Faith No More
King For A Day, Fool For A Lifetime
E infine Mike prese il controllo. Come il Bluto Blutarsky di Animal House doveva cavalcare la tigre e schiacciare gli ostacoli che impedivano la sopravvivenza. Perché quando il gioco si fa duro, i duri entrano in campo, e noi bravi ragazzi lo sappiamo bene. Michele aveva già indossato i panni del pirata-anarchico nei pirotecnici Mr.Bungle, e il primo amore (purtroppo) non si dimentica. Le sessioni del fenomenale Angel Dust furono unodissea di scazzi con Jim Martin, chitarrista superdotato, sbruffone e abbastanza alcolico. Arrivederci e grazie al capellone Martin, Billy Gould & co. decisero che il futuro dei Faith No More era al di sopra di tutto e tutti, specie di qualche musicista rompicoglioni.
Cè un momento fondamentale nellomonimo brano King For A Day, intorno ai 3 e 08: lapparente melodia sorniona di una Absolute Beginners al testosterone, con il basso gommoso e incisivo di Gould a farsi strada, dun tratto sostituisce alla quiete acustica un epico tsunami elettrico di sei corde zeppeliniane e invincibili. E il climax emozionale dellintero album, che certo non difetta di classici FNM, è lApollo 11 in fase di decollo verso lassoluto, in cui la band di San Francisco dimostra una coesione, potenza e pathos da primi della classe. Non ci sinventa un genere, il crossover, per puro caso. Anche se il caos è stato spesso croce e delizia nella testa del generale Patton. Che nel 94, durante le registrazioni del nuovo lavoro ai Bearsville Studios di New York, arruola il luogotenente Trey Spruance alle chitarre, compare del cantante nellallegra banda dei Mr.Bungle.
King For A Day, Fool For A Lifetime, prodotto da Andy Wallace, esce il 28 marzo 1995 (cari e apatici anni Novanta) e nel titolo molto Monty Python sfoga il tipico sarcasmo pattoniano un po paraculo e cialtrone. Il dischetto, va da sé, è un vero congegno esplosivo ad orologeria, con il timer impostato sulle nostre teste di sprovveduti ascoltatori ignari delle infinite possibilità umane, da Garri Kasparov alle bombe intelligenti USA che colpiscono nel mucchio senza neanche avvisarti. Un implacabile missile cruise terra-aria assume invece le sembianze dellopener Get Out, due minuti e spiccioli di post-grunge, furore che profuma spirito adolescente e impicca la noia (gli Incubus ci costruiranno una, scusate, carriera). In Ricochet il signor Patton inizia a scalare la sua personale vetta distrionismo vocale, complici lespressivo muro di suono alzato da Spruance, il solito drumming secco e preciso di Mike Bordin e le pennellate atmosferiche di Roddy Bottum. Lhit Evidence evidenzia, bisogna proprio dirlo, leclettismo da fuoriclasse dei nostri, un impossibile ma godereccio amplesso soul-rock, limpatto funk-strumentale dei Peperoncini Rossi californiani con la sensuale sinuosità femminile di Sade.
I 56 minuti di KFADFFAL sono un campionario delle mostruose personalità del vocalist di Eureka: riflessivo crooner di una bossanova metropolitana (Caralho Voador), invasato showman funknroll in un lugubre musical a Las Vegas (Star A.D.), vittima e carnefice di un assurdo teatro dellorrore, tra growl psicopatici degni di David Yow dei Jesus Lizard e nichilismo metallico, con le tastiere di Bottum a dipingere foschi paesaggi come accadeva nellapocalisse di Jizzlobber (Cuckoo For Caca, anticipatrice dei Deftones che verranno), veterano soul-singer con lanima a pieni polmoni nel sorprendente gospel Just A Man. In mezzo al melodismo rifforama degli ultimi Soundgarden (Last To Know) e il post-hardcore a strappi della schizofrenica The Gentle Art Of Making Enemies Michele sbraita, blasfemo e schiavo, nel manicomio del crossover-sgretolato di Ugly In The Morning.
Il celebrato singolo Digging The Grave ha un tiro micidiale, puro hardcore californiano del nuovo millennio bagnato nelle acque esistenziali del fiume grunge. La sezione ritmica Bordin-Gould è un meccanismo perfettamente oliato e funzionale, il revolver che rilascia brutale un proiettile, e il proiettile è lassalto elettrico di Spruance e lo spleen dellemozionante grido di Patton, uninvocazione, una perdita, un addio che sanguina. King For A Day, Fool For A Lifetime non è la straordinaria bestia mutante del capolavoro Angel Dust, ma contiene gli anticorpi del classico album del cuore: imprevedibile e incazzato, tenero e ostinato. Tutti possiamo essere Re per un giorno, basta conservare quella lucida follia che spezza le catene alle nostre miserie quotidiane.
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