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R Recensione

9/10

maudlin of the Well

Part The Second

Enormemente facile fare il critico musicale, oggi. Dischi di cui si hanno già un sacco di riferimenti (se è vero che nulla nasce, nulla muore, tutto si trasforma), miliardi di side project, la possibilità di comprare una testata specialistica dietro l’altra ma, soprattutto, Internet. Come diamine facevano Lester Bangs e compagnia assortita, ai loro tempi, ad avere una così stretta rete di conoscenze, pur sopperendo in qualche maniera alla mancanza di mezzi telematici? Altri tempi, altro approccio alla musica, sia da parte dei gestori, che dai produttori, che dai fruitori. Tutto molto più spartano, casareccio ma, per assurdo, migliore e più selezionato. Il troppo - troppe fonti, troppi gruppi, troppe applicazioni –, alla fin fine, disorienta.  

Ora rovesciate la medaglia e mettetevi nei panni del sottoscritto, uno dei tantissimi che per diletto si applica nello scrivere (male) dei dischi che ascolta. Voi non avete idea del triplo salto mortale che ho fatto quando, girovagando qua e là per il fulgente mondo del Web, sono capitato sulla pagina principale dei maudlin of the Well. Tra le migliori band metal di sempre, proprio per non essere mai stati metal. Ossimoro? Affatto: solamente un oceano di creatività (diciamo Panthalassa?). Scioltisi nel 2003. Ma com’è, allora, che Toby Driver, ex frontman della band, ha scritto qualcosa di nuovo e, come se non bastasse, ha pure piazzato un link in bella vista da dove scaricare, gratuitamente ed in piena legalità, un loro nuovo lavoro? Non si è letto male: “Part The Second” è proprio un disco dei motW e, per la precisione, una serie di reinterpretazioni di alcuni loro brani storici, secondo criteri di improvvisazione totalmente innovativi. Sottolineo: realizzato in piena autoproduzione, grazie ai contributi dei fan. Apriti cielo. Che abbiano capito che i Kayo Dot sono una totale perdita di tempo? Frecciatine che passano in secondo piano: sono tornati. E questo basta, almeno per me.  

Ora, tirando un sospiro profondo per risistemare le idee al proprio posto, sarebbe più semplice identificare cosa non c’è, in questi cinque brani, piuttosto di quello che c’è. L’ho detto appena sopra, lo ripeto: i maudlin of the Well non sono un gruppo metal. Qui, poi, meno che mai. Anzi, se dovessimo escludere a priori due verbi dalla descrizione, sarebbero proprio martellare e velocizzare. Tre quarti d’ora in cui i membri del collettivo si prendono tutto il tempo necessario per plasmare, quasi dal nulla, un vero e proprio itinerario cosmico (riuscireste a capire che sono pezzi vecchi, se non ve l’avessi detto e, meglio ancora, se non ce l’avessero detto loro?). Dal power trio alla tromba, dal clarinetto agli archi, dal sax alle voci a cappella, in una micro orchestra sintonizzata nell’Iperuranio, “Part The Second” può essere letto step by step oppure, consigliabile per i più navigati, come un unico blocco sonoro che trova la sua robustezza d’intenti nell’essere monolitico.  

Excerpt From 6,000,000,000,000 Miles Before The First, Or, The Revisitation Of The Blue Ghost” (che riprende “The Blue Ghost / Shedding Qliphoth” del meraviglioso “Bath”) si apre su un andante fusion in tempi dispari per chitarra funk e svolazzi violinistici, dove il cantato fluisce a blocchi, quasi a seconda degli incastri che gli arpeggi acustici ed elettrici formano tra di loro, per poi crescere in maniera progressiva e toccare solo con un dito il tumulto che tanto ci si aspetterebbe, lasciandoci ad un palmo da terra sulla ringhiera interstellare di un assolo cronologicamente inossidabile... “Another Excerpt: Keep Light Near You, Even When Dying” è, stranamente, quasi meglio, con archetti, vibrafono e pianoforte a tinteggiare trame di grande drammaticità, sulle quali la chitarra volteggia prima con infuocato ardore, poi con aromi jazzati e vagamente spanish costellati di handclappin’. “Rose Quartz Turning To Glass” comincia a mostrare i primi segni di squilibrio, grazie a percussioni etniche installate su di una base quasi neoclassica (e se pensate che sia solo per esagerare, vi state seriamente sbagliando!), salvo poi aprirsi ad una parentesi vocale che, per atmosfera e risultati, ricorda gli stacchi acustici degli Opeth.

Clover Garland Island” è un tuffo nel buio, ad occhi chiusi e naso tappato: dissonanze, 7/4, corollari avantgarde e coda dark-ambient con risalita blues. Vi pare troppo? Il meglio deve ancora arrivare: “Laboratories Of The Invisible World (Rollerskating The Cosmic Palmistric Postborder)” si concede alla storia come una delle perle più fulgide dei maudlin of the Well. Acustico, elettrico, jazz, vertigini elettroniche, falsetto, vocoder e, finalmente, un mormorio hard che ne anima lo scheletro da cima a fondo ed aleggia anche nei frangenti più placidi. Per provare a tutti i costi a fare l’annovero delle somiglianze, qualcuno potrebbe citare gli UneXpect, ma fortunatamente il metodo adottato dai Nostri non ha nulla a che vedere con la frammentazione singola degli episodi dei compagni. Nota a piè pagina: non è mai comparso il growl.

