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R Recensione

8/10

Crash of Rhinos

Distal

Distal è, senza mezzi termini, un disco della madonna. Trattenere l’entusiasmo, in certi ambiti, è controproducente. L’oggettività critica può bellamente andare a farsi benedire, insieme ai vocaboli citazionismo, anacronismo, revival. È grazie a dischi come questo che uno alla fine diventa pazzo. Pazzo agli occhi di chi non conosce la stordente sensazione tattile e olfattiva dello scartare lentamente un vinile appena comprato, agli occhi di chi “ma chi te lo fa fare di stare ammucchiato quattro ore per sentir suonare cinque sfigati che nemmeno passano in radio, andiamo là che è pieno di figa”, di chi ha scaricato sedicimila mp3 in mezzora, ché nella sua clio con l’alettone c’ha la chiavetta usb e il subwoofer da sturbo… pazzo agli occhi di tua madre, che se a trent’anni pratichi ancora l’air guitar coi denti serrati e tanta devozione non sei mica venuto su tanto bene, e si colpevolizza.

Distal è un disco della madonna.

Cinque inglesi di Derby che incidono per un’etichetta italianissima (la mai troppo lodata Triste) e suonano (divinamente) un emocore grezzo e selvaggio precipitato in Albione direttamente dalla provincia americana degli anni ’90.  Una padronanza tecnica miracolosa, due bassi che non vogliono saperne di stare al loro ingrato posto sullo sfondo, una batteria che mitraglia e accudisce e mitraglia senza soluzione di continuità, e le voci, di tutti e cinque, ora urlate, ora ammansite: corali, sovrapposte, dissonanti, catartiche. Sette pezzi che sembrano cento, tanti sono gli spunti, gli intervalli, le mutazioni all’interno di ogni singola canzone. Quaranta minuti di incontaminato furioso piacere, di amicizie appena nate e già ubriache negli abbracci sudati sotto il palco, quaranta minuti a squarciagola nella solitudine del tuo monolocale in cui solo non sei più, quaranta minuti più uno, che ti occorre per voltare il vinile, un minuto in più di attesa conturbante che assapori nello sfrigolare della puntina, come fosse l’ultima volta.

Tu, pazzo e drogato che non sei altro, dei controtempi singhiozzanti di Big Sea non puoi più farne a meno, Stiltwalker è talmente veloce che t’imbarazza, se ne accorge e si rarefa educata, consigliandoti “please do your worst”. È il motivo per cui Wide Awake giunge consolatoria e Lifewood parte arpeggiata per deflagrarti nel cervello. A questo punto capisci che scappare non si può, e ondeggi volentieri sulla strepitosa Gold On Red, sul suo finale pestone e sconclusionato che ami e non ti spieghi perché. E nemmeno ne avresti il tempo, perché Closure già ti prende a pugni, a cullarti ci penserà dopo, bella come il sole in faccia. Mentre dormi, Asleep nemmeno la riconosci, te la ricordavi diversa, perché diversa era, e per sempre sarà.

Chissenefrega delle etichette, i Crash of Rhinos e il loro Distal (il mio Distal) non avrei saputo approcciarli in altro modo. È stampato da Triste in doppio vinile, ma il download è gratuito (oppure a offerta libera) sul bandcamp del gruppo. Non siate così pazzi da procurarvelo, nessuno ve lo perdonerà.

“Our favourite part is not how this ends, it’s just how it starts, and just that it starts.”

V Voti

Voto degli utenti: 6,9/10 in media su 7 voti.
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Cas 7/10

C Commenti

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Cas (ha votato 7 questo disco) alle 10:58 del primo giugno 2011 ha scritto:

ascoltato per la prima volta tutto d'un fiato (ora, per intenderci, ho il fiatone)... ottima proposta!

stefabeca666 (ha votato 7 questo disco) alle 15:48 del primo giugno 2011 ha scritto:

Da paura.

paolo gazzola (ha votato 7 questo disco) alle 12:39 del 6 giugno 2011 ha scritto:

Sarebbe bastata la recensione ad incuriosirmi, ma il primo pezzo qui sopra (molto Faraquet!) rende l'approfondimento obbligatorio. Temo che non mi piacerà del tutto la voce, ma vedremo a fine ascolto...

bargeld, autore, alle 19:17 del 6 giugno 2011 ha scritto:

RE: "la voce"

beh Paolo, diciamo che si tengono certamente lontani dal bel canto...

paolo gazzola (ha votato 7 questo disco) alle 22:51 del 6 giugno 2011 ha scritto:

Davvero? ) No, intendevo dire che - dal tubo - mi era sembrata più emo che core, troppa melodia (!), insomma. Se si urla si urla, eccheccazzo. Comunque sto sparando su vaghe impressioni, devo ascoltarlo.

bargeld, autore, alle 17:31 del 7 giugno 2011 ha scritto:

Vaghe impressioni molto vicine alla realtà, si! Diciamo che, per farla molto semplice (come in effetti è), non sono incazzati tanto quanto ubriachi...

La parte strumentale, invece, per quanto sguaiata e melodica, fa pensare esattamente il contrario. Ecco, questo labile equilibrio mi fa uscire di testa.

cardofab (ha votato 7 questo disco) alle 14:35 del 2 agosto 2011 ha scritto:

Disco di genere ma assolutamente sopra la media anche per me che non vado pazzo per l'emocore. Wide awake e Gold on red mi fanno impazzire!

Marco_Biasio (ha votato 7 questo disco) alle 13:15 del primo settembre 2011 ha scritto:

Sono solo ai primi ascolti, quindi per il voto ripasserò fra qualche tempo. Mi pare però un gran bel disco, sicuramente molto sentito. Non ho mai apprezzato più di tanto l'emo dei '90 ed il fatto che non provi particolare fastidio nel sentire queste canzoni è un segnale molto positivo. Belle soprattutto le trame di chitarra ed alcune soluzioni ritmiche "storte". Recensione della madonna Daniele

Marco_Biasio (ha votato 7 questo disco) alle 16:37 del 5 settembre 2011 ha scritto:

Alla fine 7 è il voto giusto. Non mi piacciono particolarmente in versione "lenta", come in "Wide Awake" (anche se il ripetuto arpeggio finale di "Asleep" crea attorno a sè un effetto di strisciante malinconia sicuramente azzeccato al contesto): li preferisco più energici e, come già detto, "storti", motivo per cui premio almeno le cavalcate ritmiche di "Stiltwalker", il riff di "Closure" e tutta "Gold On Red". Daniele... questi, i Gazebo Penguins, tutto quest'entusiasmo... ma che eri un emo kid?

bargeld, autore, alle 10:24 del 8 settembre 2011 ha scritto:

RE: ma che eri un emo kid?

Sai che invece tutt'altro? Però frequentavo amici storditi per il genere... Adesso alcuni si sono sposati, altri perduti, altri son tornati a suonare ghghgh! Beh ma tu da non amante del genere poi mi adori Legna?