R Recensione

6/10

Chelsea Wolfe

Abyss

L’apocalissi, il dolore, e ora l’abisso. Chelsea Wolfe prosegue nella sua indagine delle pieghe scure e propone il suo disco più violento e soffocante. Se la categoria del doom l’avevamo indicata già in margine al primo disco, cinque anni fa, ma più come suggestione umorale che come riferimento musicale specifico, qua, grazie anche alla chitarra di Mike Sullivan (Russian Circles), quel rimando è ancora più pertinente: nel sondare le zone liminari tra sogno e veglia, Wolfe ricorre, più ancora che alla propria voce, allo scandaglio profondo delle chitarre, pesanti e invasive come non mai, e a cui la produzione, molto meno lo-fi rispetto agli esordi (se ne occupa John Congleton), dà spazio, vastità, spessore.

Impressiona il trittico iniziale, dove tutto è violenza, dai beat ai cori funebri, tutto scartavetrato e reso granuloso e ruvido, con la voce di Chelsea che affoga (in “Iron Moon” veemenza e fragilità devono alternarsi, in modo pure troppo meccanico): al di là dell’abitudine a questi suoni, mi sembra la parte più debole del disco, scenografica al punto da risultare poco viscerale e, a ben vedere, piatta (vd. lo stoner macabro di “Dragged Out”).

Poi, pur permanendo le tenebre (questo è un disco scuro soltanto, non più desertico e accecante) e la scabrosità delle chitarre (“Maw”), la grandeur sparisce e tornano le introversioni dark della Chelsea Wolfe più convincente. Difficilmente si sta sotto ai cinque minuti per pezzo, ma la cosa, tra la viola gotica di “Grey Days” e la endtime balladAfter the Fall”, non infastidisce, perché tornano a farsi sentire le sfumature sonore altrove piallate (come, in realtà, a tratti accade qui) da valanghe gratuite di gain.

Nel complesso, mi pare il disco più forzato di Chelsea Wolfe, al punto che anche le ballate acustiche in stile “Unknown Rooms” devono essere riempite di orpelli da casa degli orrori (“Crazy Love”), mentre il finale è hauntologia pura (“The Abyss”). Spicca, allora, per sobrietà, il lento funerale di “Simple Death”, che sfoggia anche la melodia più toccante.

Il timore è che Wolfe, nuova regina doom, rischi di rimanere schiava di se stessa. La via d’uscita non è necessariamente un album twee pop. Ma almeno una strada che faccia sviare dal pericolo autoparodico.

V Voti

Voto degli utenti: 7,8/10 in media su 4 voti.
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B-B-B 8,5/10
Lelling 8,5/10
luca.r 6,5/10

C Commenti

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