Ma come poter davvero, con efficacia, descrivere musica del genere? Dicono che i motW suonino “astral metal”. Che le loro siano vere e proprie esperienze extracorporee, nelle quali il suono, poi fissato su disco, venga trovato. Come gli animali rari. Onestamente, nulla so a riguardo e nemmeno mi interessa. Quello che conta davvero è questo.

Se solo Lester Bangs avesse potuto conoscerli...

 

 

V Voti

Voto degli utenti: 6,6/10 in media su 11 voti.
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luca.r 7/10
REBBY 4/10
ArbeRed 10/10

C Commenti

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SanteCaserio (ha votato 8 questo disco) alle 12:59 del 11 agosto 2009 ha scritto:

Mmm,

SanteCaserio (ha votato 8 questo disco) alle 13:01 del 11 agosto 2009 ha scritto:

Mmm,

grazie per la segnalazione! Mi son reso conto di averli già sentiti in passato senza mai riuscire a individuarli. Nei prossimi giorni mi cimento a recensire un gruppo di avantgarde francese più melodico ma altrettanto valido. Qui l'ascolto appare ostico ad un primo impatto. Sul fatto che non sia metal vale la solita precisazione che accompagna ogni "etichetta". Dipende da cosa intendi con quel termine.

Rinnovo i ringraziamenti. Qui ci stanno tutti!

simone coacci alle 18:47 del 11 agosto 2009 ha scritto:

Davvero niente male i pezzi sul myspace. Quando si tratta di metal meticcio, anarchico e rinnegato fidatevi del Bisio!

Marco_Biasio, autore, alle 21:25 del 11 agosto 2009 ha scritto:

Guardate appena sopra i link del MySpace e scoprirete un altro link, più sostanzioso

sbaiubern (ha votato 9 questo disco) alle 15:24 del 16 agosto 2009 ha scritto:

Bellissimo questo disco! In alcune sezioni mi sembra di ascoltare un cocktail di pink floyd e spock's beard mescolati insieme con estrema eleganza e originalità! consigliato!

mrpsycho (ha votato 9 questo disco) alle 1:00 del 19 agosto 2009 ha scritto:

Disco splendido. Le cose su myspace possono ingannare perchè hanno un "sound" più metal, questo disco invece è "cosa diversa". Siamo in ambito progressive evoluto; astral metal? Può essere la giusta etichetta anche se mi riesce difficile trovare una definizione per questa musica. Sembrano i Pink Floyd coniugati ai Metallica nell'auditorium di Santa Cecilia. Affiancare una strumentazione classica a un suono così potentemente "rock" non è cosa semplice. Qui tutto funziona a meraviglia, i passaggi dall'acustico ai patterns ritmici e poi agli inserti elettro-melodico-jazzati risultano di una naturalezza spiazzante. Speriamo arrivi anche una distribuzione sui normali canali commerciali, magari su Lp ( le bellissime immagini che affiancono i testi meriterebbero davvero una grande cover).

Marco_Biasio, autore, alle 10:58 del 19 agosto 2009 ha scritto:

RE:

Concordo, le illustrazioni del booklet (che potrete scaricare assieme al cd nel link della recensione) sono davvero da pesi massimi. Sono contento che sia piaciuto, comunque. Dovreste ascoltare anche "Bath" per capire quanto avanti sono i Maudlin.

Alessandro Pascale (ha votato 6 questo disco) alle 10:59 del 18 settembre 2009 ha scritto:

mi si perdoni ma non vi trovo quella genialità purtroppo. Ascoltato più volte ma non mi ha conquistato, l'ho trovato interessante ma proprio non mi ha lasciato granchè, scivola via senza colpire

ArbeRed (ha votato 10 questo disco) alle 18:03 del 7 giugno 2014 ha scritto:

Bellissima recensione, conosco e amo questo album da un paio di anni ma non avevo mai cercato recensioni...e nemmeno pensavo di trovarne, in italiano! Concordo su quasi tutto, per me è un deciso 10. Elegante, raffinato e ricercato, ma non pesante. Una continua ricerca armonica, melodica e sonora che può spiazzare l'ascoltatore casuale ma può far godere molto quello esperto.

Rinchiudere questo capolavoro in un genere non ha alcun senso, se ne può dire mille e non azzeccarne nessuno. Come se dovessi definire i Mr. Bungle, che ci metti? Meglio dire Musica, maudlin of the Well.

Si sa niente di nuovi lavori? Non vorrei perdermi la possibilità di contribuire al prossimo! La prima volta che ho deciso di contribuire con questo tipo di "produzione" è stata con i Dog Fashion Disco un paio di mesi fa e vista la classe che si può trovare nell'underground fate un gran lavoro, voi di StoriaDellaMusica, nel riportare queste perle.

Marco_Biasio, autore, alle 21:26 del 7 giugno 2014 ha scritto:

E' un piacere per me, dopo sette anni, ritrovare ancora commenti del genere. Danno motivazioni e spinta molto più di quello che si crede. Naturalmente grazie a te per il passaggio e l'apprezzamento. Il progetto non è mai uscito dal congelatore, in realtà, questo si può considerare un unicum. Driver è molto attivo con i Vaura e con i Kayo Dot, e da poco sono usciti i nuovi dischi di Secret Chiefs 3 e un suo progetto metartistico firmato in featuring con un altro paio di tizi pericolosi. Credo tu possa però contribuire a regalare ad Hubardo, l'ultimo grandissimo disco dei Kayo Dot, una veste "fisica" anche per chi non possiede un giradischi!