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R Recensione

6/10

Rustie

Glass Swords

La chiamano aquacrunk la scena wonky di Glasgow, e non è (solo) eccesso di solerzia nella funzione critica di categorizzazione delle varietà stilistiche: questo wonky ha una sua propria identità, che nello specifico si fonda su ingombranti synth liquidi che rubano la scena a ritmi e groove e diventano i responsabili quasi esclusivi del mood. Tra i nomi grossi della nicchia Zomby (almeno per quella parentesi culminata nell'EP omonimo) e Hudson Mohawke, a disegnare la tangente prospettica che si allontana più delle altre dalle radici abstract hip-hop post-J Dilla per aderire con maggior coraggio al paradigma dubstep. La frangia che stacca di netto con le proprie origini al punto da renderle irrintracciabili: fate ascoltare ad un neofita la recente Thunder Bay di Mohawke e poi chiedetegli di ricondurla a una delle macroaree di riferimento. No, meglio un cubo di Rubik.

Di questo minestrone malaticcio ed eterogeneo Rustie va considerato il capostipite, con uscite brevi come Bad Science, Sunburst e la prima Jagz The Smack (tutt'ora sua vetta personale) a definirne storicamente i contorni e le fattezze. Cinque anni di ricerche sonore ci consegnano oggi un artista che, per la decisiva prova su album, ha tutte le intenzioni di spingere lo stile oltre la regola, in una smania tipicamente UK di voler sparigliare l'ordine costituito, anche quando, come in questo caso, l'apice formale non è ancora stato raggiunto. "E chi se ne importa", dice Glass Swords mentre si lancia con impeto schizofrenico ad inseguire le vie più disparate: dalle malcelate ambizioni dance (prendi la trance-addicted After Light o i club-climax di Death Mountain) ai giochini 8-bit a trazione nu-rave del dopo-Daft Punk (Flash Back, uno come Rival Consoles può giustamente protestare per la precedenza), dai furbi-ma-giusti ammiccamenti al post-dubstep (Surph o Cry Flames, ma qui arrivano Jamie XX, DFRNT e lo stesso Aquadrop nostrano con un taglio più centrato ed efficace) all'hauntology synth-wave-quasi-pop (Hover Traps messa accanto a nerds come Com Truise).

L'ossessiva ricerca dell'artifizio sonoro è il leit-motiv dell'opera ma anche il suo tallone d'achille: perché mentre si inseguono chimere inafferrabili vengono meno quelle potenzialità wonky che fanno godere di pancia e che al chiuso del club ti conducono direttamente all'headbanging esteso. Il fatto è che una volta tanto la vena iperfuturista del Regno Unito non è l'approccio ideale, e in questo campo un modus operandi più rigoroso e di mestiere come quello USA centra meglio il risultato (leggasi Sam Baker's Album, che resiste a testa alta al cambio di stagione). Checché se ne dica la pietra angolare è e rimane ancora la reminescenza hip-hop astratta, e infatti anche Glass Swords trova in questo il retaggio più ispirato (City Star, groove da spaccone + ritmo possente = presa garantita, e non c'è elucubrazione genialoide che tenga).

Ma com'è noto, tenersi entro certe limitazioni non fa parte dello spirito UK. Peccato, perché il taglio bass-step dei pezzi del Jagz The Smack EP vantavano una forma smagliante, un equilibrio da caos calmo che tra le frenesie britanniche non poteva durare a lungo. Il che ci porta dritti a prendere posizione di fronte all'annosa rivalità: alle terre albioniche le ingegnerie post-step e gli inarrivabili mash-up dance, al metodo stelle e strisce i laboratori wonky-hop esenti da obbligo di rottura. Almeno finché non esplodano definitivamente le meraviglie underground italiche, ma questa è un'altra storia.

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Voto degli utenti: 8/10 in media su 1 voto.
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loson 8/10

C Commenti

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loson (ha votato 8 questo disco) alle 15:31 del 2 novembre 2012 ha scritto:

Ne avevo parlato da qualche parte nel forum (adesso non ricordo bene in quale topic), dove definivo Rustie il Mike Paradinas del dubstep o post-dubstep o wonky (aquacrunck? Oddio... XD) ... Comunque trattasi del mio album di dance elettronica preferito dell'anno scorso, assieme allo Zomby, grandiosa rilettura della stagione happy hardcore '90s operata con alla mano la tavolozza sonora del wonky e innesti di semantica proressive rock '70s. Sunny e smiley, leggermente melancholy.