale emergente negli USA oggi. Questo nonostante l'enorme entropia del movimento (trattasi di una miriade di gruppetti esordienti dai nomi pressocché impronunciabili, senza nulla in comune tra loro) e la diffusione attraverso un canale per sua stessa natura disordinato, quale è internet.

Con i loro trascorsi in campo noise ed electro-rock, The Big Pink sembrano proprio le persone giuste al momento giusto, per mettere ordine in questo marasma e darne un'idea strutturata. Per questa compilation, la scelta alterna nomi più o meno blasonati a realtà praticamente sconosciute, e include brani estratti da album precedentemente pubblicati, pezzi remixati e materiale inedito scovato in rete.

Il principale merito di questa proposta è di evidenziare quei tratti della witch-house che ammiccano all'hip-hop e al dub, radici che avevamo già percepito e di cui si era già parlato in queste pagine. Di fatto Tapes non è un approfondimento spinto nei meandri bui della witch, ma un mosaico che tocca in superficie questo genere e quelli affini, cercando di rendere un'atmosfera complessivamente uniforme. Ecco quindi che le distorsioni stregonesche di oOoOO, GR†LLGR†LL e B▲L▲M▲C▲B (avete installato l'espansione al set di caratteri?) convivono insieme alle bassline di Henny Moan e ZVA, simpatizzando volentieri per gli intrecci voce-ritmo di Joker.

Realizzare una globale omogeneità sonora non sembrava un'impresa proibitiva, almeno sulla carta, ma nella pratica ai due Big Pink riesce solo a metà. La tracklist include elementi troppo eterogenei tra loro, comprendendo anche corpi estranei come gli accenni strumentali degli XX, l'elettronica d'atmosfera di Actress e le melodie synth di Active Child. Brani che stonano con forza nel percorso d'ascolto, tant'è che alla fine vien da chiedersi cosa voglia realmente comunicare quest'iniziativa. E non trovando risposte convincenti, il tutto finisce per somigliare a un'accozzaglia di elementi poco delineati e male intonati tra loro.

Avremmo voluto dirvi che questa compilation rappresenta un buon approccio graduale e moderato verso la musica delle streghe. Ma da questo punto di vista Tapes rischia di creare ulteriore caos. Va dunque presa per quel che è: né carne, né pesce. Né pipistrelli.

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