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R Recensione

7,5/10

Oxbow

Thin Black Duke

Non credo nei ritorni. Le minestre riscaldate servono solo a rimpiangere i bei tempi andati. Una scelta, qualunque scelta, una volta intrapresa, assume i crismi dell’irreversibilità. A questa regola generale si oppone un solo corollario: il comeback formale di chi, in realtà, non se n’è mai andato. Silenti discograficamente da una decade (un’enormità, a pensarci), gli Oxbow sono rimasti ad occhieggiare il mondo esterno in quella fumosa penombra che più si confà al loro modo di essere: imprevedibile, inclassificabile, inafferrabile. In questi dieci anni il marcantonio tuttofare Eugene Robinson si è dato alla produzione solista (“Last Of The Dead Hot Lovers” con Philippe Petit e la moglie Kasia Meow, “The Left Hand Path” con gli Zu), ha prestato la voce al supergruppo Buñuel (attualmente al lavoro sul sophomore di “A Resting Place For Strangers”), ha scritto un libro sulla gioia di gonfiare di botte la gente (A Long Slow Screw and Fight: Everything You Ever Wanted to Know About Ass-Kicking but Were Afraid You’d Get Your Ass Kicked for Asking, salomonico!) ed è tornato alla vecchia passione del giornalismo. In tutto questo, gli Oxbow hanno continuato a lavorare, silenziosamente, metodicamente. Lo si riconosce, il cesello, nelle otto pièce che vanno a comporre il corpo sinuoso di “Thin Black Duke”: un disco – il primo rilasciato in cinque anni dalla Hydra Head di Aaron Turner – scritto con la consapevolezza di avere (ben più di) qualcosa da dire.

Un profondo sospiro introduce la prima di “Cold & Well-Lit Place”: Stanislavskij che istruisce Penderecki su come interpretare al meglio un marziale blues-core. Teatro e realtà, whistling spensierati e cime orchestrali abissali: un pezzo straordinario, ma non l’unico, né il migliore. Immaginate un compunto broker in giacca e cravatta che si rotoli in una pozza di vomito: il disagio esistenziale che si dà un tono. È l’effetto dei fendenti noise che sfrangiano l’inarrestabile coprolalia di “A Gentleman’s Gentleman” (straordinari i riff di Niko Wenner), prima che la furia degli anni giovanili maturi in un beffardo honky tonky dai riverberi caveiani. Gli arrangiamenti crescono in audacia e complessità nella performance a più registri di “Letter Of Note”, in cui le distonie post-core sono solo una contingenza incidentale di un magniloquente affresco in movimento (Phil Spector all’inferno con i These New Puritans di “Field Of Reeds”), e nel de profundis art rock di “The Upper” (i momenti più sinfonici e palpitanti dei Black Heart Procession a musicare un polittico boschiano), per arrivare infine all’elegia barocca di “Other People”, con stucchi di ottoni e tremolii d’archi a percorrere la spina dorsale di una gigantesca epifania elettrica (post metal cameristico? Tutto può essere).

La varietà e la profondità di contenuti di “Thin Black Duke” ottunde da qualsiasi prospettiva la si consideri, anche quando le spine della chitarra di Wenner si fanno più pronunciate e – nello stabilizzare il contesto – tendono a sopravanzare sugli elementi di sfondo (ma “Host”, specie nell’abrasiva pompa di coda, è il pezzo che nessuno dei reduci della scena post-blues-core sarebbe più in grado di comporre). Reduci, per l’appunto: gli Oxbow di “Thin Black Duke” – per quello che dicono, per come lo dicono – sembrano tutto tranne che sopravvissuti a loro stessi, ricusati veterani in circolazione da trent’anni e più. Tant’è che, all’avvicinarsi dell’atto conclusivo, una “The Finished Line” che da dinoccolato blues crooneristico si fa convulso incendio orchestral-doom, la netta percezione è quella di avere assistito in prima linea ad un poderoso, inequivocabile atto di autoaffermazione: la musica pesante che si traveste da pranzo di gala per scatenare la rivoluzione definitiva.

Grammatica e prammatica. Questo è un disco da non perdere, a nessun costo.

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Voto degli utenti: 7,5/10 in media su 2 voti.
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C Commenti

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fgodzilla (ha votato 8 questo disco) alle 16:59 del 23 gennaio 2018 ha scritto:

Minchia Sommo Biasisus ma che discodellamadonna

un ulteriroe bestemmia other people non ti ricorda un po i verdena all inizio ..............