Zolle
Zolle
Non che mi aspettassi un altro disco dei MoRkObOt, questo no. Ma è da quando associo agli Zolle limmagine di un placido bovino che defeca in libertà, perfettamente autocentrato (la metafora è loro e non mia, sia chiaro), che mi dispiace non poterci costruire sopra lennesima, delirante dissertazione sullennesimo, delirante disco. Di prettamente insensato, lomonimo esordio del duo chitarra/batteria ultimo acquisto di Supernatural Cat, ha infatti poco: i titoli, qualche ghignosa svisata, la coda di una Moongitruce, a carburazione melvinsiana, avvitata attorno ad un unico, splendido riff di chitarra (suona Marcello, alias Lan del trio di Lodi) che scompare nelle irreali, sintetiche nubi melodiche dei macchinari di Urlo degli Ufomammut e di Roberto Rizzo dei Quasiviri. Per il resto, ununica tirata: ventotto minuti fatti di pochi elementi, una narrazione esclusivamente strumentale battuta sul ferro del sabbat(h)o sanguinante anche se, a conti fatti, le distorsioni divertono, più che ferire senso strictu con quadratissime ritmiche e chitarre semplici semplici, efficaci quanto basta.
Trakthor sembra uscita dagli anni 70, aria da spaccone proto-metal che non ha ancora fatto i conti con i Danzig. Leequame forma quasi un continuum lineare, rievocando ai limiti della decalcomania il King Buzzo di (A) Senile Animal. Trynchatowak regala altri begli scorci, andatura marziale troppo solenne per essere presa sul serio ed infatti parodiata allistante in unaccozzaglia di slide nerastre, palm mute fumiganti a seguire le spirali di uno xilofono (!) e sintesi straordinariamente punk. Man Ja To Ja! mostra muscoli street serrati a forza in un obbligato minimalismo strumentale, diluito non granché bene. Con Weetellah si torna a percuotere con più forza e convinzione, su sbilenchi volumi stoner e piatti trogloditici: sforzo vanificato dal riapparire del militarismo Melvins in Heavy Letam (geniale!) e dai turbinosi stop&go doom di Melicow, davvero efficace solo quando la sei corde accantona la baldanza da colonna portante e si fa strumento di groove aggiuntivo.
Veloci si passa da un episodio allaltro, godendone come si godrebbe però di una sveltina: di qualcosa che si conosce bene e che finisce senza lasciare traccia. I più ne rimarranno comunque soddisfatti, ma noi conoscendo chi si è adoperato al fine pretendiamo qualcosa di meglio
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