V Video

R Recensione

9/10

Ufomammut

Idolum

Salvarvi dall’incubo degli Ufomammut non vi servirà a niente. Presto ritornerà alla carica, e voi soccomberete. Prima o poi.

La spirale magnetica che avvolge il conturbante anacronismo di “Idolum”, quarta prova sulla lunga distanza per il trio basso/chitarra/batteria di Tortona, è di quelle che stregano ed accalappiano al primo bagliore, alla prima avvisaglia di manifestazione. È un’allucinazione che non lascia scampo, e che solo i più intrepidi possono evitare. Per gli altri no, non c’è via di fuga: una volta caricato il complesso meccanismo ad orologeria che costituisce il fulcro di questo lavoro, il magma sonoro che ne erutta è micidiale, e la trappola è calibrata per ottenere il massimo risultato, senza margine di errore. Doom metal, prog metal, post-core, psichedelia, stoner metal, lunghe jam session (quasi) strumentali fra Pink Floyd ed Electric Wizard, fra Motorpsycho e Black Sabbath, fra Neurosis e Kyuss, quello dei piemontesi è un delirante ed orgiastico baccanale volutamente irrazionale che dura oramai da otto anni, e che coinvolge i partecipanti in una sfrenata quanto imponente distruzione cerebrale. I bassi si sostituiscono alle sistole e ne diventano il battito, lo scandire, l’essenza stessa del movimento: il deflagrare dei delay e dei feedback è la colonna sonora di una cavalcata demoniaca nei gironi dell’Inferno. Un posto che i Nostri pare conoscano bene (recarsi in via “Lucifer Songs”, 2006, per ulteriori chiarimenti).

Idolum” è come uno tsunami. Arriva, demolisce tutto ciò che si trova sul proprio cammino, e poi si ritira, non senza i disastrosi effetti provocati dal reflusso. I pochi sopravvissuti non fanno in tempo a gioire per la loro abilità, che ecco sopraggiungere un’altra ondata, e poi ancora una, fino a che l’impatto non si assesta del tutto. Per terra solo morte, rovine e desolazione.

Quello di “Stigma” è un assalto all’arma bianca tutt’altro che frenetico e convulso, bensì pesante, annebbiato e deciso. Il riff lento e cianotico, contorto ad immagine e somiglianza di monsieur Maynard James Keenan e dei suoi Tool, si prolungherà implacabile per sette minuti, sempre più carico ed effettato, e si trascinerà alle spalle una fila indiana di demoni, tutti saliti in superficie per chiedere ognuno il tributo spirituale spettante. La bolgia si caricherà di calore ed elettricità, a sfogarsi con sempre maggiore gravezza sulla sezione ritmica, ed è solo uno dei numerosi momenti felici che vivrà il disco nel suo dipanarsi.

È col passare del tempo che la chitarra cambia pelle: da profonda e polverosa compagna di viaggio si trasforma in mostro deltoide, luciferino, supera la sua essenza per andare a darsi la morte in uno sfrigolio di riverberi e feedback sempre più ronzante ed insistente. “Hellectric” è come un muro che separa l’Io dall’Es e ne circoncide violentemente ambe le estremità. Una sega circolare che apre il cranio, pian piano, a ritmo ossessivo, con anse piene e sinuose, e conclude il tutto con un terribile delirio chitarristico, un maelstrom tonante che assorbe la psichedelia canterburiana e la vomita con veemenza, mal digesta e tutta sbertucciata. Doom ponderoso e martellante, dove le parole, se non filtrate in lontananza, non servono.

L’arma più letale è quella che non si rivela tale fino al momento cruciale. Ed è proprio vero, pensiamo, almeno mentre scorrono le note di “Ammonia”, dove la voce argentina di Rose Kemp, ospite illustre, si specchia in un contrappunto strumentale nero come la pece e nemmeno irretito dal fuoco dello stoner. Un vero e proprio funerale elettrico, con la beffa di avere una bassissima illuminazione. Un lamento perpetuo, metaforizzato dallo stridio finale dei synth, che non trova e non può trovare rapida consolazione.

Ma gli Ufomammut paiono ricordarsi, a questo punto, di essere qui per qualcosa, e di volerlo perseguire fino alla fine. Il caos della follia.

