V Video

R Recensione

6,5/10

Witch Charmer

The Great Depression

I cugini cattivi dei Blues Pills, i figliocci convincenti degli appannati Electric Wizard post-“Witchcult Today”, i degni eredi dei Witchcraft. Kate McKeown è la giovane sacerdotessa di turno devota ad un rito stoner-doom sempre uguale e sempre diverso nel tempo, ben più ruvida e magnetica di Elin Larsson, meno ascetica ed allucinata di Jex Thoth. Len Lennox e Adam Clarke sono riffmaker vecchio stampo, di quelli che i nuovi gruppi hard rock tutti gorgheggi e solipsismo hanno preferito dimenticare. Il loro esordio, “The Great Depression”, conta appena cinque brani, uno schiaffo morale a chi ritiene che la forza del genere sia esclusivamente nel minutaggio. Una formazione ed un full length perfettamente inquadrati, insomma, ma non privi di proprie peculiarità. L’azione ha luogo a Sunderland, culla dei Witch Charmer, quintetto anglosassone che – dietro ammissione dei diretti interessati – dà voce a “tales of disdain and suffering in this world gone mad”.

Sofferenza, dolore e declino, dunque. Noccioli tematici del soul di una volta, si chioserebbe in condizioni normali, e davvero non c’è motivo di tradire l’andante: è sufficiente approcciare “A Watching Of Wolves”, uno straziato calderone di riff kyussiani e divagazioni lisergiche à la Monster Magnet (ma con un suono più gonfio, meno stradaiolo, osiamo dire più metal) interpretato come un moderno standard blues cucito addosso a Janis Joplin. Il paragone regge anche all’approssimarsi di pronunciate asperità (la fenomenale head di “The Cull” è più sabbathiana degli stessi Sabbath) e all’addensarsi di pesanti nuvole doom, come la manifestamente “We Live”-style “...To Death (I'll Drink)”. Il tutto è sì monolitico, ma non scontato e tantomeno noioso: l’alternanza vocale dietro il microfono agevola grandemente l’ascolto dei brani, permettendo ai Colour Haze apocrifi di “Suffer” di spiccare subito il volo (chissà che effetto in una cornice suggestiva come quella, ad esempio, del Dunajam…) e alla robotica “Stare Into The Sun” (ogni parallelo con gli ucraini Stoned Jesus è ufficialmente aperto) di sfruttare con intelligenza l’imponente durata, di fatto l’unione di un troncone hard rock di gran classe e di una misteriosa, psichedelica coda acustica.

Gusto e tradizione. “The Great Depression” non può che essere il benvenuto.

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo disco. Fallo tu per primo!

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.