Sunn 0)))
Monoliths & Dimensions
La colonna sonora di un viaggio all’inferno. O forse anche di più… Un iter nelle zone più remote ed oscure della coscienza umana, che chiunque ha timore di esplorare, ma che abbiamo tutti dentro e che tace finchè questo mare di drones e riverberi che salgono e scendono come onde indomabili, riportano a galla, corrodendo l’anima…
Tutto ciò non è uno scherzo, e neanche una metafora per enfatizzare le sonorità che caratterizzano la ricerca sonora che Stephen O’ Malley e Greg Anderson portano avanti da più di dieci anni, volta al limite della sopportazione e della coscienza umana.
Questo è un album che sigilla lo stomaco in una morsa letale, deteriora i timpani e strema i nervi con una valanga di rumore nero che si riversa come lava incandescente sulla pelle.
Le quattro tracce scorrono come un flusso ininterrotto di 50 minuti saturi di elettricità, discostandosi dalle atmosfere asfissianti degli esordi per avvicinarsi verso sonorità arricchite da venature classiche, ambient e sinfoniche, aprendo uno squarcio di luce barocco nel panorama pesto e buio del duo di Seattle.
Traghettatori di questo lungo viaggio sono i soliti Stephen O’ Malley e Greg Anderson, accompagnati dal leader dei maestri Earth Dylan Carlson, Il cavaliere nero Attila Csihar e il trombettista ex militante dell’orchestra di Sun Ra Julian Priester. Le quattro tracce che compongono l’album (Agartha, Big Church, Hunting & Gathering, Alice), costituiscono una valanga ininterrotta di drones e feedback che salgono e scendono bruciando l’anima in una coltre di lava….
Durante questo percorso Agartha è un drone doom magmatico che trascina nei sotterranei dell’anima (Agartha è il nome del famoso regno sotterraneo raccontato in molte mitologie e racconti fantastici), mentre Big Church alterna momenti di rumore nero a frangenti di calma apparente scanditi da rintocchi di campana e dalla voce di Attila che brandisce omelie dall’oltretomba che si alzano in un climax di organo e drones fangosi.
Hunting & Gathering è black metal ossessivo, contorto e dilatato, che si apre a partiture d’organo e fiati mentre voci e cori dipingono un paesaggio oscuro e tetro dove non v’è null’altro che buio, mentre le onde sonore generate dalle chitarre strappano via l’anima gettandola nell’oblio fra i lamenti della dannazione. L’unico appiglio è il filo di feedback che introduce ad Alice, il bagliore di luce in fondo al tunnel, in cui i drones si librano leggeri nell’aria come anime dannate ormai redente in una pace eterna in un crescendo maestoso ed imponente…
Traccia chiave di tutto l’album, la conclusiva Alice, è la catarsi di tutto il percorso musicale/spirituale del duo di Seattle, è la via d’uscita dalle tenebre, è la purificazione e la pace eterna dopo undici anni di scavi nelle fosse del male, celebrato dal suono mite e calmo della tromba di Julian Priester che rievocano la luce di corni paradisiaci spalancando i cancelli dello spirito.….
I sacerdoti del suono hanno sigillato il loro capolavoro in queste quattro tracce. Lasciatevi guidare dalle onde dei drones in questo viaggio all’interno dell’essenza umana…..
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