Red Hot Chili Peppers
The Uplift Mofo Party Plan
Con il ritorno di Jack Irons alla batteria, i Red Hot Chili Peppers poterono finalmente registrare un disco con la formazione originale. “The Uplift Mofo Party Plan” è un disco omogeneo, ben amalgamato, meno originale di prima, forse, ma sicuramente più energico. Le distorsioni di chitarra si fanno più accentuate e centrali nel suono del gruppo, la struttura e l’immediatezza dei brani richiama più al punk rock “classico” che al funk punk tipico del gruppo. Un disco che cerca quindi un compromesso, piuttosto che seguire le sonorità nuove intuite nel disco precedente, mettendo a freno il funk ed i festini ubriachi di “Freaky Styley”, a favore di un muro distorto in stile funk metal, facilmente riconducibile alle sonorità crossover di fine anni ‘80. Ciò che però migliora è l’impatto dei brani, a tratti devastante.
“Funky Crime” è uno dei momenti più taglienti e corrosivi della carriera del gruppo, “No Chump Love Sucker” ha dalla sua una carica sonora inesauribile, “Organic Anti-Beat Box Band” è un’ammucchiata caotica e carnale, “Skinny Sweaty Man” è un trip supersonico. “Me & My Friends” esplode poderosa come poche altre canzoni dei RHCP. I riff distorti perdono la velocità punk del disco precedente ed assumono sfumature metal generiche, in una sorta di limbo, che tutto sommato ben identifica l’album.
D’altra parte, troviamo una serie di brani fortemente incentrati su sonorità rock che non dispiacciono, ma non stupiscono nemmeno più di tanto. “Fight Like A Brave” sarebbe un mezzo capolavoro, non fosse per il ritornello cafone; discorso analogo vale per “Subterranean Homesick Blues”. “Backwoods” ha un buon riff ed è gradevole. Il momento più sensuale è “Party on Your Pussy”, con le sue lente e suadenti invocazioni, ed si rivela anche uno dei pezzi più originali del disco.
Non convincono invece “Behind The Sun”, ancora troppo acerba, e “Walkin' on Down the Road”, senza nerbo. Tuttavia la prima mostra dei grandi margini di miglioramento, con le sue eco psichedeliche. Uno sviluppo ulteriore di queste musicalità si troverà in alcuni brani di “One Hot Minute”.
“The Uplift Mofo Party Plan” è quindi un disco discreto, ma niente più. Non è divertente come “Freaky Styley”, non potendone vantare nè l’irriverenza né la schiettezza. Ma non è neanche ampio e variegato come il successivo “Mother’s Milk”. Ne risulta quindi un lavoro di trazione, un ponte tra il punk funk delle origini e il rap metal della stagione della maturità.
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