E quindi giù, di nuovo, senza pietà, senza pausa, senza umanità, a macinare accordo su accordo, ad erigere barriere di suono che s’infrangono contro altre barricate ancora e sempre più alte, a caricare d’intensità vibrante il basso, che striscia, e morde. “Destroyer” pianta le unghie sull’epidermide e penetra in profondità, con un sadismo ed un raro senso di feelings-less che soli possono appartenere dagli Electric Wizard di “Dopethrone”. Chitarre che mulinano e pestano, non un raggio di luce che penetra attraverso le maglie di questi quattro minuti, un’armonia che si attorciglia, si sfalda, diventa rumore, mistificazione, estasi, di nuovo canzone, e poi essenziale brutalità, in una chiusura semplice ma di grandissimo effetto.

E non preoccupatevi troppo per quella durata da capogiro racchiusa dalla conclusiva “Void/Elephantom”. Più che musica, uno stato di coscienza. Un viaggio interstellare che vi ricorderete a lungo, dove i King Crimson di “Moonchild” si uniscono spiritualmente con i Floyd di “A Saucerful Of Secrets”, in una dimensione astratta e politicizzata, pregna dell’inquietudine ansiosa dell’hardcore. Elementi più che validi, questi, per dichiarare “Idolum” fra i migliori dischi del 2008.

Certo, salvarvi dall’incubo degli Ufomammut non vi servirà a niente.

Ma chi, oramai, non è disposto a correre il rischio?

V Voti

Voto degli utenti: 6,4/10 in media su 10 voti.

C Commenti

Ci sono 9 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

TheManMachine alle 1:42 del 25 giugno 2008 ha scritto:

Mobbasta, adesso me lo ascolto, mi hai troppissimo incuriosito! Recensione nel tuo stile, completissima e bella da leggere. Sempre alla grande Marco!

Mr. Wave alle 8:43 del 25 giugno 2008 ha scritto:

prendo subito nota dell'album! grazie per il consiglio

Ivor the engine driver (ha votato 8 questo disco) alle 10:38 del 26 giugno 2008 ha scritto:

bravo marco, e bel discone dei Mammut, sicuramente meglio di Lucifer Songs la cui quasi unica nota positiva era la confezione. Questo Idolum ha dei suoni al solito perfetti (tra i miei gruppi preferiti in cuffia), e Ammonia è una variazione sul tema molto suggestiva. Forse l'apice per ora rimane Snailking, un vero portento, ma questo lo segue a ruota.

Lux (ha votato 5 questo disco) alle 1:13 del 29 giugno 2008 ha scritto:

A me è sembrata un pò una minestra riscaldata, tutt'altro che interessante..meglio Snailking.

Alessandro Pascale (ha votato 8 questo disco) alle 16:49 del primo luglio 2008 ha scritto:

fico fico

come ogni album degli Ufomammut. Ed è un altro vanto made in italy! D'altronde ricordo come un giorno sono rimasto con il primo disco degli Ufomammut in loop per tutto il pomeriggio. Probabilmente la meglio psichedelia italiana. Questo disco non si smentisce. Psichedelia doom metal da applausi. Per quanto mi riguarda solo l'ultimo pezzo di 27 minuti è forse un pò troppo pretenzioso e dispersivo. Unica pecca di un grande disco.

eddie (ha votato 4 questo disco) alle 11:12 del 4 luglio 2008 ha scritto:

roba da terza media!

FlashRum alle 10:55 del 6 luglio 2008 ha scritto:

RE:

per Eddie: il tuo quoziente intellettivo è sicuramente da terza media, per far certe osservazioni stupide (con tutto rispetto per coloro che frequentano la terza media)

eddie (ha votato 4 questo disco) alle 10:58 del 7 luglio 2008 ha scritto:

pensa quello che vuoi, tanto non ci arrivi alle finezze!

Ekphrasys alle 23:43 del 10 aprile 2013 ha scritto:

Se questo è il nuovo che avanza, mamma mia....

Musica derivativa, nulla che mille band (tralasciando i soliti noti) come Shivers, Kiss inc. e tutta la scena tardo psichedelica non facessero 40 e passa anni fa...

In confronto gli Jacula sono i Beatles....

Dai su, questa è merda....La musica è altra...