Black Sabbath
13
Non vi aspettate battutine simpatiche sul rock geriatrico, sull' heavy alzheimer o cose simili. Per almeno tre buoni motivi: 1) Una volta su un autobus ho visto un ottantenne reagire ad un tentativo di scippo con un ceffone a mano aperta così potente che il povero ladruncolo starà ancora rovistando sotto i sedili per recuperare qualche premolare. 2) I Black Sabbath hanno scritto la storia del rock quanto i Rolling Stones, i Deep Purple o i Pink Floyd. E se Mick Jagger ha ancora il diritto di sculettare di fronte a migliaia di spettatori paganti non vedo perchè dovremmo auspicare il pensionamento di Ozzy Osbourne e Tony Iommi 3) Pur essendo platealmente autoreferenziale, 13 è un buon disco, in grado di saziare l'appettito dei fan che aspettano questa reunion da una vita ricreando una sensazione di deja-vu inaspettatamente gradevole.
Non me ne voglia il Principe delle Tenebre, ma il segreto è tutto racchiuso nei riff di Tony Iommi. Facciamo un passo indietro: ad un certo punto delle rispettive carriere, diciamo appena dopo gli entusiasmi iniziali, il nuovo chitarrista di Ozzy Osbourne era diventato più importante del nuovo cantante dei Black Sabbath. Persi Ronnie James Dio (R.I.P.) da una parte e Randy Rhoads (morto pure lui, allegria) dall'altra, faceva più notizia il nuovo generatore di riff di Ozzy del nuovo vocalist di Tony Iommi. E questo non perchè la musica prodotta dal Madman fosse superiore a quella prodotta dalla sua ex-band, ma semplicemente perchè le chitarre caratterizzavano la musica dell'Osbourne solista, mentre nei Black Sabbath il fulcro di tutto il suono rimaneva concentrato nei riff di Iommi. Lo prova il fatto che gli ultimi dischi decenti di Ozzy sono quelli con Zakk Wylde alla chitarra, che ad un certo punto (mi viene in mente il discreto Ozzmosis, a cui partecipò anche Geezer Butler) sembravano quasi dei dischi di Zakk Wylde con Ozzy alla voce. Dall'altra parte invece, perso Dio (ehm...), che cantasse una mezza leggenda come Ian Gillan o una mezza sega come Tony Martin (l'ho visto dal vivo, so di cosa parlo) cambiava poco. Tony Iommi era lì con la sua chitarra, e non importava che fosse arrivato al punto da tentare improbabili duetti con Ice-T.
Detto questo, 13 supera la prova grazie alla classe inesauribile di Tony Iommi e Geezer Butler, nonostante il drumming di Brad Wilk (spiace dirlo, soprattutto per il suo splendido passato nei Rage Against The Machine) non abbia il tocco jazz di quello di Bill Ward, e anche grazie a un Ozzy in forma, aiutato probabilmente (perchè dal vivo, purtroppo, le cose cambiano) da un produttore che nel genere ha pochi rivali, Re Mida Rick Rubin. L'impressione è quella di ascoltare un Vol IV (vi basta?) con meno ispirazione ma con lo stesso suono e con esiti quasi avvicinabili a quel capolavoro. L'effetto ritorno al passato è in realtà assai più ampio, quasi come un Bignami dei migliori Black Sabbath: l'iniziale End of the Beginning esplicita fin dal titolo le proprie intenzioni, rispolverando addirittura il primo brano della band, quella Black Sabbath che a colpi di tetri silenzi e accordi demoniaci (la dissonante Triade del Diavolo, in grado di evocare il demonio...), fece conoscere il nome della band in tutto il mondo più di quaranta anni fa. God is Dead? recupera invece le soluzioni ritmiche più veloci: non è Paranoid e non è neanche Supernaut ma il riffing di Tony Iommi tiene botta e Ozzy fa comunque la sua bella figura. Loner (e in parte anche Age of Reason) si ricollega indirettamente all' hard rock dell' Ozzy Osbourne solista. Ma è altrove che chi ha amato i Black Sabbath troverà soddisfazione: le chitarre blues di Damaged Soul, con tanto di armonica a bocca (ricordate The Wizard?) a sottolineare l'andamento boogie infuocato, sono una manna dal cielo, e così Zeitgeist, che ruba l'anima di Planet Caravan e ne pianta i semi (oppiacei, sicuro) nel 2013, dimostrando qualora ce ne fosse ancora bisogno che Tony Iommi è l'Anticristo e che un bassista come Geezer Butler deve ancora nascere.
Altrove leggerete anche che questo è un disco senz'anima, suonato da abili mestieranti con l'intenzione di raggranellare qualche dollaro per godersi la pensione senza troppi pensieri, che i veri Black Sabbath erano altro. Io una cosa del genere non la scriverò mai. Perchè a me, certi vecchietti vestiti di nero, fanno ancora tanta paura.
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